di Ombretta Buzzi, 12 marzo 2018
Si sentiva nell’aria che non sarebbe andata bene per il centro-sinistra.
Al netto del Partito Democratico, la gente non ha compreso il progetto di LeU o non gli ha dato fiducia, preferendo il M5S.
La campagna elettorale tutta tesa a buttarsi addosso fango a vicenda non ha aiutato, né lo ha fatto un racconto del programma che voleva scopiazzare il giovanilismo grillino ed una demagogia spicciola che altri sono meglio allenati a fare.
Inutile tornare indietro ed analizzare ancora una volta come si è arrivati a LeU, inutile anche polemizzare sui mesi persi, mesi in cui Articolo1-MDP poteva radicarsi davvero nei territori, inutile persino recriminare su come sia stata calata dall’alto la dirigenza e la leadership del nuovo soggetto politico.
Da un certo momento in poi il movimento che tanto interesse aveva suscitato nei delusi dal PD ed in chi non tornava più alle urne, si è trasformato in un blocco dove i soliti noti si immergevano in “bagni di folla” durante cene ed incontri elettorali… Peccato che fossero tutte iniziative cui partecipavano sempre gli stessi fedelissimi militanti! E altrove? Altrove le persone non sapevano neppure distinguere le varie formazioni oppure mal digerivano l’accordo con Zingaretti in Regione Lazio oppure erano ostili a presenze come Grasso e Boldrini. Fatto presente questo e ben altro, gente come me è stata tacciata di disfattismo o peggio e messa, nei fatti, all’angolo.
Intanto si continuavano a sparare slogan, a non parlare di coperture finanziare, a lanciare proposte demagogiche come quella delle tasse universitarie senza entrare nel merito. E poi ogni referente nazionale tentava di addrizzare il tiro senza una linea comune. La parola Sinistra al bando. I candidati in affanno. L’elettorato ed i militanti in fuga.
Avevo pronosticato che oltre il 4% non si sarebbe andati. Infatti…
Che fare ora? Stare all’opposizione per recuperare credibilità. Non lasciarsi abbindolare dal M5S: nel 2013 si rese complice del massacro della “ditta”. Memoria corta? Inoltre con loro né il Partito Democratico né LeU hanno molto da spartire ed a mio parere sarebbe bene lasciar governare chi gli italiani hanno scelto per farlo. Se la vedessero Di Maio e Salvini, se ce la fanno. In questa tremenda confusione stare a guardare e non sporcarsi le mani è l’unico modo per riconquistare, negli anni, terreno. Sempre che nel centro-sinistra vi sia la voglia di confrontarsi seriamente sul perché tanti abbiano scelto di votare altrove e si rifletta onestamente su 20 anni di scelte assurde. In controtendenza sono d’accordo (per una volta) con Renzi che si è dimesso “in differita” non lasciando il suo partito nelle mani di chi venderebbe l’anima pur di appoggiare un governo, nelle mani di chi ha paura che si torni a votare e così, magari, perdere la poltrona.
Ed anche i ripescati di LeU facciano una profonda analisi su quel che é accaduto da gennaio 2017 ad oggi.
C’era tempo per fare di MDP un movimento convincente. C’era tempo per avviare un percorso organizzativo interno democratico. C’era persino la possibilità salvifica di non arruolare come candidati personaggi in cerca d’autore che poco hanno a che fare con una sinistra vera.
E allora si pensi a questo. E si faccia opposizione, vera e seria. Si ricominci da proposte concrete e dal radicamento non ipocrita o falso sui territori. Perché prima di essere Sinistra di Governo, bisogna crescere ed evolvere. Maturare. Io? Osservo. Dopo aver dato moltissimo ora non firmo cambiali in bianco. Voglio essere convinta. E chiunque appoggerà la casta 5stelle non avrà mai il mio voto. Si vince e si perde. Chi perde lasci ad altri oneri ed onori e si occupi di vigilare e ricostruire. Questione di stile e di onestà intellettuale.
Comunque, come scrivo e dico spesso, magari sbaglio io. Purtroppo ad oggi, mi si perdoni l’autoreferenzialità, non è mai successo. Purtroppo.