di Alfredo Morganti – 19 febbraio 2018
Dario Franceschini, in due parole, spiega perché il PD se la rischi. Non per colpa del PD medesimo, no, ma per colpa di LeU. Il Rosatellum “spinge a coalizzarsi” dice l’esponente piddino, “e tutti, da Prodi a Veltroni al segretario, hanno lavorato per costruire un’alleanza con LeU. Ma loro non hanno voluto, inspiegabilmente. E da qui nascono i problemi. Vivo quella scissione come una sciagura”. Chiaro dunque chi sono gli sciagurati? Liberi e Uguali. È tutta colpa loro se il PD perderà. Non hanno portato acqua al partito, non si sono voluti alleare con quelli da cui si erano lasciati, non hanno piegato la testa in nome della ‘utilità’. Perché questo dice Franceschini, che serve un ‘voto utile’ al PD, e se il PD non andasse bene, anche a un partito della coalizione, a Casini, a uno di passaggio, a chiunque. A tutti, ma non a LeU: votarli sarebbe inutile, anzi dannoso. Il Rosatellum è innocente, quindi, il colpevole è LeU? Parrebbe, ma non è così. Poco più avanti nell’intervista a Tommaso Ciriaco di Repubblica, Franceschini ammette: “Tornare a votare con la stessa legge produrrebbe più o meno gli stessi risultati. Sarebbe ragionevole prima cambiare la legge”. Aridanga: altro giro altra legge, magari peggio della precedente, tanto poi diamo la colpa a LeU dei disastri e passa la paura.
Nella stessa intervista, quindi, il Ministro della Cultura prima colpevolizza quegli sciagurati di LeU, poi chiede il voto utile (anche se trova questo termine ipocritamente “insopportabile”), infine ammette che la legge, votata con 8 (otto, eight, acht, ocho, huit, okτω, səkkiz – l’ultimo è Azero) voti di fiducia, e dunque nella totale responsabilità del governo, fa schifo e andrebbe cambiata già ieri. Non dice che quella stessa legge fu varata anche contro LeU, per costringerlo alla coalizione con Issindaho oppure farlo soccombere all’uninominale. Ma poco importa: quel che conta è un’intervista dove si dice tutto, il contrario di tutto e pure qualche qualcosa di più. E tutto nel tentativo di mettere una toppa a quattro anni di ridicola gestione del partito, di squallida azione di governo, di boria e di presunzione, di calcoli sbagliati e di narcisismo tanto al chilo. Dopo di che scruti di corsa l’editoriale di Scalfari, che riporta le parole di Minniti, per il quale Renzi starebbe lavorando molto bene nella preparazione del voto, tant’è che il Ministro dell’Interno è certo che il centrosinistra sarà al “primo posto nella classifica del voto” (aridaje con le metafore calcistiche).
Delle due l’una: o ha ragione (sullo stesso giornale) Franceschini che chiede il classico ‘voto utile’, che addossa a LeU la sconfitta del PD, e che accusa pure il Rosatellum (tutti meno che Renzi); oppure ha ragione Minniti (tutto va bene Madama la Marchesa, con Renzi che confermerebbe di essere un fenomeno). Perché altrimenti è vera la terza: sia l’uno che l’altro fanno propaganda, utilizzando argomenti opposti a distanza di una sola pagina di giornale. Ma il 4 marzo squarcerà finalmente il velo della propaganda e ci restituirà un po’ di verità. Ossia la crisi del PDR, la successiva notte dei lunghi coltelli, nonché una nebbia totale del fu PD sulle prospettive. E poi una sinistra da ridisegnare, antica e moderna assieme, di lotta e di governo: lavoro durissimo, per cui LeU è davvero un seme decisivo. Si spera che quella data segnerà anche la fine dei “giorni bugiardi” (giustamente evocati da Chiara Geloni e Stefano Di Traglia) e della pantomima inscenata in questi anni, che oggi culmina con Prodi che dice di sostenere il centrosinistra a guida renziana, ossia quelli che lo hanno colpito alla traditora cinque anni fa, di preferire però Gentiloni, e di votare Insieme (ossia un francobollo politico più famoso per le defezioni che per le acquisizioni), per prendersela, infine, secondo copione, con D’Alema e Bersani, “amici che sbagliano”. Sbagliano a far che? A non stare nel Circo Barnum che va da Casini a De Luca passando per Bonino, Renzi e Lorenzin? Ma davvero fate? Mettiamola questa croce su Liberi e Uguale! Mettiamola, non fosse altro per fare chiarezza dei tanti inganni e delle tante bugie, di cui ancora non sono pentiti.