di Alfredo Morganti – 27 gennaio 2016
Very bello!
Dopo la vergogna siamo allo scaricabarile. È uno schema tipico. Sulla Venere Capitolina trasformata in una cassettiera dell’Ikea (Crozza) stanno facendo tutti un passo indietro. Palazzo Chigi si schermisce, Franceschini è indignato, mentre la Sovrintendenza risponde: citofonare al governo. Ma è quella scatola a indignare in primo luogo, la volgarità della scatola, la rozzezza della soluzione trovata a disgustare, prima ancora del progetto di nascondere ipocritamente le nudità. E che diamine, siamo il paese del Rinascimento, ma le nostre più recenti soluzioni d’interni rasentano questa trivialità estetica? E che siamo diventati, la succursale di Amazon? Gli specialisti del packaging? Eravamo artisti di talento, se ricordate. Una cosa è certa, ‘pacco’ era la vecchia truffa all’italiana, ‘pacco’ è anche questo vergognoso nascondimento di forme dietro agli spigoli di una scatola. Due truffe, insomma. Almeno una continuità c’è con un pezzo rilevante del classico genio italico.
Oltre al fatto in sé dell’inscatolamento, rattristisce poi questo gettare la scopa nelle mani dell’altro, come nei balli degli adolescenti. Vedrete, alla fine si punterà l’indice sul povero inserviente-operaio che ha realizzato e montato le scatole, e non si farà alcun accenno all’ordine di servizio che lo ha incaricato del compito. E forse non ci sarà stato nemmeno un ordine di servizio scritto, ma suggerimenti, disposizione verbali, insufflamenti (come direbbe il vecchio Berlusconi). Capisco che si trattava di staccare assegni sostanziosi e non offendere la suscettibilità di un Capo di Stato. Ma non c’erano altri modi per evitare il contatto tra la nostra grande arte classica e il vertice iraniano? Che so, preavvertire l’ospite sul contenuto delle sale che attraversava? Studiare altri luoghi d’incontro o altri percorsi? Trasformare la sala incriminata in un semplice corridoio di passaggio, nel caso fosse stato necessario proprio attraversarla, riducendone la visuale in generale, senza inscatolamento di singoli oggetti? E, soprattutto, evitare la sceneggiata degli indignati alla ricerca di un reo, con la pericolosa tendenza a guardare in basso per individuare quello che deve pagare?
E poi, se proprio il premier e Franceschini erano così indignati, non potevano farlo presente subito, dinanzi alle scatole capitoline, senza attendere le classiche polemiche giornalistiche, l’indignazione del solito web e la vergogna internazionale? L’indignazione deve essere fresca, sennò è rifatta. Lo dico subito: se domani dovesse essere individuata la responsabilità di Willy il fattorino, ossia dell’ultima ruota del carro di questa vicenda, sarà la prova provata che il percorso è sempre quello: i capi fanno i casini, l’ultimo degli esecutori paga pegno e gli altri firmano contratti miliardari. D’altronde cosa vi aspettate da chi vorrebbe diffondere la cultura italiana al ritmo di ‘Very Bello’?