Fonte: Dagospia
Dagonews – 5 ottobre 2018
E’ salito al Colle per portare a Mattarella l’ultimo avviso prima della tempesta. Mario Draghi, che con il Quirinale mantiene da sempre un canale aperto, ha deciso di rappresentare di persona i rischi a cui andrebbe incontro l’Italia nel caso in cui i mercati iniziassero una guerriglia sui nostri titoli pubblici, innescando l’aumento di spread e tassi di interesse fino a strozzarci. Come scrive Ugo Magri su “la Stampa”, il presidente della Banca centrale europea è convinto che Salvini e Di Maio, nel preparare la manovra, abbiano sottovalutato in modo pericoloso il contesto internazionale.
Il “cannone di Draghi”, il Quantitative Easing, dal primo ottobre ha fatto l’ultimo giro di boa passando da acquisti per 80 a soli 15 miliardi. La sua conclusione è prevista il 31 dicembre e, dal primo gennaio 2019, l’Italia dovrà cavarsela da sola in quella savana di sciacalli che sono i mercati dei titoli.
Draghi ha fatto presente che la maggioranza grillo-leghista ha sbagliato anche l’identikit del “nemico”: a stringere il cappio al paese non sono le istituzioni Ue, ma le agenzie di rating. Il loro declassamento può essere mortale. Nel giro di un mese Moody’s e Standard and Poor’s potrebbero calare la mannaia su di noi. Siamo ancora due “gradini” sopra il livello spazzatura. Il downgrading delle due agenzie più grandi sarebbe, già da solo, in grado di provocare danni incalcolabili, moltiplicando la sfiducia sui mercati.
2 – MA A BRUXELLES C’ È GIÀ CHI EVOCA LA TROJKA «UNA PESANTE RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO»
Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
Si avvicina la resa dei conti. Ufficialmente la Commissione europea, per tutta la giornata di ieri in attesa della nota aggiuntiva del documento di economia e finanza, non fiata. Poi in serata la lettera del ministro dell’ economia Tria con la sintesi degli obiettivi di deficit/pil per i prossimi tre anni e gli obiettivi di crescita del pil. I prossimi giorni saranno dedicati all’ esame dei documenti.
In ogni caso, già Commissione europea e ministri finanziari dell’ unione monetaria hanno fatto capire chiaramente le loro prime valutazioni: un deficit/pil al 2,4% nel 2019 è fuori dalle regole di bilancio. Lo avevano detto quando sul tavolo c’ era il 2,4% per tutti i tre anni per cui ci si chiede se la retromarcia al 2,1% nel 2020 e all’ 1,8% nel 2021 possa cambiare quella valutazione.
La cosa certa è che l’ umore verso la scelta di rottura del governo italiano è negativo ed è alta la preoccupazione per quanto può accadere se l’ Italia non rispetta il principio basilare di assicurare una correzione strutturale del deficit (anche minima) in assenza di condizioni economiche negative. È una scelta di cui si teme un effetto negativo per la stessa stabilità dell’ unione monetaria data l’ enormità del debito pubblico italiano.
L’ agenzia di stampa Reuters raccoglie fin dal pomeriggio umori e preoccupazioni di alcuni alti funzionari Ue, maturate dopo le riunioni di Eurogruppo ed Ecofin a Lussemburgo lunedì e martedì. Sotto condizione di anonimato, forniscono un quadro di valutazioni allarmante. «Quando il ministro Tria ha parlato della previsione di deficit al 2,4% per i prossimi tre anni siamo rimasti a bocca aperta» e anche la revisione delle ultime ore per il 2020 e il 2021 «non è sufficiente» a ridurre il debito/pil in misura sufficiente, ha indicato all’agenzia britannica un official’ dell’ Eurozona. «Lo stato d’animo (tra ministri e tecnici ndr) era che si trattava di un segnale terribile».
«FOLLIA TOTALE»
Un altro funzionario indica che «la reazione positiva del mercato alla proposta italiana per il 2020 e il 2021 è assolutamente ridicola: cercano disperatamente buone notizie, ma si stanno illudendo, si sta sottovalutando la scala, la totale follia della deviazione (dagli impegni di riduzione del deficit ndr), le previsioni di crescita del pil sono ridicole, specialmente con questo governo la crescita non andrà meglio, peggiorerà». Il governo stima che nel 2019 il pil crescerà dell’ 1,5% (a fronte di una previsione di consenso attorno all’ 1%), nel 2020 dell1,6% e nel 2021 dell’ 1,4%.
IL PALAZZO DELLA COMMISSIONE EUROPEA A BRUXELLES
Un terzo top official europeo ritiene che «i programmi di bilancio per i prossimi tre anni implicano che l’ Italia e con lei l’ Eurozona procedono verso la prossima crisi come sonnambuli». Ed ecco il quarto alto funzionario: «Si ritiene generalmente che l’ Italia sia troppo grande per essere salvata dall’ European Stability Mechanism (il fondo salva-stati dei 19 Stati dell’ unione monetaria ndr): non è per ragioni tecniche sulla capacità dell’ Esm, ma innanzitutto politiche: specialmente i nordici’, ma anche altri Paesi, non vogliono nemmeno provare a usare l’ Esm per l’ Italia».
Per questo, prosegue la ricostruzione di Reuters riportando l’opinione del primo official, «la ristrutturazione del debito sarebbe la sola strada, se le cose vanno male occorre una ristrutturazione che cancellerà i risparmi di una larga parte del popolo italiano e non sono sicuro che questo sia ciò per il quale ha votato». E quella del secondo alto funzionario: «Il tipo di situazione che si verificherebbe va ben oltre ciò che potrebbero immaginare, vivono sulla luna, è completamente da irresponsabili ciò che sta accadendo».
Ieri a Roma, intanto, il ministro tedesco degli affari sociali Michael Roth ha incontrato i parlamentari italiani per discutere dei sistemi di protezione sociale. M5S vanta un elogio al suo reddito di cittadinanza. Il ministro però li smetisce: «Non abbiamo parlato del reddito di cittadinanza, come i sistemi di protezione possano essere attuati è una decisione sovrana di ogni singolo Stato».