Questa sciagurata crisi è l’ennesima dimostrazione che per garantire la governabilità non sono sufficienti le leggi elettorali con i premi di maggioranza, gli sbarramenti o le accozzaglie di partiti.
Serve una classe dirigente nuova e responsabile altrimenti pur avendo forze politiche che dispongono sia di seggi che di consenso largamente superiore al 50%, possiamo ritrovarci dall’oggi al domani con inaspettate crisi di governo causate da scellerati colpi di testa ed egoistici calcoli dettati da smanie di megalomania e da allettante pressioni dei gruppi di potere occulti.
I cittadini non avranno neanche per le prossime elezioni una scelta dei loro rappresentanti, casomai potremmo vantare, ma è improbabile per tempistica, una riduzione delle poltrone che non è detto andranno a beneficio dei parlamentari più meritevoli.
Tuttavia si aprono ora scenari inquietanti per il futuro del nostro paese, soprattutto dal punto di vista economico. Non esistono maggioranze alternative a quella che sosteneva l’attuale governo e per il Presidente della Repubblica sarà quasi inevitabile sciogliere le camere salvo imprevisti dei prossimi giorni.
Prendendo per buono il termometro dei consensi dei vari partiti e schieramenti, anche per la formazione del prossimo Parlamento si prefigura una situazione ben peggiore di quella dello scorso 4 marzo 2018.
Chi crede di avere i numeri per governare da solo rischia di aver fatto i conti della serva visto che i potenziali voti finora guadagnati, potrebbero aver raggiunto l’apice ascendente.
Tale previsione è supportata dalla difficile spiegazione ai due emicicli , ma soprattutto all’opinionie pubblica, di questo improvviso divorzio , visto che anche le motivazioni formalizzate per iscritto nella mozione di sfiducia al premier, risultano tuttora fallaci e sembrano più un appiglio e una scusa che non da spazio a nessuna interpretazione dietrologica.
C’è poi da tenere conto delle “nuove” forze politiche che si andranno a formare da qui alle prossime consultazioni che, con un supporto mediatico immancabile, possono togliere consensi alla forza che virtualmente ne ha il primato.
In assenza di una maggioranza per la prossima legislatura e con la pressione dei mercati che sicuramente si farà sentire, l’ipotesi di un deus-ex-machina costituito da un nuovo Governo tecnico si farebbe più che mai concreta.
Se poi pensiamo che l’attuale presidente della BCE, nostro connazionale, al quale era stato proposto uno scambio di incarichi con l’FMI che ha rifiutato, sarà “disoccupato” da novembre…