I memoricidi della memoria selettiva

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lorenzo Galbiati
Fonte: Minima Cardiniana

Pubblichiamo questo articolo con grande piacere perché siamo perfettamente d’accordo. Ribadiamo il principio che l’accettazione preconcetta, o acritica, o ipocrita, di tutte le scelte dello Stato Ebraico e dei suoi governi non ci trova d’accordo. Lo stato d’Israele è una realtà effettiva della vita internazionale, costituisce un esempio obiettivamente altissimo di volontà morale e di abnegazione, è un modello statuale storicamente parlando molto interessante e un laboratorio d’idee, d’innovazioni e di cultura. Ma la politica che sta facendo da anni nei confronti dei palestinesi è ingiusta, sbagliata e – ne siamo convinti – a lungo andare deleteria per esso stesso. Ciò riguarda il governo israeliano e una parte della sua classe politica e della sua opinione pubblica. Non riguarda il sionismo, né come ideologia né come movimento. Non riguarda gli ebrei di oggi, in particolare gli ebrei della diaspora, ai quali ci si limita a chiedere un atteggiamento critico e prudente che – salvaguardando la solidarietà con Israele – contribuisca alla soluzione di un fatto che costituisce oggi un vulnus contro la giustizia e l’umanità. Bisogna tener presente che l’antisemitismo di oggi sarà una piaga repellente, ma non costituisce un pericolo politico reale. Quali centri politici e sociali di rilievo lo sostengono esplicitamente (se qualcuno lo fa implicitamente e segretamente, ebbene: fuori nomi e indirizzi)? Quali centri cinematografici o televisivi propongono temi sistematicamente e intenzionalmente antisemiti? Quali Università pubbliche o private promuovono politica culturale antisemita? Quali istituti o enti di ricerca scientifica l’appoggiano? Quali periodici scientifici o divulgativi seguono un programma antisemita? Di quali quotidiani, cartacei oppure on-line, dispongono gli antisemiti? Quali partiti in Europa e fuori sono antisemiti? Qual è il loro nome, la loro dislocazione, la loro entità, il loro peso politico? Quali personalità dell’arte e della cultura in tutto il mondo si dichiarano antisemiti, o producono opere, che siano antisemite obiettivamente, non che possano essere dichiarate o sospettate tali sulla base di argomentazioni più o meno sospette o aprioristiche o di ipotesi complottistiche? Gli “antiantisemiti” seri e coscienti rispondano dettagliatamente e puntualmente a queste domande. Se non lo faranno, sarà lecito sospettare della loro buonafede o della loro preparazione. E sia chiaro che oggi uno dei principali puntelli e dei principali alibi delle paraideologie antisemite e di chi le sostiene è la situazione palestinese: è essa che conferisce all’antisemitismo, magari camuffato da antisionismo – ma non sono la stessa cosa – una specie di surrettizia rispettabilità, risolta essa, pressoché i residui dell’antisemitismo si dissolverebbero come neve al sole o quasi. (da Minima Cardiniana)

LORENZO GALBIATI
I memoricidi della memoria selettiva

Era il 18 gennaio del 1989 quando Il Manifesto pubblicava “La dissipazione di Israele – Lettera aperta per gli ebrei italiani” di Franco Fortini, che conteneva le seguenti riflessioni:
“1) Ogni giorno siamo informati della repressione israeliana contro la popolazione palestinese. E ogni giorno più distratti dal suo significato, come vuole chi la guida. Cresce ogni giorno un assedio che insieme alle vite, alla cultura, le abitazioni, le piantagioni e la memoria di quel popolo – nel medesimo tempo – distrugge o deforma l’onore di Israele.
2) Gli Ebrei della Diaspora sanno e sentono che un nuovo e bestiale antisemitismo è cresciuto e va rafforzandosi di giorno in giorno […]. Per i nuovi antisemiti gli ebrei della Diaspora non sono che agenti dello Stato di Israele. E questo è anche l’esito di un ventennio di politica israeliana.
L’uso che questa ha fatto della Diaspora ha rovesciato, almeno in Italia, il rapporto fra sostenitori e avversari di tale politica, in confronto al 1967.
3) Onoriamo dunque chi resiste nella ragione e continua a distinguere fra politica israeliana ed ebraismo. Va detto anzi che proprio la tradizione della sinistra italiana (da alcuni filoisraeliani sconsideratamente accusata di fomentare sentimenti razzisti) è quella che nei nostri anni ha più aiutato, quella distinzione, a mantenerla.
4) Coloro che, ebrei o amici degli ebrei, […] credono che la coscienza e la verità siano più importanti della fedeltà e della tradizione, […] ebbene parlino finché sono in tempo, […] trovino la forza di rifiutare complicità a chi quotidianamente ne bagna la terra, che contro di lui grida.
5) Credo che il significato e il valore degli uomini stia in quello che essi fanno di sé medesimi a partire dal proprio codice genetico e storico non in quel che con esso hanno ricevuto in destino. Mai come su questo punto – che rifiuta ogni ‘voce del sangue’ e ogni valore al passato ove non siano fatti, prima, spirito e presente; sì che a partire da questi siano giudicati – credo di sentirmi lontano da un punto capitale dell’ebraismo o dal quel che pare esserne manifestazione corrente.
6) La distinzione fra ebraismo e stato d’Israele, che fino a ieri ci era potuta parere una preziosa acquisizione contro i fanatismi, è stata rimessa in forse proprio dall’assenso o dal silenzio della Diaspora. […] Parlino, dunque”*.
Fortini sostiene che, tra il 1967 e il 1989, la posizione della comunità ebraica italiana verso la politica israeliana responsabile del sangue dei palestinesi è cambiata: prima la avversava e ora la sostiene, apertamente con l’assenso o implicitamente con il silenzio. Sostiene di sentirsi lontano dall’ebraismo attuale che preferisce la voce del sangue e i valori del passato rispetto alla verità e al presente. Sostiene che la distinzione tra ebraismo e stato d’Israele è sempre meno evidente, a causa dell’assenso o del silenzio della Diaspora, e questo sta esponendo gli ebrei a un nuovo tipo di antisemitismo, dovuto ai crimini di Israele, pertanto chiede agli ebrei di parlare, di prendere parte, di rifiutare la complicità con chi bagna la terra del sangue palestinese.
Cosa è successo in questi 31 anni che ci separano dalla lettera di Fortini?
Israele ha costruito un Muro per evitare gli attentati suicidi e annettersi terra palestinese, ha eliminato la leadership di Arafat, ha costruito a grande velocità molte colonie e si è impadronito di tutta la zona intono a Gerusalemme. In Italia, e in Europa, è stato istituito il Giorno della memoria della Shoah, il quale ha permesso di alimentare sempre più l’allarme antisemitismo e, infine, la propaganda israeliana e della Diaspora, sostenuta spontaneamente da politici e intellettuali di ogni schieramento, è arrivata a convincere l’opinione pubblica che anche l’antisionismo, la critica a Israele, sia una forma di antisemitismo.
Il discorso di Fortini, in definitiva, è morto e sepolto. Quasi tutti i politici e gli intellettuali di sinistra hanno tradito e rinnegato l’invocazione fortiniana, conformandosi al sentire comune, che oggi condannerebbe quelle frasi di Fortini come antisemitismo travestito da antisionismo. Anche quei pochissimi ebrei o amici degli ebrei che ancora oggi condividono le posizioni di Fortini NON PARLANO, perché… hanno paura. E se parlano, vanno incontro a quel che è successo a Bifo.
Quattro anni fa, su Alfabeta21, Francesco Berardi (Bifo) si chiedeva cosa avrebbe detto ai suoi studenti nel Giorno della memoria. Un suo alunno senegalese, Claude, gli aveva posto quella che io considero una domanda legittima socialmente rimossa: “Gli ebrei non sono i soli che hanno subito violenza. Perché ogni anno dobbiamo stare lì a sentire i loro pianti quando altri popoli sono stati ammazzati ugualmente e nessuno se ne preoccupa?”.
Parlandone con i suoi allievi, quasi tutti stranieri o italiani di prima generazione, Berardi notò che si domandavano: “Perché non fanno cerimonie pubbliche dedicate allo sterminio dei rom, dei pellerossa, o allo sterminio in corso dei palestinesi? [Perché nessuno celebra] un giorno della memoria dedicato all’olocausto africano?”.
Bifo se la cavò con il politicamente corretto: “Nel giorno della memoria si ricorda l’Olocausto ebraico perché attraverso questo sacrificio si ricordano tutti gli Olocausti sofferti dai popoli di tutta la terra”. Resta però un’ambiguità sostanziale in questa risposta – come succede sempre con gli enunciati politicamente corretti –, quella relativa alla preposizione “attraverso”.
Cosa significa infatti che “attraverso questo sacrificio si ricordano tutti gli Olocausti”? Significa che nel Giorno della memoria gli altri stermini (preferisco non usare i termini “olocausto” o “sacrificio”, che mi sembrano impropri) non si ricordano esplicitamente perché sarebbero in qualche modo rappresentati (assimilati? fagocitati?) dalla Shoah, oppure significa che il Giorno della memoria dà il via libera al ricordo esplicito di tutti gli stermini?
Per rispondere a questa domanda, riporto quanto scrive lo storico Franco Cardini che, ai miei occhi, ha il merito di essere molto meno conformista della maggior parte degli storici e degli intellettuali di sinistra. Spiega Cardini: “Per quanto, ormai, non lo si ricordi più, quando si istituì la giornata del 27 gennaio [in Italia a partire dal 2001, NdA] affiorò immediatamente un problema molto delicato. Si stabilì con la massima concordia di assumere a data simbolica quel tragico ma anche liberatorio 27 gennaio del 1945, quando le truppe sovietiche varcarono allibite i tristi cancelli di Auschwitz. Ma alcuni pensavano – e tale era l’intenzione del promotore parlamentare, Furio Colombo – che la ricorrenza avrebbe dovuto incentrarsi sulla Shoah e radicarsi nella meditazione di quella tragedia, avvertita come unica. Altri, che furono messi prima in minoranza e poi a tacere a livello massmediale, ritenevano, invece, che della Shoah si dovesse sottolineare non tanto l’unicità quanto l’esemplarità: l’olocausto degli ebrei e delle altre vittime del nazismo, come gli zingari, pur essendo dotato di caratteri propri e peculiari, avrebbe dovuto essere occasione per ricordare tutte le vittime di tutti i massacri, i genocidi, le “pulizie” (etniche o sociali o civili che fossero), insomma tutti gli orrori di cui la storia dell’umanità è costellata. Qualcuno obiettò che ciò sarebbe equivalso a fraintendere obiettivamente la Shoah, a farne un episodio, sia pur terribile, tuttavia in qualche modo paragonabile ad altri; e, quindi, a obiettivamente minimizzarla. Tali pareri prevalsero: e, da allora, il 27 gennaio è divenuto esclusivamente giorno della memoria della Shoah”2.
Quindi, il Giorno della memoria celebra esclusivamente il ricordo della Shoah, sulla scorta della sua presunta unicità. Pertanto, quali che fossero le intenzioni di Bifo, l’affermazione secondo cui con la Shoah si ricordano tutti gli stermini va interpretata in senso restrittivo: il ricordo degli altri stermini, se c’è, deve rimanere implicito, non manifesto. In altre parole, la Shoah, per la sua unicità, è l’unico sterminio che abbiamo il dovere di ricordare. Siamo di fronte all’imposizione di una memoria selettiva. Il concetto di unicità ha vinto il confronto con quello di esemplarità.
Per la riflessione che sto svolgendo, sarà utile ricordare che il principale promotore del Giorno della memoria, Furio Colombo, è oggi un convinto sostenitore dell’equiparazione tra antisemitismo e critica di Israele. Infatti, quando nel marzo del 2019 Moni Ovadia scrisse un articolo (ritenuto “velenoso” da Moked, il “portale dell’ebraismo italiano”) sostenendo che l’antisionismo non è antisemitismo, Furio Colombo gli rispose dalle colonne del Fatto che: “Essere antisionisti vuol dire essere antisemiti. È un’altra forma di negazionismo”3.
Ma torniamo a Bifo. Nel prosieguo della sua riflessione, Berardi arriva a proclamare: “Nell’epoca moderna gli ebrei sono stati perseguitati perché portatori della Ragione senza appartenenza. Essi sono l’archetipo della figura moderna dell’intellettuale. Intellettuale è colui che non compie scelte per ragioni di appartenenza, ma per ragioni universali. […] Per questo io sono ebreo, perché non credo che la libertà stia nell’appartenenza, ma solamente nella singolarità”. Per Bifo, insomma, la cultura ebraica eccelle rispetto alle altre per la sua capacità di possedere una “Ragione senza appartenenza” (quanto meno nell’epoca moderna). Fortini, al contrario, sottolineava di sentirsi lontano “dal quel che pare esse[re la] manifestazione corrente dell’ebraismo” proprio perché questa preferisce ascoltare la voce del sangue. Personalmente, ritengo l’affermazione di Berardi pericolosa, perché afferisce al paradigma razzistico della superiorità etnica; inoltre, la considero espressione della sudditanza psicologica che negli ultimi decenni la cultura cristiana sta mostrando verso quella ebraica. Più avanti, Bifo sostiene un fatto molto interessante ossia di non aver mai scritto nulla sulle stragi di palestinesi compiute da Israele, come “il massacro di Jenin o l’orribile violenza simbolica compiuta da Sharon nel settembre del 2000 o i bombardamenti criminali dell’estate 2006” perché “avevo paura […] di essere accusato di una colpa che considero ripugnante – l’antisemitismo. So di poter essere accusato di antisemitismo a causa della convinzione […] che il sionismo […] si è evoluto come una mostruosità politica”.
Se per Berardi il sionismo è una mostruosità politica, credo che Furio Colombo, ideatore del Giorno della memoria, non si farebbe problemi a dargli dell’antisemita, e forse anche del negazionista. Lo stesso direbbe di Fortini, propugnatore della distinzione tra ebraismo e stato d’Israele; dal canto suo, credo che Fortini oggi considererebbe Colombo uno di quei filoisraeliani che sconsideratamente accusa la sinistra italiana di alimentare sentimenti razzisti.
La constatazione di Bifo secondo cui l’accusa di antisemitismo a tutt’oggi arriva quando si critica la natura di Israele (stato nato dall’ideologia nazionalistica sionista), o semplicemente si ricordano – si cerca di fare memoria – i suoi crimini, mi sembra ormai sempre più corroborata dai fatti. La campagna volta ad accusare di antisemitismo ogni critica a Israele è palesemente alimentata, in modo quasi ostentato, da una propaganda sempre più forte delle comunità ebraiche della Diaspora (quelle stesse che Bifo considera essere, nella storia moderna, portatrici elettive di Ragione senza appartenenza), cui gli stessi intellettuali, giornalisti e politici di sinistra si mostrano sensibili, lasciandosi spontaneamente cooptare, e sto parlando delle sempre più numerose condanne, mosse da sinistra, del presunto antisemitismo strisciante che si manifesterebbe attraverso il travestimento dell’antisionismo. Su questo tema potrei citare numerosi esempi di scrittori e politici di sinistra molto zelanti nell’elargire l’onnicomprensivo capo d’imputazione dell’antisemitismo a varie opinioni antisioniste, ma mi limito a ricordare le accuse di Gad Lerner al Labour britannico pubblicate dal giornale di sinistra più venduto, da anni diventato paladino dell’equiparazione tra antisionismo e antisemitismo, il 20 novembre 2019: “Antisemitismo, quel pregiudizio firmato Corbyn”4. L’articolo di Repubblica ha un sommario che recita: “La vicenda inglese pone una questione spinosa anche alla sinistra: è mai possibile che per sintonizzarsi con il sentimento di esclusione delle classi subalterne, sia inevitabile introiettare anche il pregiudizio antisemita e antisionista?”. Negli stessi giorni, Repubblica e Huffington Post proponevano la sopravvissuta alla Shoah Liliana Segre (89 anni), assurta dalla sinistra a simbolo della campagna contro l’antisemitismo, come presidente della Repubblica, nonostante mancassero quasi due anni e mezzo alla fine del mandato di Mattarella – e questo è un fatto mai verificatosi nella storia italiana, così come il corteo di 600 sindaci in onore di una singola persona, lei, svoltosi il 10 dicembre a Milano.
La trasformazione dell’antisemitismo in accusa a chi critica Israele è strettamente connessa alla celebrazione del Giorno della memoria, che è diventato, anno dopo anno, una ricorrenza in difesa dello stato ebraico poiché ricordando la Shoah e l’antisemitismo, il passo che porta a scorgere nell’antisionismo la forma di antisemitismo latente più pericolosa è ormai acquisito da un decennio; infatti, a dare ufficialità a questa interpretazione ci ha pensato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quasi 15 anni fa, il 25 gennaio del 2007, quando ha dichiarato: “No all’antisemitismo ‘anche quando esso si travesta da antisionismo [che] significa negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele’”5.
(Lo stesso concetto Giorgio Napolitano l’ha ripetuto nove anni dopo, nella lettera che ha indirizzato alla giornata di riflessione indetta dal Foglio – giornale che ha lanciato nel 2019 la raccolta firme per fare entrare Israele in Europa – per sostenere che Israele rappresenta un modello per l’Europa contro il terrorismo: il sito ufficiale delle comunità ebraiche mosaico-cem.it ne ha dato ampio risalto, titolando: “Napolitano: ‘L’antisionismo è il nuovo antisemitismo’”6).
Si noterà la data della dichiarazione di Napolitano: 25 gennaio, e non 27 gennaio, ma chi si stupisce? Nessuno, del resto non è forse vero che in via ufficiosa ormai il Giorno della memoria è diventato la settimana della memoria? Infatti, già settimana scorsa (il 22 gennaio) Mattarella si è recato in Israele per inaugurare l’inizio della celebrazione della memoria della Shoah. Dal canto suo, Matteo Salvini, dopo aver capito che l’affare Segre, montato dalla sinistra, portava popolarità, alla fine del 2019 ha promosso un incontro con lei, poi, a gennaio, avvicinandosi il Giorno della memoria, prima ha organizzato un incontro a Roma sull’antisemitismo con l’ambasciatore israeliano, in cui si è auto-eletto difensore di Israele e ha promesso di portare in Parlamento il documento sull’antisemitismo dell’Alleanza Internazionale della Memoria dell’Olocausto (che estende l’antisemitismo a ogni sorta di giudizio su Israele: non si potrebbe più, per legge, giudicarlo stato colonialista, per esempio)7, poi ha dichiarato che vuole proporre una legge che renda illegale il boicottaggio di Israele, e infine all’approssimarsi del 27 gennaio ha sostenuto che, se diventasse presidente del Consiglio, sposterebbe l’ambasciata italiana in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, seguendo l’esempio di Trump.
Non sono coincidenze. Ogni anno, a gennaio, l’Italia diventa sempre più israeliana. Ma solo a gennaio?
Nel 2019 ho monitorato, per quanto ho potuto, i principali canali televisivi e i quotidiani più venduti, e ho notato che si è fatta memoria della Shoah, in modo più o meno intenso o frequente, ogni mese dell’anno, tranne forse agosto. Al di là del mese di gennaio, dove se ne è parlato per almeno tre settimane, i picchi di intensità si sono avuti tra marzo e aprile (quando Israele uccise dei civili palestinesi al confine con Gaza, e Ovadia e Colombo dissero la loro in proposito), poi a maggio, complice il salone del libro di Torino e una scuola di Palermo, e infine da settembre a dicembre in modo pressoché quotidiano, complice il caso Segre.
Ricordo brevemente questi fatti – del resto stiamo parlando di memoria.
Il salone del libro si è aperto con l’espulsione della piccola casa editrice Altaforte, vicina a Casa Pound, che aveva regolarmente affittato uno stand, a causa dell’aut aut (lo si è appreso dalle parole di Chiamparino8) posto dal museo dell’Olocausto e da Halina Birenbaum: o noi o Altaforte. Il Salone ha scelto loro, e nell’anno in cui era dedicato a… Primo Levi, ha lasciato il discorso di apertura a… Halina Birenbaum, israeliana, sopravvissuta alla Shoah.
Personalmente, avrei voluto leggere, da parte di qualche intellettuale di sinistra, una frase del tipo: “Siamo sicuri che è un salone italiano del libro e non una mostra israeliana sulla Shoah?”
A Palermo, invece, il 16 maggio, arriva la Digos in un istituto tecnico e una professoressa viene sospesa perché 5 mesi prima, per il Giorno della memoria, in un lavoro di gruppo, dei ragazzi adolescenti avevano prodotto un video dove si comparavano i decreti sicurezza di Salvini con le leggi razziali del 1938. Scoppiano le polemiche sul paragonare le morti dei migranti in mare con la Shoah9. Salvini, cavalcando le notizie dei media, dopo alcuni giorni si reca a Palermo e costringe la professoressa a farsi fotografare con lui.
Liliana Segre, sconosciuta ai più fino a due anni fa, ossia prima della nomina a senatrice a vita, da settembre è diventata un caso nazionale (e internazionale) per il solo fatto di aver proposto una commissione sul razzismo (dove l’antisemitismo era l’unica forma di razzismo esplicitata) non votata dalle opposizioni, e per aver ricevuto, come succede a tutti i politici con una certa notorietà che sono sui social network, minacce anonime. Da quel momento, il Corriere, il Fatto e Repubblica, oltre a tutte le tivù della Rai, di Mediaset e La7, hanno parlato di lei e della Shoah pressoché ogni giorno per almeno tre mesi, stigmatizzando i consigli comunali che non votavano a favore delle innumerevoli proposte di farla cittadina onoraria.
Essere sopravvissuti alla Shoah è diventato un valore, un merito in sé degno della massima considerazione. Essere sopravvissuti agli altri genocidi, no. Essere sopravvissuti alle carceri e alle torture libiche, no. La Shoah è unica… anzi, è l’unica che conta. Il resto non conta nulla.
Questo è il contesto degli ultimi anni, perciò non può stupire che quando Bifo decide di non tacere più, e dichiara:
“Si avvicina il 27 gennaio, che sarà anche quest’anno il giorno della memoria. Come potrò parlarne agli studenti della mia scuola? Non c’è più Claude, ma ci sono altri ragazzi africani e arabi e slavi ai quali non potrò parlare dell’immane violenza che colpì il popolo ebraico negli anni Quaranta senza riferirmi all’immane violenza che colpisce oggi il popolo palestinese […]. Se tacessi questo riferimento apparirei loro un ipocrita, perché sanno quel che sta accadendo”, il suo discorso troverà posto nel rapporto annuale dell’Osservatorio italiano sull’antisemitismo:
“Il noto esponente della sinistra extraparlamentare Franco Bifo Berardi ha colto l’occasione del 27 gennaio, Giorno della Memoria, per diffondere sui massmedia digitali la sua lettera aperta ‘Che dirò ai miei studenti nel giorno della memoria?’ dove, dopo aver sottolineato di «essere ebreo per letture e formazione culturale» e di avere esitato per anni a scrivere certe cose per timore di venire accusato di antisemitismo, espone meccanicamente i principali topoi della propaganda antisionista, ovvero: sionismo assassino, razzista e predatore; equiparazione tra Israele e Germania nazista; Shoah = Nakba; Shoah che monopolizza gli altri genocidi; terrorismo islamista globale causato dal sionismo”10. Al di là della sintesi grossolana di questo giudizio sullo scritto di Berardi, avrete notato che quelli che vengono considerati i topoi della propaganda antisionista sono presenti, quasi tutti, anche nella lettera di Fortini: sionismo assassino e razzista; terrorismo islamista (palestinese) causato dal sionismo. Fortini, lo ripeto, oggi sarebbe considerato un antisemita travestito da antisionista.
Berardi ha il merito, ai miei occhi, di essere recidivo. L’anno seguente (2017), allestisce la mostra “Auschwitz on the beach” per il centro culturale tedesco “Documenta14” della città di Kassel, con lo scopo di sensibilizzare sul dramma dei viaggi di profughi nel Mediterraneo (e delle carceri libiche), una delle tante piccole Auschwitz che si ripetono ogni anno (si direbbe che i ragazzi di Palermo, due anni dopo, abbiano preso spunto dalla sua idea), e viene sommerso da quelle che l’Osservatorio sull’antisemitismo chiama “un’ondata di critiche, incluse quelle del capo della comunità ebraica di Monaco”, che hanno l’effetto di annullare la sua mostra-spettacolo. L’Osservatorio aggiunge che “in risposta al numero di reclami e accuse che abbiamo ricevuto nelle ultime settimane, abbiamo deciso di annullare la programmata esibizione di Franco ‘Bifo’ Berardi. Rispettiamo coloro che si sentono attaccati dal componimento di Franco ‘Bifo’ Berardi. Non vogliamo aggiungere dolore alla loro sofferenza”11. A quanto pare, il dolore per la Shoah, un ricordo vecchio di 75 anni, impedisce di sentire il dolore presente delle famiglie dei migranti morti oggi. Di nuovo, le pretese unicità ed esclusività del dramma passato della Shoah impediscono di ricordare gli altri drammi, in questo caso di condannare una strage di innocenti che avviene nel presente, sotto i nostri occhi, quasi ogni giorno. La memoria selettiva della Shoah compie ogni giorno tanti memoricidi. Berardi dichiara: “è la bigotteria di gente che ha ripetuto molte volte ‘mai più Auschwitz’ e tuttavia non tollera che qualcuno gli faccia presente che in realtà Auschwitz sta accadendo di nuovo sotto i nostri occhi e con la nostra complicità”12.
In conclusione, mi verrebbe da dire: un po’ ingenuo, Bifo, a credere di poter parlare dei crimini israeliani contro i palestinesi proprio il Giorno della memoria. Un po’ ingenuo se crede di poter intitolare la sua mostra “Auschwitz on the beach”: non ha ancora capito che Auschwitz non tollera paragoni? Non ha ancora capito che la Shoah è stata sacralizzata, e ora rappresenta un unicum nella storia? L’unico fatto che si ha il dovere di ricordare?
Ma a me piace l’ingenuità di Bifo, il suo non-conformismo. Ha avuto il coraggio di parlare, di sfidare l’accusa imperante di antisemitismo e la sacralizzazione dell’unicità della Shoah.
Da parte mia, dopo aver visto gli effetti di vent’anni di celebrazione del Giorno della memoria, sono d’accordo con Franco Cardini che considera la Shoah un genocidio esemplare piuttosto che unico, del resto nessuno nega che rappresenti, nella storia moderna, un unicum per pianificazione e numero dei morti in pochi anni, ma è altrettanto vero che ogni genocidio abbia caratteristiche “uniche” e alcuni hanno segnato dei record non superati dalla Shoah: lo sterminio dei nativi americani, nel 1500, è dell’ordine di grandezza di varie decine di milioni. E, onde evitare che la celebrazione del Giorno della memoria rappresenti di fatto il memoricidio degli altri genocidi, sostengo la proposta di Cardini di istituire, al posto dell’attuale Giorno della memoria, una Giornata per ricordare tutti i genocidi avvenuti sulla terra13.
Chi fosse interessato, può approfondire qui: http://www.francocardini.it/minima-cardiniana-258-3/
Sono inoltre convinto che, se le comunità ebraiche raccogliessero il grido di Fortini a parlare per condannare le politiche di Israele, invece di essere complici della sua propaganda, e se i politici, i giornalisti e gli intellettuali iniziassero a smitizzare e a desacralizzare la Shoah, evitando la sovraesposizione mediatica sensazionalistica di ogni notizia che la ricordi e di ogni singolo episodio anonimo antisemita, diminuirebbe il nuovo antisemitismo, che è strettamente collegato alla combinazione del colpevole silenzio/assenso sui crimini di Israele con l’eccessiva esposizione e riverenza verso il ricordo della Shoah e dei suoi sopravvissuti.

Fonti
* http://www.ospiteingrato.unisi.it/lettera-agli-ebrei-italiani/
1 https://www.alfabeta2.it/2016/01/24/memoria-bifo/
2 http://www.francocardini.it/minima-cardiniana-231-2/
3 http://moked.it/blog/2019/03/31
4 https://rep.repubblica.it/pwa/commento/2019/11/20/news/antisemitismo_quel_pregiudizio_firmato_corbyn-241526286/ /tensione-al-confine/
5 https://www.repubblica.it/2006/12/sezioni/politica/napolitano/shoah/shoah.html
6 https://www.mosaico-cem.it/attualita-e-news/personaggi-e-storie-attualita-e-news/giorgio-napolitano-2
7 https://www.agi.it/politica/evento_salvini_contro_antisemitismo_segre-6895624/news/2020-01-16/
8 https://www.corriere.it/cultura/salone-del-libro-torino/notizie/chiamparino-presidente-regione-piemonte-birenbaum-altaforte-salvini-salone-b0f505ac-7290-11e9-861b-d938f88a2d19.shtml
9 https://www.lapresse.it/cronaca/palermo_in_video_studenti_dl_sicurezza_accostato_a_leggi_razziali_prof_sospesa-1459536/news/2019-05-16/
10 http://www.cdec.it/public/Rapporto_antisemitismo_Italia_2016.pdf
11 https://www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/annullata-rappresentazione-che-banalizza-la-shoah/
12 https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/04/auschwitz-beach-germania-cancellata-la-performance-di-bifo-che-paragona-crisi-dei-migranti-e-olocausto-bigotti/3832784/
13 http://www.francocardini.it/minima-cardiniana-258-3/

Articolo originale postato su: http://www.poliscritture.it/2020/01/25/i-memoricidi-della-memoria-selettiva/#more-9755

 
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