Fonte: il simplicissimus
La fregatura data a 4 mila insegnanti esodati, coccolati prima delle elezioni europee e poi abbandonati con un marameo perché non ci sono i fondi, non è che un assaggio ferragostano di ciò che sta per accadere. Perché si è costruito un facile consenso basandosi su una previsione di crescita dello 0,8% del tutto artefatta, messa a punto a tavolino, che è poi servita a vendere e a rendere plausibili un sacco di promesse, aspettative, allettamenti utili per le europee e indispensabili a cementare il patto del Nazareno. E con esso la salvezza del caimano e dei suoi figliocci, ma anche quella di un intero sistema politico giunto al capolinea.
Ma la crescita non ci sarà, nemmeno quella puramente tecnica dello 0,8% realizzata anche attraverso la messa in Pil delle attività criminose o di prostituzione e, vista la situazione globale, è assai più plausibile che nei prossimi anni si vada incontro a nuove crisi, a nuove esplosioni di bolle piuttosto che a magici recuperi. La firma di trattati capestro firmati al di fuori delle convenzioni europee come il fiscal compact, la spada di Damocle della moneta unica, la governance continentale di fatto giocata in tandem tra poteri finanziari e Paesi forti, la deindustrializzazione, la svendita di beni e attività non possono che avere due sbocchi: o una rivolta del Paese dalle imprevedibili conseguenze oppure l’affermazione di un regime autoritario, paludosamente immobile e fondato sulla corruzione (vedi nota*) il cui cavallo di troia è l’Italicum, come lo fu la legge Acerbo per il fascismo.
In un certo senso la fregatura data agli esodati della scuola, presumibilmente vicini in grande maggioranza a quello che fu il centrosinistra, viene a fagiolo, perché mostra che nell’ingranaggio verranno stritolati non solo gli indifferenti, ma anche quelli che si illudono di poter strappare qualche briciola al regime in via di affermazione. A chi pensa di aver prenotato la scialuppa di salvataggio. A chi ritiene che il proprio interesse sia nel defilarsi e di non spiacere ai nuovi potenti, perdonando persino ai vecchi contro cui si era battuto, in nome della nuova marcia alleanza. Agli ipocriti che invece di impegnarsi chiedono che si dia un’alternativa. E sono i peggiori, quelli che non hanno mai compreso la democrazia, che nemmeno hanno idea del fatto che le alternative si costruiscono e che non scendono dal cielo come le pietanze dalla cucina del ristorante. Come scriveva Gramsci: “Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?“
Dunque se si vuole evitare l’alternativa tra regime autoritario che ci ridurrebbe in stracci e rivolta, se si vuole uscire da questa terribile morsa, rimettendo davvero in moto la politica, bisogna abbandonare ogni vecchia fedeltà, ogni sofisma, ogni ipocrisia e passare ad una opposizione intransigente, anche se espressa da quelli che venivano individuati come il nemico populista e che oggi sono gli unici a difendere lo spirito della Costituzione. Occorre semmai ripopolare il cosiddetto populismo apportandovi prospettive più corpose, mandare al macero le vecchie elite che non chiedono altro se non rimanere al tavolo a qualsiasi condizione, rifiutare il tradimento. Solo così si riuscirà a dare coraggio agli imboscati che non osano ribellarsi e ricostruire un’opposizione. E questo anche in fretta prima di diventare solo e pateticamente vittime, esodati della democrazia
*L’Italicum favorisce la creazione di liste locali di ricatto mafioso o clientelari e nazionali di tipo corporativo. Anche se tali liste non hanno possibilità di eleggere deputati concorreranno però alla somma di voti con cui le coalizioni possono aspirare ai premi di maggioranza. Liste indecenti, vuote, civetta magari solo personali che però i partiti in lizza coopteranno ad ogni costo pur di avere quello 0 virgola qualcosa che fa premio. Già sul piano nazionale si è vista la ridiscesa in campo di personaggi come Fini o Passera, pronti a vendere al miglior offerente il loro sacchetto di voti, altrimenti inutile.