Autore originale del testo: Cesare Pavese
I mattini passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi s’aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, era un gorgo d’immobile luce. Taceva. Tu viva tacevi; le cose Vivevano sotto i tuoi occhi (non pena non febbre non ombra) come un mare al mattino, chiaro. Dove sei tu, luce, è il mattino. Tu eri la vita e le cose. In te desti respiravamo sotto il cielo che ancora è in noi. Non pena non febbre allora, non quest’ombra greve del giorno affollato e diverso. O luce, chiarezza lontana, respiro affannoso, rivolgi gli occhi immobili e chiari su noi. È buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi.
I mattini passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi s’aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, era un gorgo d’immobile luce. Taceva. Tu viva tacevi; le cose Vivevano sotto i tuoi occhi (non pena non febbre non ombra) come un mare al mattino, chiaro. Dove sei tu, luce, è il mattino. Tu eri la vita e le cose. In te desti respiravamo sotto il cielo che ancora è in noi. Non pena non febbre allora, non quest’ombra greve del giorno affollato e diverso. O luce, chiarezza lontana, respiro affannoso, rivolgi gli occhi immobili e chiari su noi. È buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi.
Cesare Pavese 30 marzo 1950
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26 aprile
Certo in lei non c’è soltanto lei, ma tutta la mia vita passata, la inconsapevole preparazione – L’America, il ritegno ascetico, l’insofferenza delle piccole cose, il mio mestiere. Lei è la poesia, nel più letterale dei sensi. Possibile che non l’abbia sentito?…
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere 1935- 1950. Edizione Einaudi 1952