I giovani turco-francesi di una volta e quelli di oggi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 22 dicembre 2017

‘Repubblica’ definisce da un po’ i fedelissimi renziani come la ‘guardia repubblicana’. Si riferisce, come sapete, a una sezione elitaria dell’esercito francese, incaricata di proteggere in special modo il presidente e il governo. Sono i più fidati tra i soldati, l’ultima cortina protettiva dei vertici della Repubblica. Ora questo richiamo alla storia militare francese e al suo esercito ne innesca inevitabilmente altri. Ho ripensato, in particolare, all’offensive à outrance, una tattica che fu utilizzata in apertura della prima guerra mondiale, sulla base di un ripensamento della sconfitta francese nella guerra contro i prussiani (1870-71), dove si recriminò attorno allo scarso spirito offensivo delle truppe. I teorici militari ritenevano che il soldato francese non potesse esaurirsi in una defatigante attesa, ma dovesse partire all’attacco in un’offensiva a oltranza, arma in resta, baionetta in canna e tanto elan vital. Era la concretizzazione in senso bellico dello slancio vitale bergsoniano. L’offensive à outrance , l’ attaque brusquée intendevano sfruttare la cosiddetta ‘furia francese’. I nuovi regolamenti militari codificarono nel 1913 le nuove tattiche, sancirono la necessità dell’offensiva a oltranza, dello slancio vitale e della volontà di ‘vittoria’ da perseguire senza freni. Tra i massimi sostenitori di questa svolta ci furono alcuni giovani ufficiali francesi soprannominati, pensate un po’, ‘giovani turchi’.

È inquietante come i riferimenti che ho detto richiamino la situazione politica italiana di questi giorni. Li riassumo: la volontà di ‘vincere’ (ricordate i gufi e gli sfigati in quanto ‘perdenti’?), i ‘giovani turchi’ appunto, l’assalto diretto a Palazzo Chigi, la sfrontatezza giovanilistica, la ‘guardia repubblicana’ di cui parla ‘Repubblica’. Allora, quelle teorie astratte basate su filosofie vitalistiche, sperimentate negli assalti della battaglia reale, produssero decine di migliaia di caduti: si trattava di vittime reale, di vere e proprie carneficine. Oggi le vittime sono solo politiche, simboliche, ovviamente: l’elettorato di sinistra è disorientato, i militanti in crisi, i sondaggi in picchiata, la dirigenza a bagno, la leadership a picco, il futuro incertissimo. Pare che gli iscritti al PD siano 90.000: sono i dati una bocciofila, o di una piccolissima Ditta. E pensare che criticavano Bersani per questo. Assistiamo alla fine di un assalto al cielo che lascia sul campo un disastro: la sinistra era già in crisi di per sé, i giovani ufficiali che hanno preso il partito in mano e che hanno prodotto solo assalti alla baionetta, cercando di sfruttare la sorpresa, ci restituiscono però il deserto. Un deserto che andrà traversato con coraggio. Passo passo. Senza la fretta e la baionetta degli sconfitti, ma con la perizia, l’intelligenza, la pazienza che mancano agli outsider di provincia con una doppia coppia in mano, nulla più. Il primo passo è Liberi e Uguali’, il resto spero che venga: una sinistra unita, un partito nuovo, un programma che parli di ultimi, di lavoro, di protezione sociale, di crescita sostenibile, di scuola pubblica e cultura, di democrazia e di solidarietà.

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