Il bivacco dei manipoli in USA

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La Borsa o la vita in USA
Pare che durante il tentativo di golpe a Capitol Hill le borse americane non abbiano dato segnali. Anzi, le contrattazioni e gli affari sono proseguiti come se niente fosse, indicando persino un rialzo. Potrebbe apparire stupefacente, se non sapessimo (e questa è una conferma) che il business si fa anche sulla pelle della democrazia, anzi. È incredibile come la Borsa stessa risenta e abbia risentito anche del più breve sussulto legato alla pandemia (visto che la fiducia e al contrario l’incertezza sono componenti economiche essenziali) e invece sia rimasta indifferente, se non galvanizzata, dalle notizie che provenivano da Washington. Evidentemente un golpe è stato interpretato senza specifici timori, o peggio è stato ritenuto addirittura una possibile spinta agli affari. Oppure, nel peggiore dei casi, è stato trattato con ostentata indifferenza. La finanza non è esattamente una medicina democratica, in particolare per quella percentuale di americani dedita ad estrarre valore dal lavoro altrui come se niente fosse, come se la democrazia fosse un intralcio all’economia e un golpe una benedizione. Ma questo, purtroppo, lo sapevamo già.
PS, ovviamente la “corporate” America, il consesso dei CEO, si è stracciata le vesti. Wall Street però non si è scosso granché.
Il bivacco dei manipoli in USA
«Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto» (Mussolini).
Il fatto è questo: le sedi delle istituzioni democratiche americane sono fuori controllo, invase senza resistenza alcuna da alcune migliaia di sovversivi di destra. Per davvero sono divenute un bivacco di manipoli. Mai come stavolta la democrazia americana appare debole, indifesa, colpita al cuore. Se ne parlava da molti mesi di questa eventualità, la manifestazione di oggi era preannunciata da tempo. E allora, come è stato possibile che il Senato e il Congresso siano stati invasi, senza una difesa, senza una reazione? Per di più sotto la suggestione delle parole di Trump, ossia del Presidente ancora in carica. La democrazia americana, peraltro, riguarda il Paese più potente del mondo, quello che si erge a guardiano, a Paese guida. Un segno così forte di debolezza si rifrange sugli equilibri globali, di fatto li mette in crisi e li squilibra.
Nei Paesi europei per molto meno si scende in piazza e si presidiano gli spazi della democrazia rappresentativa. In America questo non sta avvenendo. Si tweetta. Si fa politica con i post. Si sottovaluta la circostanza. Si resta circoscritti ai conflitti di “identità”, senza una visione ampia, generale. Questo dà l’idea di quanto sia critica la situazione democratica negli USA, di quanto sia necessario che gli americani vi pongano mano, e facciano fare al loro Paese un salto in avanti, compiendo una nuova rivoluzione democratica pena una seconda guerra civile, come oggi abbiamo visto profilarsi. Dico la verità: non so nemmeno se gli americani siano davvero consapevoli della gravità di ciò che sta accadendo. Se non la interpretino soltanto come un fatto di costume. Come un’occasione di polemica spicciola. Da social. E la cosa mi rattrista particolarmente. Oltre che preoccuparmi assai.
Bivacco dei manipoli in USA/2
Ma poi, al di là del fenomeno chiaramente golpista dei trumpisti, mi chiedo: ma chi difende il parlamento USA? E come si difende la democrazia americana, coi vigili urbani, con le multe? La domanda viene spontanea: quanta parte dell’apparato militare americano è davvero leale alla democrazia USA e quanta invece ai golpisti, e quanti ancora sono rimasti alla finestra? In realtà, in una democrazia normale, la guardia nazionale avrebbe cinto da ieri il Senato, avrebbe fatto muro ai golpisti anticipatamente. Se possibile, voglio dire, questa mancata difesa, questi tempi lunghi dell’intervento, è più inquietante del bivacco di manipolo mussoliniano all’interno del Senato Usa.
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