Guardare il dito invece di sbandierare la luna. La trattativa del PD con 5stelle

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 26 aprile 2018

C’è qualcosa di surreale nel dibattito interno al PD, riguardo al dialogo coi 5 stelle. La ‘narrazione’ dice che i renziani e la base sono contrari a un governo con i grillini, ché se ciò avvenisse sarebbe la fine del partito. Sotto questo riguardo Martina e i dialoganti appaiono, nel migliore dei casi, come dei rincitrulliti; nel peggiore, come dei traditori. Io constato, invece, che la politica è divenuta così scialba e insipiente da ‘narrare’ un semplice ‘dialogo’ ancora in nuce, presentandolo come la formazione già avvenuta di un governo. Quando invece il percorso è lungo, e non è detto che pervenga a un esecutivo, anzi. Scambiare il tragitto per la meta è tipico di chi fa leva solo sulla comunicazione e il marketing: pensa che la politica sia un prodotto, e scambia delle trattative nemmeno avviate per un patto già sottoscritto. Quando la politica è forte e salda, invece, nessuno pensa che dialogare sia di per sé il male, anzi. È il solo modo, peraltro, per far venire alla luce le contraddizioni e cogliere gli obiettivi veri o reconditi dell’altro. In assenza di una trattativa il campo si restringe a due narrazioni e/o strategie di marketing contrapposte, con nessun beneficio per nessuno.

‘Narrare’ già nei termini di un ‘governo’ è davvero cieco (o frutto di malafede). Se al PD dicessero, invece: ‘Di Maio vuole parlare con noi, ok, eccoci pronti a farlo, andiamo al tavolo con delle proposte precise, trasparenti, e ci attendiamo che anche gli altri lo facciano. Davanti al Paese diciamo che un governo si potrebbe formare sulla base di alcuni obiettivi comuni, senza tradire idealità o principi di ognuno’. Ecco il vero terreno di sfida. Non andare in bici viola alla manifestazione per il 25 aprile, con giornalisti al seguito, e fare una sorta di rozzo sondaggio popolare, il cui esito sarebbe ‘mai con Grillo’! Come se un corteo antifascista fosse un focus group allargato! La politica senza la mediazione di una trattativa, di un confronto, di un dialogo con ipotetici alleati, è come una scorza lucente nel vuoto della polpa. Tanto più in era ‘Rosatellum’, la legge voluta dal PD per primo. Ogni strategia deve prevedere fasi: la fase attuale è quella di ingaggio con l’avversario, la presa di misura, un avvicinamento che non è ancora un abbraccio e non è detto che lo divenga. Il tempo e il percorso necessario tra questo ingaggio e l’esito possibile e non scontato, è il vero terreno politico: la fase 1 di un tragitto articolato che non è detto preveda anche una fase 2.

Certo, buttarla in caciara, mostrando che siamo già al Consiglio dei Ministri riunito, quando invece si è lontanissimi dalla meta, è un’interpretazione pubblicitaria e di comodo della politica, come se essa fosse stata svuotata da ogni dinamismo e intermediazione (che è poi quel che accade col populismo mediatico). È come muoversi alla velocità della luce quando siamo ancora ai piccoli passi, come indicare la luna, quando paradossalmente siamo ancora al dito, al metodo, all’indicazione di un possibile percorso. Immaginate il contrario, ossia che il PD decidesse a priori di non sentire nemmeno cosa i 5stelle avessero da dire. In una specie di determinismo o meccanicismo politico, che esclude fasi, tempi, percorsi, prospettive, finanche il semplice confronto vis a vis. Ecco, la politica da qualche anno dà questa immagine di sé: frettolosa, sbrigativa, superficiale, scadente, pronta a ritenere che l’obiettivo del ‘fare’ sia tutto e ciò che sta in mezzo una perdita di tempo. Ricordate ‘Adesso!’? Ecco, esattamente. Fanno credere agli italiani che il futuro sia un ‘adesso’, che la meta non preveda un percorso da intraprendere, che il domani sia già oggi, e bruciano ogni energia, ogni riserva di forze orientata a una prospettiva, schiacciando la profondità come fa uno zoom fotografico. Se non si cammina, nemmeno si capisce nulla della meta, quale forma abbia, come potrebbe commisurarsi agli obiettivi. La meta non è obbligata, ma un tragitto sì. Altrimenti si fanno patti sbrigativi con la destra, senza nemmeno uno straccio pubblico di confronto, come d’altronde si è già fatto.

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