Fonte: i pensieri di Protagora...
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Non ci avevo mai pensato. Fino al momento in cui Zaira mi ha ricordato che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario del musical Jesus Christ Superstar. All’improvviso – come è successo a Jake Blues nella chiesa di Triple Rock – ho avuto questa sconvolgente rivelazione: io e Gesù siamo praticamente coetanei.
You’ll have to decide
Whether Judas IscariotHad God on his side.
Nell’America che da almeno un decennio combatte in Vietnam e che da poco più di un anno ha eletto Nixon come presidente, gli ebrei condannano il disco, i cristiani lo giudicano blasfemo. I “bravi” cristiani guardano con sospetto a questo Gesù, che non è più loro “monopolio”, ma che diventa uno di quegli hippies che loro detestano così caldamente: non riescono ad accettare un Gesù così umano, non se lo possono proprio permettere. Forse anche per questo le ragazze e i ragazzi lo amano sempre di più. Comprano il disco, ne cantano le canzoni, vengono allestiti in forma più o meno amatoriale degli spettacoli non autorizzati. Anche per impedire che qualcuno arrivi a Broadway prima di loro, Rice e Webber organizzano il concerto di Pittsburgh. Nella città dell’acciaio, oltre a Yvonne, i protagonisti sono Jeff Fenholt e Carl Anderson, che interpretano rispettivamente Gesù e Giuda. Carl ha ventisei anni, è nato in Virginia, nel 1969 ha fondato con alcuni suoi amici a Washington DC, dove intanto si è trasferito, un gruppo che si chiama The Second Eagle. Quando ascoltano Jesus Christ Superstar decidono di interpretare qualcuna di quelle canzoni durante le loro esibizioni: Carl ha una voce calda, potente, adatta a quei brani. Carl è nero e quando interpreta Giuda, con i suoi drammi e le sue contraddizioni, in un paese ancora fortemente razzista, questo conta. E molto. Jeff ha ventun’anni, è nato in Ohio, è un ragazzo salvato dalla musica: infatti è grazie alla sua capacità di cantare che ottiene una borsa di studio e può andare all’università, lasciando la strada e un avvenire molto incerto.