Il bancomat umano

per mafalda conti
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Il bancomat umano
Brunetta ha spiegato che i dipendenti della PA è ora che tornino in ufficio, sennò i paninari e pizzettari del centro non sanno a chi vendere panini e pizzette. A parte il fatto che i dipendenti pubblici sono già in ufficio, visto che il ricorso allo smart working è limitato al 15% massimo, ma è la motivazione che è aberrante. Si tratta di versare una quota del proprio stipendio ai pizzettari, tutto qui. Senza una parola sul fatto che i centri storici sono stati svuotati di residenze, ridotti a fondali del G20, parificati a parchi tematici o luoghi di rappresentanze dei potenti, e trasformati in luoghi di passaggio per turisti e pendolari, dunque popolati soprattutto da negozietti e baretti. Tutto questo non conta, è normale. Quel che conta è che quei fannulloni versino almeno un tot all’economia dei bar, e facciano PIL.
L’idea che i dipendenti siano un bancomat è originaria, primigenia. Pensate alle tasse. Li paghiamo solo perché versino soldi al fisco, di modo che anche chi non li versa abbia servizi pubblici, di cui comunque si lamenta. Una partita di giro, un bancomat appunto. Questo sono i lavoratori che intanto sono accusati di non fare nulla: almeno facciano girare l’economia del sottobosco! E che la PA sia invece un motore necessario dello sviluppo e non vada ridotta a magazzino di bancomat, beh, di questo non importa niente a nessuno. Tanto meno al ministro che se ne occupa. Lui ha ben altro a cui pensare. Lui è un duro. Forte coi deboli e debole coi forti. Un classico.
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