Grande spazio all’ipocrisia

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

di Luigi Altea  21 maggio 2016

Post mortem pietas viget… cantano i poeti

Dopo il rogo c’è spazio solo per la pietà… sostenevano gli antichi.

E invece, da noi, dopo la morte c’è spazio per l’ipocrisia, per gli applausi al defunto, anche da parte di chi lo aveva fischiato e detestato da vivo.

Assistiamo a una gara tra chi ha il ricordo più bello, più significativo; tra chi poteva vantare una conoscenza più profonda, o una intimità più antica col caro estinto.

Assistiamo a una passerella, in favore di telecamera, e a portata di microfono, dove manca un sentimento vero, dove il dolore diffuso è assente, dove è difficile scorgere un rimpianto autentico.

Di Marco Pannella vivo, su queste pagine, in molti abbiamo scritto l’essenziale: è stato un nemico dei sindacati, un acerrimo nemico dello Statuto dei lavoratori e dell’art. 18.

Ha sempre collocato se stesso al centro dell’universo, non riconoscendo predecessori e impedendo di lasciare su questa terra dei successori…

In prossimità della fine ha incontrato un “crocifisso” e non è più riuscito a staccarsene.

Laico e laicista, dopo una vita da impenitente, ha scritto al papa una lettera bellissima, da far invidia ad un mistico…

Non mi stupisco: spesso la prima esperienza di Dio è la sua assenza.

Come l’assenza d’amore induce al suo desiderio e alla sua ricerca, anche l’assenza di Dio non chiude mai il cammino, ma lo apre…

Perché spes contra spem… è la porta che non si chiude mai. E’ la contraddizione sempre aperta.

Sono felice che il “nemico” Marco Pannella non abbia voluto sanare questa contraddizione, e abbia, invece, sostenuto fino in fondo la fatica di capire, e abbia avuto alla fine l’umiltà di accettare… Perché Dio non si conquista, si accoglie.

La speranza è, infatti, la piccola virtù degli umili, di chi sa che anche le “grandiose opere” dei grandi uomini sono penultime… Perché c’è un oltre, c’è un universo più grande dove risiedono le cose ultime…

Con la stessa speranza auguro a Pannella, che è stato un geloso custode delle sue verità, fermo e irriducibile nel bunker delle sue certezze, di essere ora un leggero pellegrino dell’infinito.

 

 

 

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