I negazionisti
Strana genìa i negazionisti. Sono quelli per i quali la storia, la cronaca, la vita di tutti i giorni dicono soltanto falsità, anche quando i fatti sono palesi. Sono quelli che la terra è piatta, che i nazisti erano anche brave persone, che il Covid è un’invenzione – quelli per cui la realtà è un optional come la radio DAB oppure lo start and stop. Sono quelli che pensi: ma stanno scherzando? E poi: ma ci fanno o ci sono?
Sarebbero anche divertenti se non negassero la sofferenza e la morte delle persone. Sarebbero anche da studiare se non dicessero palesi panzane. Hanno di solito una faccia tosta come il marmo. E poi escono dalla tana solo quando la bufera è passata. Avrei voluto vederli negare dinanzi al corteo delle bare oppure alla notizia di un familiare morto. Ma credo che lo farebbero, credo che lo abbiano persino fatto.
I negazionisti, in fondo, sarebbero anche poetici e romantici nella loro follia, se non fosse che molti di essi negano per interesse: per accalappiare i gonzi, per raccattare due voti, per sembrare più intelligenti, perché fa figo, per totale scemità, per furbizia salviniana oppure per bocellaggine allo stato puro. L’arte è quella di aprire bocca e tirare fiato, l’esito è quello di far cadere le braccia anche a un lombrico. Ma tranquilli: c’è sempre qualcuno che deve distinguersi a costo di apparire troppo simile agli altri. Apparendo infine solo sciocco come se stesso.