di Alfredo Morganti – 8 maggio 2018
Aridatece la non-vittoria di cinque anni fa
Questa legislatura non è mai nata. Sino a oggi è stato solo un balletto di nani politici e ballerine, appunto. Hanno dominato la chiacchiera e il distintivo, non la saggezza, non la capacità di rappresentanza, tanto meno l’autorevolezza di un leader, di un partito, di uno schieramento. La logica del maggioritario, applicata a un quasi proporzionale come il Rosatellum, ha ingenerato mostri. Abbiamo assistito persino a fatti paradossali: c’è stata una forza politica che, dopo aver chiesto il ‘voto utile’ per impedire ai ‘populisti’ di andare al governo, ha quindi pregato, brigato, fatto gli scongiuri affinché i populisti andassero assieme al governo, così da trasformarli nella sponda delle proprie carambole politiche, e lucrarci sopra. Nemmeno un baro gioca così sporco.
I retroscena del Corsera raccontano persino di una telefonata di Matteo (Renzi) a Matteo (Salvini), dove il primo quasi implorava il secondo di farlo questo benedetto governo populista, convincendo Berlusconi a piegare la testa. Giustamente Matteo (Salvini) avrebbe risposto: sei più amico tu di Berlusconi, prova a convincerlo di persona se tanto ti aggrada. Scommettere sui propri avversari (o presunti tali) è l’ultima tendenza trash della politica italiana. Una roba da giocatori d’azzardo. Una specie di eterogenesi dei fini, però voluta. Un ribaltamento del senso comune, quando invece lo si implora a ogni passo come ‘la’ soluzione. Lo ripeto: la non-vittoria di cinque anni fa oggi varrebbe oro. Come cambiano i tempi, eh?
Adesso la sinistra rischia davvero molto in termini di sopravvivenza politica, e ce ne vorrà di saggezza, di umiltà, di dialogo per cavare il classico ragno dal buco. Chi ha spinto per imbastardire in questo modo la situazione, ci lascia in gentile omaggio una palude politica che presto si tramuterà in un inferno. A cosa pensano ora gli strateghi? A mettere le mani sulle liste elettorali, a confermare i propri fedelissimi nei punti chiave, a fare massa critica negli organismi politici e a salvare il più possibile, cioè se stessi. A noi, invece, resta soltanto l’ottimismo della volontà. Non è poco, ma non è nemmeno tantissimo, a guardar bene.