I SEGNI DEI TEMPI

per Filoteo Nicolini

I SEGNI DEI TEMPI

Non ci sono più dubbi sui Segni dei Tempi, ovvero la vicinanza delle oligarchie tecnologiche al potere politico, esibendosi a viso aperto in manifestazioni di potenza. Si discute di oligopolio e monopolio, ma con la generale accettazione dei loro prodotti a costo relativamente basso e dall’apparente innocenza, nonché la schedatura di gusti e preferenze che ha assunto dimensioni gigantesche. Telefoni cellulari e connessioni ubique danno a miliardi di consumatori relazioni e divertimento, con il corollario di essere i principali veicoli della pubblicità e della diffusione di informazioni, e naturalmente aperti e permeabili all’intelligenza artificiale. Le preoccupazioni di tanti vertono sulla tenuta della democrazia e il controllo sull’ accesso ai dati.

Vorrei invece riportare l’attenzione su un aspetto spesso trascurato: la disinvoltura con la quale ci identifichiamo con i prodotti e i servizi tecnologici, che sono diventati il nostro pane quotidiano. Partendo dal pensiero, abbiamo costruito meccanismi, disegnato circuiti, programmato macchine, fabbricato farmaci. Abbiamo fatto fluire lo spirito nella materia. Abbiamo ricavato pane dalle pietre. E’ di pari passo cresciuta in noi l’illusione pertinace di essere circondati dalla materia nelle sue molteplici vesti, immersi in essa e fedeli devoti. L’artificiale e’ il perfetto incantesimo contemporaneo. L’anima, lo spirito, l’ideale sono parallelamente diventati sospettosi, inutili. Ci si chiede: che c’è di utile in essi? Quello che non si può mettere sotto i denti e’ considerato un lusso che non ci possiamo permettere. E’ il depistaggio in piena regola dello spirito.

Nella frase :”Se hai forze divine, trasforma il minerale in pane, le pietre in pane” che l’Avversario rivolge al Cristo, ricordiamo anche la risposta del Salvatore:” Non di solo pane vive l’uomo, ma di ciò che emana dai mondi spirituali”. Il Tentatore lo ammette, e’ vero, ma sa molto bene che qui sulla Terra è impossibile alimentarsi solo di spirito. Quaggiù, mormora tra sé e sé con la vista posta sul futuro, sarà sempre più necessario trasformare il minerale e il metallo per convertirlo e soddisfare esigenze materiali. E ciò si sta avverando sotto i nostri occhi disinvolti. Questa entità mefistofelica l’abbiamo tra i piedi, anzi fra le mani, in ufficio, sul tavolo, in tasca. La sua presenza può passare non percepita, ma è quella progressiva alterazione della nostra coscienza che considera normale l’essere invasi da oggetti affini alla sua natura. La collaborazione tra gli spiriti di opposizione la vediamo inoltre riconoscendo il computer come il corpo funzionale di Arimane e l’elettricità di Lucifero come la sostanza. Le tecnologie non vanno ripudiate a priori, ma osservate con obiettività per comprendere che il ricavare pane dalle pietre si sta avverando sotto i nostri occhi. Siamo testimoni di quanto accade per operare d’accordo con la rispettiva posizione sociale e in possesso delle nostre facoltà. E’ una meditazione da condurre in tranquillità, staccandosi da ansie, timori, dalle incertezze. Riconosciamo i segni dei tempi nell’agitazione luciferica e nell’astrattezza dei concetti, nell’ assedio mortale che l’artificiale ha montato intorno alle nostre vite. 

Come uscirne? Cambiando abitudini e scegliendo altre prospettive per vedere nella giusta luce questi progetti che vogliono ridurci al silenzio. Separati dalla Divinità, isolati nella periferia della nostra esistenza, aneliamo l’unione smarrita. Con la poesia, o nell’ amore profondo, o nell’ esperienza religiosa. Senza ripudiare le tecnologie, ma osservandole prive di veli, e intravedere a che punto della notte siamo arrivati. A nessuno si può negare il diritto di porsi interrogativi sull’ invasione dell’ artificiale, questa sana tensione che ci può condurre alla realtà, al di fuori degli incantesimi che le tecnologie hanno tessuto.

 

FILOTEO NICOLINI 

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Immagine: La città che sale, U. Boccioni

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