Fonte: di buzzo buono
di Ombretta Buzzi – 12 gennaio 2018
Riassuntino: usciti dal PD in modo veloce e rocambolesco. In molti si chiedono ancora perché non fu fatto per il job act o per la “buona scuola” e in mille altre occasioni che avrebbero richiesto una discontinuità. La questione della data del congresso molta gente non l’ha proprio compresa. E’ storia.
Per fare? Mesi persi dietro a Pisapia, invece di organizzare Articolo Uno – MDP (ne ho scritto abbastanza e non ci tornerò sopra); poi imbarcate la seconda e la terza carica dello Stato in una lista unitaria di Sinistra dove però questa parola non può essere messa nel nome, però il cognome di un politico (?) sì. La signora in questione, invece, non sapeva dove ricandidarsi e dopo aver fatto fuoco e fiamme alle riunioni di Campo Progressista si è buttata in LeU. Evviva sempre le Istituzioni! In questo caso chi se ne riempiva la bocca non ha avuto per esse alcun riguardo.
Il simbolo della lista unitaria, non un partito ma nemmeno un cartello elettorale mi spiegano, presentato durante una trasmissione televisiva non ricorda tanto Berlusconi da Vespa che firma il famoso contratto con gli italiani?
Tutto questo deciso da organismi direttivi auto nominati con gente cooptata dall’alto. E il processo democratico tanto promesso? Nulla.
La responsabile della campagna elettorale un’ambientalista sconosciuta ai più. Candidati i soliti noti.
Una sparata demagogica con polemica infinita: abolire le tasse universitarie forse per far parlare di LeU in barba al motto “chi ha di più paghi di più”. Poi, chiariscono altri, si tratta di progressività fiscale ma lì per lì non era stato specificato. Difetti di comunicazione o divergenze interne?
Avanti. Assemblee regionali dove si votano i candidati: roba da morir dal ridere visto come sono stati scelti i delegati. Inoltre ce li vedete quelli dell’Emilia Romagna a dire no alla ricandidatura di Bersani o a quella di Errani?
A parte ciò, si è imbarcato tutto. E tutti.
Ora si vuol fare l’accordo in Regione Lazio per sostenere Zingaretti. Quindi in campagna elettorale bisognerà proclamare a gran voce di non votare PD alle politiche perché sono “brutti, sporchi e cattivi” salvo poi invitare a votare un candidato Democratico alle regionali perché “uomo di sinistra”… Mi gira la testa e non solo.
Dai primi di dicembre nei sondaggi LeU perde quasi il 2%.
E comunque la percentuale guadagnata è pari a quella persa dal PD. Mi sembra che dal bosco non abbiano tratto in salvo nessuno. Come al solito l’astensionismo farà da padrone.
Chi non si reca alle urne ha sempre torto: anche votare scheda nulla è esprimere un disagio, ma come dare torto alla gente se in questa confusione non capisce più nulla.
Pur di fare campagna elettorale si mette in dubbio la scienza e i vaccini; si specula sul fatto che un ministro non ha la laurea quando è chiaro che l’indirizzo politico è una cosa e la parte tecnica un’altra.
Si discute di università ma non di ricerca pubblica, legata ai processi innovativi ed all’occupazione.
Si rincorrono i populisti parlando alla pancia degli elettori e mancando loro di rispetto.
Ma perché?
Perché l’importante è mantenere un potere ed uno status quo che va bene a molti, per gli altri c’è la museruola.
Nel PD la base non contava più nulla. Ora va meglio?
Chi ha lasciato quel partito a Febbraio o ha ripreso a fare politica avrebbe desiderato, non dico una “cosa rossa”, ma almeno un po’ di coraggio nell’affermare proposte di Sinistra. Avrebbe voluto coraggio nel ricambio della classe dirigente e nell’intraprendere un progetto che includesse simpatizzanti ed iscritti.
Tutto questo è mancato. La campagna elettorale si mostra becera e banale.
Indietro popolo che non conti nulla. Ancora una volta. Ancora un’occasione persa.
Tra qualche mese forse potrò scrivere, una volta in più, “ve l’avevo detto”. Ma io, si sa, non conto nulla come nulla contarono le centinaia di sostenitori di Articolo Uno quando ad agosto scorso sottoscrissero il mio appello ai dirigenti. Quel malcontento è rimasto là… Silenzioso e rassegnato ma vivo e radicato in molti.
Però forse mi sbaglio: sono davvero una brutta persona.