Zagrebelsky: “Mattarella doveva dire no a leggi elettorali alla vigilia del voto”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Huffington Post
Fonte: huffingtonpost

di Huffington Post – 7 ottobre 2017

“La legge elettorale crea, modella l’elettore, gli dà o gli toglie potere. Dovrebbe essere la sua legge. Invece da anni è trattata come la legge dei partiti”. Ad affermarlo in una lunga intervista al Fatto Quotidiano è il professor Gustavo Zagrebelsky, giurista e giudice costituzionale.

“Serve a regolare i conti tra loro, ad accaparrarsi posti. Il risultato delle elezioni interessa meno perché i giochi si vogliono fare prima, con la legge elettorale. Si capisce, allora, l’estrema litigiosità e, al tempo stesso, il fastidio, anzi la nausea, dei cittadini che assistono al gioco dall’esterno. Quando i partiti scrivono la legge elettorale operano in causa propria e la posta, per loro, è grande. […] “Non si tratta né di assolverli, né di condannarli. Che ci sia sempre un retro-pensiero è inevitabile. C’è sempre stato. Manca quello che si chiama il “velo dell’ignoranza” circa i propri interessi immediati. Potendo fare calcoli, dell’interesse generale non importa a nessuno. Tutto si risolve in convenienze e compromessi neppure dichiarati alla luce del sole. Ma ci sono i cittadini: per poco che si rendano conto di ciò che accade, si accorgono d’essere trattati come meri strumenti, come pedine della dama. Ecco: non popolo ma pedine”.

Zagrebelsky contesta la stessa idea di approvare una legge elettorale alla vigilia delle elezioni politiche.

“Si dice sempre che se c’è una legge che dev’essere stabile è quella elettorale, proprio per evitare che si confezionino sistemi ad hoc. Esiste, per questo, un codice di buona condotta del Consiglio d’Europa, datato 2003, citato anche da una sentenza della Corte di Strasburgo, che dice che un anno prima delle elezioni non si devono fare leggi elettorali. Una ovvia regola prudenziale come è questa implica che ci sia qualcuno a vegliare sulla sua applicazione”.

Il giudice costituzionale tira in ballo il Quirinale e Sergio Mattarella che invece ha chiesto ripetutamente alle forze politiche di trovare un accordo per quantomeno armonizzare le leggi che regolano le elezioni per Camera e Senato.

“Immaginiamo che si approvi una nuova legge elettorale in prossimità del voto e che questa legge sia incostituzionalissima, addirittura per contrasto evidente con i precedenti della Corte costituzionale. Le procedure non consentirebbero di rivolgersi a essa in tempo utile. Si voterebbe con quella legge e le nuove Camere resterebbero in carica tranquillamente, ma incostituzionalmente, in virtù del principio di continuità, già evocato in passato. Non ci si è resi conto per tempo di questa assurdità: la Corte costituzionale ha dato la mano per prima, poi sono venuti i commentatori e i politici eletti che, comprensibilmente, avevano tutto l’interesse a terminare il mandato parlamentare. Con la conseguenza aberrante che le sentenze della Corte non hanno sortito effetto e il gioco può essere ripetuto all’infinito: basta votare la legge quando non è più possibile ricorrere contro i suoi vizi. Oggi è troppo tardi ma, forse, il presidente della Repubblica avrebbe potuto dire per tempo: non promulgherò nessuna legge elettorale nell’ultimo anno prima dello scioglimento delle Camere. Cosicché si andrà a votare con le zoppicanti leggi sortite dalla Consulte: zoppicanti ma certo migliori dei pasticci cui stiamo assistendo”.

Per questo Zagrebelsky conclude che “corriamo il rischio – fondatissimo – di avere un’altra legge incostituzionale, contro cui non ci sarà il tempo per ricorrere alla Consulta. Quindi potremmo eleggere un’altra volta il Parlamento con una legge illegittima, dovendo poi digerire la beffa di un’eventuale sentenza della Corte che non servirebbe a nulla”.

Il costituzionalista non lesina commenti velenosi sui leader politici in campo. Su Silvio Berlusconi dice che il suo ritorno in auge è “un capolavoro che ci meritiamo: non siamo in grado di produrre novità politiche”. E su Matteo Renzi dice che “la sua retorica è fuori tempo. Il futuro era la sua parola chiave, l’ha divorata e consumata. Alla Leopolda il motto era ‘Il futuro è ora’: provate a dirlo ai disoccupati, agli occupati precari e sottopagati, a quelli che non si curano perché non hanno soldi…”. Quanto alla sinistra “mancano drammaticamente la materia prima e la materia grigia”.

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