Gli spin doctor che danno la linea ai governanti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 20 giugno 2016

 Tra commenti e battute, concedetemi adesso una esortazione. Parrà una cosa da nulla, estranea in fondo alla battaglia politica, più personale che altro. E invece no, c’entra, centra davvero con la politica, i suoi criteri, certe scelte, certi personaggi. Dirò di più, la forma, il carattere, la qualità della politica stessa dipendono sensibilmente da essa. La mia esortazione è dunque questa: non fate più entrare i comunicatori, i pubblicitari, gli spin doctor, i copywriter, gli art director alle riunioni politiche. Teneteli fuori, spingeteli via se vogliono entrare, ma poi non andate subito a spifferare loro quel che si è detto chiedendo consigli. Non pendete dalle loro labbra, non rimuginate il pensiero tremendo, per il quale la politica debba concedersi tutta alle slides, all’oratoria, alle tattiche di guerriglia mediale, alle ‘faccine’, alla chiacchiera veloce, alla mera rappresentazione teatrale, alla maschera. Ritenendo che ciò basti a ‘vincere’, e che anzi ‘vincere’ sia il solo scopo della politica (e non invece l’etica, la cultura, l’amministrazione, la costruzione comunitaria, la dimensione strategica, la lenta tessitura egemonica, lo spostamento degli equilibri, la modifica di fondo degli assetti di potere). Quando si parla di politica, il ‘tecnico’, il professionista, quello che si mette a disposizione di chi paga, deve uscire dalla stanza, non deve consigliare, non deve prender parola o persino dirigere la discussione.

Perché se vince la comunicazione la politica cambia volto. Non conosce più, innanzitutto, la parola ‘autocritica’: il commerciante, l’imbonitore, il venditore di auto usate fanno continuamente le lodi della propria merce, sono sempre ottimisti, sono sicuri di vendere-vincere, si caricano mentalmente, sorridono anche dinanzi a una martellata sull’alluce, sono positivi, dicono battute, bucano il video, sono smart, brillanti, reattivi come serpi anche in piena digestione di peperoni. Pur se prendono una batosta politica non ammettono sconfitte, se non dopo aver detto che era prevista (ampiamente!), addebitandola comunque agli altri, mai a se stessi. Guai a mostrarsi deboli, perdenti, sfigati. Anzi, il comunicatore-politico si rimprovera di non aver fatto fino in fondo quel che andava fatto, avendo purtroppo ascoltato i consigli sbagliati o ceduto alle ideologie e ai contenuti. Quando perde è perché lo hanno ‘deviato’. La prossima volta farà da sé, non ascolterà nessuno di quelli che fanno politica-politica e appartengono alla vecchia guardia, quella che ha ancora il terribile vezzo dell’umiltà, della cautela e dell’autocritica. D’altronde, ecco cosa avrebbe detto ‘Renzi ai suoi’ oggi, secondo il Corsera: “Renzi ha perso perché non ha fatto abbastanza Renzi … Ho rottamato troppo poco … Devo mettere da parte la vecchia guardia … non siamo sconfitti … abbiamo ancora spazi”. Renzi non sbaglia mai, insomma, a patto che segua se stesso, la propria intelligenza, il proprio intuito, i propri pensieri. Lui guarda lungo, lui sa cosa fare. Come Berlusconi, peraltro, che diceva di dettare persino la formazione del Milan ad Ancelotti. Al referendum ci sarà lui in campo, spiega, e quindi la vittoria è sicura. Si tratterà solo di presentare bene il prodotto al consumatore italiano, e di propinarlo con le strategie giuste.

doctor

(A questo si riduce la politica oggi, a far vincere outsider che prima lanciano in campo Piero Fassino e poi lo rinnegano quando perde, pensando che è solo l’ennesimo esponente della vecchia politica da rottamare col lanciafiamme. La lealtà non è roba da outsider. E nemmeno da comunicatori. Tanto meno la sciocca zavorra dell’onestà intellettuale.)

doctor

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.