I numeri, i flussi e i pugni sul tavolo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 18 giugno 2018

Abbiamo chiuso i porti e proibito di fatto alle Ong di intervenire. È stata una scelta propagandistica, di effetto mediale. Ma non è servita a niente, almeno nel senso che non ha impedito a 2.124 persone emigranti di sbarcare in Italia nel corso dell’ultima settimana. Messe in un angolo le Ong, è quindi toccato alla Guardia Costiera italiana e alle nave mercantili che transitano in quel lembo di Mediterraneo l’immane lavoro di spola e di raccolta. Salvare vite in mare è un dovere, ma chiudendo i porti e impedendolo alle Ong,il compito è comunque toccato alle restanti risorse navali. Perché non è che i flussi e le migrazioni terminino per decreto. Così come non si cessa di morire solo perché si battano i pugni sul tavolo in Europa. L’agenzia dell’Onu per le migrazioni ha riferito che, a fronte di una diminuzione degli sbarchi, in questi otto mesi c’è stato un aumento dei morti del 37%. Due dati complementari.

Una cosa dovrebbe essere ormai chiara a tutti. Non siamo di fronte a una tratta di esseri umani, almeno nel senso che nessuna nave negriera va in Africa a prelevare forzosamente donne e uomini recalcitranti. Gli scafisti lavorano sul desiderio vivo di moltissimi di andarsene dalle loro terre, per sfuggire a guerre, fame, condizioni di vita difficili, e magari per il sogno di progettare una diversa esistenza. Gli squilibri economici, l’accaparramento delle ricchezze da parte di potenze coloniali o neocoloniali, la povertà estrema, lo sfruttamento delle risorse da parte di imprese estere e di classi dirigenti nazionali, non sono caratteri che si cancellano con un colpo di spugna a uso elettorale. Lo dimostrano i numeri, per primi. Se pensano di governare la disperazione umana e le contraddizioni storiche battendo i pugni sul tavolo, vuol dire che non hanno capito niente. E che i conti si devono fare con le contraddizioni reali, non con l’efficacia o meno del marketing politico oppure sfoggiando un malinteso realismo, capaci entrambi di esprimere e coagulare, alla fin fine, solo rancore e disumanità tanto al chilo.

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