Il governo degli zero virgola

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti 2 marzo 2016

E facciamoli i gufi, visto che siamo continuamente invocati a farlo. Nel 2015 il PIL cresce dello 0,8% (ennesimo zero virgola), ma è lo 0,1 in meno rispetto agli obiettivi del governo che, diciamolo, non erano nemmeno granché. Siamo ben sotto comunque al dato pre-crisi: scrive Repubblica che nel 2007 il PIL valeva poco meno di 1.700 miliardi, oggi vale 1.547. Il rapporto deficit-PIL sarebbe al 2,6%? Ma sempre Repubblica spiega che la partita si gioca sulle previsioni 2006: il governo dice 2,4%, ma la Commissione UE ribatte il 2,5%. Tutto si gioca, ed è la retorica governativa di queste settimane, attorno al punto di flessibilità chiesto dall’Italia in Europa. La Commissione dice che il tetto è lo 0,75%, il restante 0,25% dovrebbe essere compensato con una bella manovra interna. Tutto si gioca sempre sui decimali, insomma, su cifre da sbandierare purchessia, su zero virgola e percentuali ignominiose, dopo quasi 10 anni di crisi, ai cui livelli non siamo mai ritornati, tantomeno in questi ultimi ‪#‎24mesi‬.
E vediamole ancora queste cifre. Il lavoro. A gennaio cresce la quota dei dipendenti a tempo indeterminato. Ma sono ancora stabilizzazioni frutto degli sgravi fiscali (il jobs act entrerà in funzione solo quando, cessati gli sgravi, molte aziende torneranno a licenziare in libertà), tanto è vero che calano quelli a tempo determinato. E soprattutto il segno più riguarda in special modo gli anziani ultracinquantenni (+1,8%), quelli inchiodati al posto di lavoro dalla Fornero. Tra un po’ pensionamento e morte si equivarranno. In realtà, nella fascia di età sino a 24 anni si sono addirittura persi posti di lavoro, altro che occupazione giovanile. Così che la disoccupazione tra i giovani cresce e risale al 39,5%, il tasso di occupazione è fermo all’11,5% di agosto, mentre gli iscritti all’Università diminuiscono. Nonostante si siano riversati nelle tasche degli imprenditori miliardi di euro di sgravi, la situazione è quasi calma piatta sul fronte della occupazione aggiuntiva. Ricordo i dati 2015 forniti recentemente dall’Inps (anche quella volta si esultò contro i gufi): i contratti di lavoro aggiuntivi (per il 40% in part time) sono stati in tutto 186.000, meno del 10% rispetto al 1.870.959 contratti di assunzione a tempo indeterminato totali, che erano già solo 1/3 dei contratti di assunzione totali. Gufi?
Se il clima è questo, se gli strumenti messi in campo sono sempre gli stessi (sgravi, bonus, manovre in deficit e richiesta continua all’Europa di flessibilità ‘elettorale’) non possiamo meravigliarci se Bombassei chieda altri sgravi, altri bonus alle imprese, altro denaro pubblico. È lo stesso che tuona contro la spesa pubblica quando va a scuole e ospedali, ma poi la pretende per sé e per gli imprenditori affinché si ottengano appena 186.000 assunzioni aggiuntive nell’intero 2015. Sono gli stessi imprenditori che dichiarano candidamente come ‘molto’ o ‘abbastanza’ rilevanti gli sgravi fiscali mentre valutano molto meno incidente il contratto a tutele crescenti (ossia il jobs act). Vogliono i soldi pubblici, insomma, non le formule contrattuali. Nel frattempo per un concorso a un posto di infermiere si presentano in 4.800. Il concorso è costato meno di 8.000 euro alla Asl, ma le iscrizioni (5 euro a persona) hanno fruttato un introito tre volte superiore. Senza calcolare le spese di viaggio, soggiorno, vitto affrontate dai concorrenti. Cifre importanti, insomma. “Muoviamo un’economia” dice uno di loro. Difatti. Quella del precariato, dei concorsi e della disoccupazione.
Ed ecco il punto: la promessa del governo di attuare politiche attive per il lavoro è ancora zero (mentre le tutele le hanno abbassate subito); il piano per il Sud è ancora zero o quasi (ma è stato annunciato a colpi di slides); sono ancora milioni i ragazzi alla ricerca di un lavoro dignitosamente pagato e tutelato (altro che retorica dei cervelli in fuga). Ma se le cose stanno così, allora, e se la risposta è uno zero virgola ottenuto elargendo a iosa spesa e deficit pubblici, chi sono davvero i gufi? Chi sono davvero quelli che portano sfiga e remano contro?

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