Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I ciclostilati di Lor Signori e la propaganda di regime
Hanno fatto allarmismo sino a ieri. Hanno presentato i vaccini come veleno e hanno perciò creato il panico. Ma poi ieri ha parlato Draghi, e allora c’è stato un istantaneo riallineamento. Di certo sono stati sollecitati dalle rispettive proprietà, che mica potevano sopportare tutto quel discredito, quel panico, quel disfattismo. E allora: “contrordine compagni”, da oggi scatta il momento dell’ottimismo. A Skytg24 i dati orribili dei contagi e dei morti appaiono così “in linea”, “nella media”: ma nella media de che? I morti, in fondo, sono solo pochi più di ieri. Certo. E anche le terapie intensive salite a 3.400 sono sotto controllo. Astrazeneca? Ma è sicuro, cribbio! E giù sorrisi rassicuranti.
Date anche un’occhiatina a “Repubblica” cartacea, se ne avete lo stomaco. Sembra un fogliaccio di propaganda, tanto è zeppo di titoli che fanno l’apologia del nuovo esecutivo. “La sfida di Draghi”: “Vaccini, pronti a fare da soli”. Sembra di essere tornati all’autarchia del ventennio, al surrogato, alla garconniere che diventa “giovanottiera”. Oppure al “ghe pensi mi” brianzolo. E mentre Sebastiano Messina annuncia che “La scena è cambiata” (“ancora che me venite co’ Conte”, si potrebbe tradurre in borgata), Francesco Bei scrive un pezzo che sembra dettato direttamente dai microfoni dell’EIAR con classica voce enfatica.
Ma è l’altro, Messina, che mima più efficacemente lo stile del ventennio: “Il format Salva Italia è al tempo stesso modesto e superbo. È quello di un premier che parla ai cittadini senza enfasi e senza retorica, ma con la serena concretezza di chi è abituato a trovare soluzioni, non a conquistare consensi”. Prosa da regime.
Ma qui non c’è solo l’ottimismo di propaganda dopo l’allarmismo spregevole profuso sino a ieri; non c’è solo un inversione a “U” effettuata un istante dopo il discorso agli italiani di Draghi. Ma una propaganda che sembra retorica mussoliniana, uno stile non da Paese libero ma da carrettera sudamericana, un’informazione che diventa, alla bisogna, voce del padrone. Anzi, megafono di Lor Signori. E che trasforma i giornali borghesi in ta-tze-bao, gazzette padronali, cicl. in prop. su cui rimbalza potenziata la voce del governo.