di Alfredo Morganti – 8 luglio 2014
C’è chi ha scritto su fb che la parola ‘rosiconi’ non basterebbe più, mentre la parola giusta sarebbe #sfigati” (con tanto di hastag). Il riferimento è a quelli che restano all’opposizione di Renzi in modo strenuo, nonostante circolino numerosissimi carri stracolmi di renziani dalla prima alla 24° ora (compresa quella legale). Sfigati insomma, tutta gente che non capisce dove fischia il vento e che si contenta di giocare la sua partitina da disagiato ed emarginato della politica, invece di cogliere la mela dei tempi nuovi e divorarla con un morso solo. Gente magari in malafede, armata di pregiudizi; sabotatori, che mettono sabbia negli ingranaggi. Eccoli gli #sfigati.
Una volta avremmo detto, più rispettosamente, dissidenti, oppositori, voci fuori dal coro, opinioni comunque preziose vista la necessità di capire, anche a contrasto, senso e valore delle idee temporaneamente vincenti. Nessuno, per capirci, definì ‘sfigati’ gli oppositori del manifesto: si fece di peggio e di ancor più sbagliato, certo, li si cacciò dal PCI, ma c’era più rispetto e più dignità in quel gesto drammatico che nel definire sfigati chi non si adegua, magari ammiccando al vicino di carro, come a dire: sono proprio degli stupidotti, non capiscono nemmeno quale sia la direzione giusta del vento, questi non vinceranno mai niente. Niente! Certo, qualche ‘sfigato’ è stato cacciato, e accompagnato alla porta della Commissione parlamentare, ma nella mente del capo non si trattava di un vero dissidente, era solo uno ‘sfigato’, uno superato dalla novità dei tempi e sorpassato dai carri, intento a combattere coi mulini a vento. Un perdente, insomma, uno che non capisce. Uno lento. Uno che va scansato da lì alla prima parola di troppo.
Cari sfigati (rosiconi, perdenti, frenatori, sabotatori: fate voi.) non abbiate timore di esserlo. La grande politica si fa pure con le vostre idee, grazie a esse, con le sfumature che portate in dote, con i dubbi, le critiche, le perplessità che vi lasciano inquieti, e solo un maldestro condottiero e maldestri pretoriani della politica possono pensare che un esercito è più forte se solido come marmo. In realtà, diceva Mao, è proprio il tronco all’apparenza più resistente a spezzarsi dinanzi a un vento impetuoso, mentre le canne cedono al primo soffio ma tornano al loro posto quando la ventata è cessata. Datemi retta. Vedrete i solidi e rigidi carri dei vincitori sbandare alla prima curva e alla prima raffica vera. Vedrete gli occupanti dei carri scendere alla immediata ricerca di nuovi trabiccoli.
I più antirenziani saranno proprio quelli che Renzi lo hanno portato in braccio (magari dopo aver votato per altri alle primarie e aver cancellato i post e i commenti più compromettenti) per poi scaraventarlo giù dal dirupo alle prime avvisaglie di sconfitta, come un altro sfigato qualsiasi. Perché questo distingue gli sfigati dai vincenti: i primi combattono le loro battaglie in modo lineare e trasparente, senza timore della sconfitta, mettendola persino nel conto, senza drammi. I secondi no, i secondo debbono essere SEMPRE vincenti, mai rosicare, mai seguire a piedi, seppur orgogliosamente, i trionfatori a quattro ruote. Perché i vincenti devono essere sempre vincenti, a tutte le condizioni e latitudini possibili. E passano poi a sdegnare gli sconfitti. Ne ho visti molti così: gente che ha traversato l’intero arco dello scibile politico, acrobati cinici, estrosi saltimbanchi che alla parola ‘valore’ saltano spauriti e si guardano dietro timorosi, nel timore di esserne assaliti. Gente che mi ha sempre guardato dall’alto della sua ‘vittoriosità’ qualunque fosse la battaglia sostenuta, qualunque fossero le idee in campo, qualunque lo schieramento. Sempre vincenti, quasi pregiudizialmente. A priori, direbbe Kant. Ebbene, messa così, non vi sembrano proprio questi antiromantici della politica, questi attori disincantati della loro stessa medesima commedia, questi esseri ammiccanti (direbbe Nietzsche) i veri sfigati? Io dico di sì.