Autore originale del testo: Ida Dominijanni
Impressionante il mansplaining che si è scatenato sulla vittoria di Schlein. Indice eloquente del panico maschile di fronte all’inevitabile cambio di panorama mediatico oltreché politico che ci sarà con due donne al centro della scena. E questo sì che è un fatto epocale. Quanto al Pd, curioso vedere come gli stessi che hanno sempre glorificato il dispositivo delle primarie e della contendibilità di quel partito oggi si straccino le vesti. La verità è che il famoso e perduto “popolo di sinistra” per fortuna non ragiona come i notisti politici. Non sta lì a contare il gioco dei capibastone, delle correnti, dei veti e degli accordi sottobanco: stavolta non ne poteva più di perdere appresso a tutto questo e ha cambiato direzione, verso la candidata con l’aura più di sinistra fra i due in campo. Mi pare un segnale semplice ed evidente. Dopodiché si può ragionare su che cosa sia “sinistra” di questi tempi. A me pare che il fenomeno Schlein, più che con gli arzigogoli su populismo, renzismo e altre amenità di casa nostra, richiami quello che è accaduto nel partito democratico americano con la radicalizzazione di un’ala giovane e insofferente delle vecchie pastoie dell’establishment neoliberale. Il che è perfino un’evoluzione coerente – o forse una sorta di eterogenesi dei fini – del dna originario del Pd. Quindi certo che no, non sta risorgendo il Pci, né un solido partito socialdemocratico. Si sta smuovendo un pantano però, smottando verso sinistra, e questa è un’ottima notizia. Che magari contribuirà a fare smuovere anche il pantano a sinistra del Pd, chissà. Il vero punto critico rimane quello della guerra. Perché il Pd è stato l’architrave del neoatlantismo di marca Biden-Draghi, e Schlein fin qui non ha avuto la forza per distanziarsene, e non è dato sapere neanche se ne avrà la volontà. Bisogna premere da fuori perché questo accada, e il più rapidamente possibile.
