I DODICI SENSI SECONDO L’ANTROPOSOFIA
Che cos’è l’esperienza?
Ognuno sa che il suo pensiero si accende nell’urto con la realtà. Appaiono oggetti nello spazio e nel tempo, si presenta un mondo esterno multiforme, si sperimenta un mondo interiore. Alla nostra percezione sensibile e spirituale si presenta la realtà. Cerchiamo a volo di uccello di afferrare l’esperienza della percezione. Niente di più difficile! Noi diciamo cos’è la percezione… col pensiero, ma appunto, se dico “questo è odore di caffè”, sono già nel pensiero, mi sono rappresentato quello che ho davanti, ma non so nulla della percezione. Allora come facciamo?
La verità è che la percezione si può afferrare solo negativamente, togliendo tutto ciò che siamo abituati ad aggiungere col pensiero. Percezione e pensiero vanno a braccetto. La percezione in qualche modo è un impulso a pensare, un processo che si svolge senza la mia diretta partecipazione. Io vi partecipo quando rappresento quello che la percezione mi offre. Parliamo dei nostri sensi che si comportano come altrettante finestre affacciate sul mondo.
La scienza spirituale conosce 12 sensi. Sono 12 ambiti separati e funzionali alla nostra vita, in armonia e interazione. Distinguiamo 4 sensi che percepiscono la nostra interiorità corporale, altri 4 che si incaricano di informarci sul mondo a noi esterno, ed altri 4 che sono dedicati a percepire l’interiorità degli altri esseri umani.
I sensi del nostro stato interno sono il senso del tatto, della vita, dell’equilibrio e del movimento. Il tatto mi fa entrare in relazione diretta col mondo e mi dà i confini del corpo. Con esso urto, sfioro, tocco, percepisco se è duro, ruvido, liscio, morbido. Il senso dell’equilibrio ci permette sapere lo stato di bilanciamento nella gravità, la posizione eretta e così via. Generalmente siamo in equilibrio e quindi non lo notiamo. Ma quando sentiamo di cadere, di scivolare, di essere fuori equilibrio nella gravità e siamo al punto di cadere o di svenire, è perchè l’equilibrio si è alterato e lo percepiamo. Percepiamo per mezzo de senso di equilibrio il sopra e il sotto, la posizione assunta.
Il senso della vita percepisce lo stato generale di benessere o disagio del nostro organismo, la stanchezza, il malessere repentino. Esso agisce di una forma poco cosciente, ma lo notiamo subito se abbiamo un disturbo, e cerchiamo di rimetterci restaurando il benessere smarrito. Sentiamo quel disagio o quel benessere continuamente. Esso testa continuamente i processi vitali in noi.
Il senso del movimento ci fa sapere lo stato generale dei nostro movimenti, anche dei più piccoli. Ci fa percepire che le membra del nostro corpo si muovono insieme o separatamente, quando curviamo un braccio o una gamba, finanche quando muoviamo la lingua o quando parliamo perché allora la laringe si muove, e la digestione dopo aver mangiato!
Poi abbiamo i 4 sensi che si aprono sul mondo esterno, essi sono il senso del calore, l’olfatto, la vista o colore, il gusto.
Il senso del calore, spesso confuso con il tatto, ci dà la sensazione generale di freddo e di caldo del mondo esterno, di un corpo o dell’ambiente, oggi ne avvertiamo l’importanza! È la nostra antenna sullo stato termico di ciò che ci circonda, e lo sperimentiamo intimamente. Nell’olfatto usciamo un poco in più da noi entrando in relazione col mondo esterno. A volte ci sporgiamo per odorare una pentola, o una padella, o un profumo gradevole. Il senso del gusto entriamo ancora più in contatto diretto col mondo esterno. Col senso della vista o del colore ci estendiamo fino alla superficie degli oggetti, anche se sono distanti.
Arriviamo così ai 4 sensi che ci pongono in un contatto interno intimo e spirituale col mondo al nostro intorno, Con l’udito il suono ci rivela molte cose della configurazione interna di un oggetto, più del senso del calore e della vista. La vista invece come si è detto si arresta sulla superficie. Col senso del calore anche penetro dentro: un pezzo di ghiaccio mi convince che anche l’interno è gelato.
Ma col senso dell’udito si rivela qualcosa dell’interno del corpo messo in vibrazione o di un motore rombante, nel caso del rumore. L’oggetto che emana il rumore è lì nello spazio e l’udito per così dire lo raggiunge e vi penetra. Poi, nell’ascolto musicale siamo trasportati fuori dallo spazio, laddove i toni non rappresentano nulla di materiale. È l’inaudibile reso udibile: la musica è nella nostra coscienza l’unica esperienza reale che crea il suo proprio spazio dove non si applicano le regole del mondo fisico, creando il suo proprio tempo.
Ma c’è di più.
Noi percepiamo il suono in una maniera ancora più intima quando il suono acquista significato, quando è articolato in parole. La percezione della parola è qualcosa di molto distinto della semplice percezione del suono. Di una persona che mi parla in una lingua sconosciuta ascolterò certamente i suoni ma non si rivelerà a me il significato intrinseco delle parole pronunciate. La percezione del suono e la percezione della parola sono cose distinte. Nel suono percepiamo l’interiore del mondo esterno, ma penetriamo ancora di più nel mondo spirituale quando il suono è articolato, quando si trasforma in una parola piena di significato. Quando percepiamo col senso del linguaggio qualcosa che abbia significato, penetriamo di più che non con la semplice audizione del suono. Chiamiamo questo senso il senso del linguaggio o della parola.
Proseguendo in questa direzione possiamo addentrarci ancora di più nel mondo esterno a noi con il senso del pensiero. Esiste una differenza tra la percezione delle sole parole, cioè dei suoni significativi, e la vera percezione del pensiero che si veicola con quelle parole. In altre parole, nella viva relazione con la persona che emette le parole possiamo immediatamente trasportarci per mezzo delle parole dentro l’anima di quella persona che sta là pensando, di questo essere capace di rappresentazioni mentali, e ciò richiede un senso più profondo del semplice senso che percepisce la parola, richiede il senso del pensiero, il senso che percepisce il pensiero altrui. Di una persona che si dirige a me, capisco col senso del linguaggio quello che dice e col senso del pensiero capisco quello che mi vuol dire, il suo pensiero.
Siamo arrivati a 11 sensi, manca solo il senso che ci rende capaci di sentirci uniti all’altro essere che ci parla; con esso, cominciamo a sentirlo come uno di noi, affine a noi stessi. Ciò avviene quando percepiamo l’individualità unica di colui che ci parla e di cui stiamo percependo il pensiero. E’ il senso dell’Io.
Qui dobbiamo subito distinguere tra il senso dell’Io che percepisce l’Io di un altro essere e la conoscenza o vissuto del nostro proprio Io. Quando parliamo del senso dell’Io, parliamo della capacità umana di percepire un altro Io, fatto che va distinto chiaramente dalla conoscenza del nostro proprio Io che invece deriva dal vissuto e dall’introspezione.
Sarebbe ingannevole ritenere che all’incontrare una persona noi ne deducessimo l’Io dai gesti, dalla mimica e altre condotte, come se fosse una conclusione istintiva o incosciente. In verità, così come percepiamo un colore o un odore, noi percepiamo l’Io di un altro essere appena incontrato per mezzo del suo pensiero. Così come il colore agisce su di me, l’Io dell’altra persona agisce su di me per mezzo del senso dell’Io quando esso a me si rivela attraverso il suo pensiero,
Riassumendo, abbiamo i 4 sensi dell’Io, del pensiero, della parola e del suono che ci permettono di percepire l’interiorità di altri esseri umani. Poi abbiamo un modo quadruplice in cui percepiamo il mondo fisico a noi esterno, ed infine un modo quadruplice per mezzo del quale percepiamo i nostri aspetti corporei. Qui ci percepiamo integralmente.
Cerchiamo di caratterizzare meglio. Nei sensi, ovvero nel polo della percezione stiamo dentro il mondo, sia interiore che esterno, agiamo nelle cose, le lasciamo agire su di noi, le afferriamo. Un odore sgradevole mi fa tappare le narici, un’immagine mi seduce e mi avvicino, un ambiente troppo caldo mi fa allontanare. Si intuisce che la misteriosa volontà è in azione nei sensi, c’è volontà in azione quando lascio agire su di me il mondo. Mi manca però il polo opposto della conoscenza, della rappresentazione, quando mi “allontano” dalle cose, mi rendo indipendente, le lascio lì e le rappresento.
Questa alternanza è rapidissima: percezione-rappresentazione-percezione-rappresentazione, e così via. E’ un avvicinarsi e un allontanarsi continuo, ripetuto, rapidissimo.
I dodici sensi possiamo ben figurarceli descritti su di un circolo ideale per fare ulteriori distinzioni. Abbiamo un polo dello spirito, dove si trovano i maggiori contenuti spirituali per chi sa vederli. Esso include la percezione del suono, del linguaggio, del pensiero e dell’Io altrui. Sono di carattere prevalentemente conoscitivo. Per contrapposizione, dal senso del calore al senso del movimento abbiamo il polo della materia. Il centro del polo della materia lo abbiamo tra olfatto e gusto. Il centro del polo spirituale si trova tra il senso che percepisce l’Io altrui e il senso del pensiero.
Siamo “svegli” allo stesso modo nei 12 sensi? Tra il senso dell’udito e quello del linguaggio siamo molto svegli; tra il movimento e l’equilibrio siamo molto addormentati. Quindi tra parola e udito c’è il massimo dell’attenzione, le orecchie per così dire sono sempre attente e spalancate! Gli occhi vedono i colori, se aperti, ma con una coscienza più attenuata.
I sensi del calore, del gusto, dell’olfatto, della vista sono sensi di un carattere più sentimentale, appartengono al polo del sentire. Hanno infatti lo scopo di farci sentire qualcosa dentro l’anima, una interiorità non corporale. Infine, il tatto, la vita, il movimento e l’equilibrio formano i 4 sensi della volontà, perché sono fondati sulla realtà corporea che è lo strumento per espletare gli impulsi di azione.
Approfondendo un poco. E’ evidente che non troviamo gli organi localizzati per la percezione dell’Io altrui, del pensiero e del linguaggio, niente che per esempio possa corrispondere all’orecchio o all’occhio. Ma la domanda sorge in noi: c’è veramente un organo per il senso dell’Io, del pensiero e del linguaggio? Gli organi superiori, spirituali, sono organizzati così. L’organo di senso per il pensiero è la base fisica vitale. L’organo di senso per l’Io altrui è l’essere umano completo. Siamo direttamente coscienti dell’Io altrui, indipendentemente dal fatto che la persona si muova e gesticoli, o ne vediamo la statura ed altri dettagli. La percezione di un altro Io è indipendente da ciò, e l’organo della percezione, seppure basato sulla testa, è il corpo intero. Tutto l’essere umano a riposo è l’organo per percepire l’Io altrui, con la testa come centro; noi stessi come esseri umani costituiamo l’organo di percezione più grande. Vale sempre ripetere che questo organo percepisce l’Io altrui, non il nostro Io che non è invece percepibile.
Il senso di percezione del pensiero analogamente ha radici in tutto ciò che ha vita dentro di noi. Pensiamo alla vita che portiamo dentro di noi, il nostro organismo completo è permeato con la vita e questa vita si esprime fisicamente, ed è il nostro organo di percezione del pensiero. Per evitare equivoci, non stiamo parlando del senso della vita, della percezione interna dello stato di benessere o malessere, ma stiamo parlando del fatto che siamo portatori di vita. Non saremmo capaci di percepire i pensieri e nemmeno l’Io altrui se non fossimo conformati così come siamo. La vita che portiamo in noi, l’organismo fisico che porta in noi la vita è l’organo che ci permette percepire il pensiero che un altro essere condivide con me.
Analogamente, siamo esseri dotati di movimento, abbiamo la capacità di esprimere tutti i moti della nostra natura interna attraverso movimenti, per esempio, della mano o della testa su e giù. Ed esso è anche l’organo per percepire le parole, le parole che altri ci dirigono. Non saremmo capaci di comprendere le parole se non avessimo il senso del movimento.
L’essere umano, nella misura in cui è dotato del movimento, è capace di percepire e capire le parole. C’è una misteriosa relazione tra il senso del linguaggio e il senso del movimento. Vediamolo così intuitivamente. Quando non vogliamo udire qualcosa, facciamo qualche gesto per mostrare di voler reprimere il nostro ascolto, non è così?
E’ difficile descrivere l’organo del senso del calore, che spesso è confuso col tatto. Il senso del tatto è diffuso su tutto il corpo, il senso che percepisce il calore, anche se appare diffuso è in realtà molto specializzato. Naturalmente, l’organismo intero è sensibile alle influenze del calore, ma il senso del calore è molto concentrato nell’area del petto del corpo umano.
FILOTEO NICOLINI
In base a uno studio approfondito di Pietro Archiati.