Fonte: La stampa
L’ affluenza nazionale italiana alle elezioni europee è stata la più bassa che si sia mai registrata, se si escludono le chiamate per i referendum. Il 49,69% della popolazione è andata a votare, che equivale a 24.622.587 cittadini su un totale di 49.552.399 elettori. Questo significa che un numero molto limitato di persone ha voluto partecipare alle elezioni, dimostrando un disinteresse crescente per la politica europea, e probabilmente anche per quella nazionale. Questo fenomeno si manifesta come il sintomo di differenti incertezze e incognite che affliggono la società contemporanea. La particolare campagna elettorale ha verticalizzato il senso della chiamata al voto mettendo – per quasi tutti i partiti in campo – il proprio leader candidato o una personalità «simbolo» di forte richiamo. Per chi non si è esposto su una di queste due posizioni il risultato non è stato soddisfacente, ad esempio per il Movimento 5 Stelle. Nel dibattito mediatico gli stessi «personaggi simbolo» sono andati ripetutamente oltre e, a volte, anche in conflitto con i valori e le espressioni fondanti delle diverse formazioni politiche che li hanno candidati. Si è portata la discussione – troppo – spesso sullo scontro ideologico, lontano dai reali bisogni e interessi dei cittadini.
Di sicuro quello che emerge dallo sfondo è una scarsa notorietà e una mancanza diffusa di fiducia nei confronti delle istituzioni europee, una percezione di lontananza e di quasi estraneità rispetto alle questioni che vengono trattate a livello europeo e delle decisioni prese a livello comunitario. Tutto questo sembra stridere all’indomani di un importante G7 proprio in terra nostrana. Anche la diffusione negli ultimi giorni delle immagini dei parlamentari che si accapigliano alla Camera dei deputati, offre il fianco alla disillusione nei confronti della politica in generale.
Con un’affluenza al di sotto del 50%, più che deficit di democrazia, come si è udito più volte in questi giorni, ci troviamo di fronte ad un difetto di fiducia. Si è sentita chiamare in causa la filosofia, la storia e la sociologia, ma forse la realtà alla quale ci troviamo di fronte è più semplice. Gli unici partiti che in termini di valori assoluti sono cresciuti in questa tornata elettorale sono il Partito Democratico (+250.000 voti circa) e Alleanza Verdi e Sinistra (+550.000 voti circa), denunciando così la composizione principalmente di centro destra tra le file dell’astensione. Dalle rilevazioni realizzate dopo le giornate elettorali emerge che, a fronte di un 35% (che potremmo definire ormai fisso nelle ultime tornate elettorali) di gente che è sempre stata convinta della propria decisione di non recarsi al seggio, ben il 65% ha deciso proprio all’ultimo e addirittura uno su quattro proprio il giorno del voto.
Tra coloro che non sono andati a votare il sentimento dello «sconforto» è stato denunciato dal 42% degli intervistati, mentre la «rabbia» è stata denunciata dal 26,6% Più indietro emerge il «desiderio di cambiamento» (11,5%) e la «speranza» (3%) – fonte Euromedia Research. Da tutto questo emerge una percezione dominante di tristezza, insoddisfazione e scoraggiamento tipica di quando ci si trova di fronte a una situazione difficile e deludente che non si sa come governare con le proprie forze. Scatta in tal senso una sensazione di apatia e abbandono che potremmo anche definire noncuranza e lassismo. Diversa è la denuncia di un cittadino su quattro che manifesta invece un’emozione intensa di irritazione e frustrazione sentendosi considerato ingiustamente ai margini e impotente nell’azione, che facilmente può sfociare in rancore.
La mancanza di efficacia nell’adottare politiche e decisioni a livello europeo per la divergenza tra i vari Stati membri e la scarsa incisività del nostro Paese rilevata nell’opinione pubblica fino ad oggi, possono sicuramente aver ostacolato il consenso popolare. La stessa Europa, intesa come l’insieme delle istituzioni europee, non è considerata coesa e unita dal 70,2% del campione intervistato dalla banca dati di Euromedia Research. Un cittadino su due si è dimostrato indifferente all’appuntamento elettorale denunciando l’incapacità della politica di poter essere – almeno in parte – non tanto risolutiva, perché non lo è mai stata, ma piuttosto marcata e forte nelle decisioni necessarie per il nostro Paese.
È importante garantire che tutti i settori della società siano inclusi nel processo democratico e che tutte le loro preoccupazioni e i bisogni siano rappresentati in maniera adeguata. Il vero rischio altrimenti è quello di offrire ai cittadini prove convincenti che la politica non sia la vera guida del Paese Europa come già ne è persuaso il 40,7%.