I nemici della Repubblica
Il Giugno del ’46 con le prime elezioni libere a suffragio universale nella storia d’Italia gli italiani furono chiamati a scegliere circa la forma di stato (Repubblica o monarchia) e la forma del sistema politico. Il risultato della scelta fu la repubblica, con l’aggiunta dei partiti di massa. Repubblica dei partiti. Partiti forti, ideologici e organizzati, radicati nella società e nel territorio. La Repubblica ottenne il consenso del 54,3 % malgrado il blocco delle forze politiche pro-repubblica (Psiup, Pci, Pri e Pd’A) si fosse fermato dieci punti sotto, al 45 %. La Dc scelse un approccio neutralista e solo un quarto dei suoi elettori confluirono sulla Repubblica. Localizzati soprattutto al Nord, eredità ancora viva della lotta al nazi-fascismo dopo l’otto settembre. La Repubblica fu un portato del ‘vento del nord’ e della lotta partigiana e mise in risalto il profondo dualismo (sociale e politico) fra Nord e Sud. La Repubblica fu plebiscitata dalle regioni ‘rosse’ del centro-nord, dal nord-ovest, ma anche dal nord-est. In sole quattro province (Padova, Bergamo, Asti e Cuneo) la Monarchia ebbe il sopravvento, ma non nei capoluoghi. Sebbene in generale il voto per la Repubblica fu un voto del territorio e delle campagne piuttosto che delle città. Anche al sud la repubblica ebbe i migliori consensi nelle campagne e nel bracciantato del latifondo. Nelle città del sud la monarchia fu plebiscitata con il sostegno dei liberali, dei monarchici e dell’Uomo qualunque di Giannini (camuffamento intrauterino del nascente Msi). Con il supporto cattolico nelle campagne sanfediste.
Il sistema dei partiti si afferma come nomenclatura della terra e dei rapporti agrari. Proprio grazie alla sua ‘neutralità’ la Dc emerge come Pivot partitico nazionale e si vede consegnate le chiavi della governabilità, laddove la sinistra sconta un carattere marcatamente regionalizzato, che solo dal ’53 sarà superato. L’Italia del ’46, volendo sintetizzare, diede espressione a una corrente dominante di centro-sinistra a traino settentrionale, dove la Dc svolse il compito di integrare nella democrazia le masse arretrate residuate dalla passività d’epoca fascista. Ed è questo l’imprinting che caratterizzò i lavori della costituente.
Oggi resta la Repubblica, ma senza più la traccia forte di quell’attributo costituito dai partiti di massa. Il dualismo politico Nord-Sud persiste ma si è rovesciato nel suo opposto. Essendo che la cultura della destra si è radicata al nord mentre vaste zone del sud hanno sperimentato egemonie di centro-sinistra. Lo sgretolamento della funzione integratrice (progressista e/o moderata) esercitata dai partiti di massa ha aperto la strada alle forze anarco-populiste. Come che il partito dell’uomo qualunque fosse diventato egemone in un vasto campo politico. In effetti Lega e Fratelli d’Italia sono gli eredi diretti del blocco monarco.fascista, vetero liberale e qualunquista che si oppose alla Repubblica. Un blocco di ceti possidenti e di masse plebee permeate dalla passività unita al rancore sociale. Con il padroncino del nord al posto del diseredato del sud del dopoguerra. Il padronato industriale protervo formto ‘lumbard’ al posto della possidenza agraria del Sud. Questa trovata della destra che il 2 Giugno sceglie di ergersi a contro-istituzione e contro-potere, infrangendo il rito unitario della festa della Repubblica non è casuale. Da sviluppo a una frattura storica e mira a stuprare il fondamento democratico-consensuale della repubblica. Mira alla secessione. Un sacrilegio ordito a tavolino e foriero di sviluppi pericolosissimi. E questo è mio parere il senso del monito di Mattarella.
Stiamo all’erta. Intanto Viva la Repubblica. Viva la Costituzione.