Governo con l’elmetto

per Gabriella
Autore originale del testo: Norma Rangeri
Fonte: Il Manifesto

da il Manifesto   di Norma Rangeri – 2o agosto 2014

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Tra gli annunci di una pros­sima stan­gata, con­fusi nei det­ta­gli ma chia­ris­simi nell’obiettivo di rastrel­lare miliardi dalle tasche di un ceto medio impo­ve­rito e rab­bioso, deci­diamo di entrare nella guerra ira­chena con un rapido voto delle com­mis­sioni esteri e difesa con­vo­cate per tre ore nella pausa estiva del parlamento.

Si respira un’aria strana, come di un paese sospeso che men­tre sta per affron­tare un dif­fi­cile autunno sociale, rimanda nelle case degli ita­liani le imma­gini di un pre­si­dente del con­si­glio che, nel suo stile di poli­tico gio­vane e otti­mi­sta, dall’Iraq annun­cia la pros­sima vit­to­ria ai poli­tici di Bagh­dad («bat­te­remo i ter­ro­ri­sti»), senza slide ma con la stessa sicu­rezza con cui annun­ciava la ripresa eco­no­mica gra­zie agli 80 euro nelle buste paga di dieci milioni di elettori.

È suc­cesso spesso nella sto­ria euro­pea del secolo scorso e in quella nazio­nale che le avven­ture colo­niali (cri­spine, gio­lit­tiane fino al bara­tro fascista)servissero a met­tere l’elmetto alla ban­ca­rotta eco­no­mica. Oggi, men­tre l’Italia vive la sua più grave crisi dal dopo­guerra, quando molti governi, e facil­mente anche quello in carica, non sapendo come uscirne si risol­vono a col­pire pen­sioni, dipen­denti pub­blici e ser­vizi sociali, il pre­si­dente vola in Iraq a pre­no­tare un posto in prima fila nello schie­ra­mento sul fronte ira­cheno e, più in gene­rale, su quello del Medio oriente che lo com­prende.
Il sot­tile para­vento dell’intervento uma­ni­ta­rio non impe­di­sce di vedere come, sep­pure per inter­po­sti mili­tari kurdi, l’Italia entri con le armi in quel tea­tro di guerra. Su cosa signi­fi­chi armare i mili­tari kurdi abbiamo già scritto sot­to­li­nean­done la spinta a una ulte­riore divi­sione della tri­par­ti­zione delle forze in campo (con sun­niti e sciiti) in quel paese. Non andiamo in Iraq per «fer­mare» i ter­ro­ri­sti come ha auspi­cato il papa richia­mando l’unico inter­vento legit­timo, quello dell’Onu, e come sarebbe giu­sto. Por­te­remo armi e ne tra­spor­te­remo sui nostri are­rei e navi anche di pro­ve­nienti da altri paesi. Lo ha spie­gato la mini­stro della difesa, Pinotti, con il suo alleato di governo, Cic­chitto, che già spinge per «bom­bar­dare il nemico».

Come si svi­lup­perà que­sta strana terza guerra mon­diale «a capi­toli» non lo sap­piamo. Sap­piamo che ora ci siamo den­tro anche noi. Quali rea­zioni si inne­sche­ranno quando si giu­sti­fi­che­ranno i finan­zia­menti per por­tare la pace con le armi men­tre si chie­de­ranno sacri­fici a chi già ne sop­porta il carico gra­voso, è l’altra domanda. I gufi, ani­mali pre­veg­genti, rispon­de­reb­bero annun­ciando al bosco la tem­pe­sta perfetta.

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