Giorgio Gori e la “mossa del cavallo” di Macron

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Giorgio Gori e la “mossa del cavallo” di Macron
“Tre settimane fa Macron stava al 14,6%, oggi è al 20-22%.
Ha portato al voto il 20% in più di elettori e attraverso le reciproche desistenze tra i candidati del suo partito e quelli del Nouveau Front Populaire può ancora tentare di fermare l’estrema destra.
Forse la sua “mossa del cavallo” non era così priva di senso…”. Lo ha dichiarato su X Giorgio Gori, esponente del Pd liberal-riformista. Beh, ve lo ricordate Pietro Longo, mitico segretario del PSDI? I più anziani senz’altro. Una volta Longo, pur di non ammettere che a livello elettorale era andata malissimo e che il suo partito era ridotto a un manipolo di elettori sparsi, disse che rispetto alle comunali di tre anni prima, però, c’era stato un +0,2%. Ecco, Gori dice la stessa cosa anche se lo scrive su X e sembra perciò più moderno del vecchio segretario che parlava ai cronisti con i fari delle tv puntati in faccia a farlo sembrare ancor meno bello di quanto già non fosse.
Gori dice, in sostanza, che il risultato della destra conta poco. Quel che conta davvero, per Macron, cioè per un centrista come lui, è aver totalizzato il 6% in più nel risultato elettorale. Bell’affare. Non solo. Gori accenna anche a “reciproche desistenze”. Ma quando mai! Tra i macronisti impazza il dibattito sul tema: comunisti? vadano a farsi fottere, la Le Pen è moooolto più democratica! Ecco, Gori appartiene a quella schiera che vede le sinistre come acerrime avversarie (a meno che non chinino il capo e accettino guerra, tecnocrazia e neoatlantismo) e la destra come un effettivo pericolo solo nella mente contorta dei comunisti e dei loro sodali. Beh, non solo la mossa del cavallo di Macron era perlomeno avventata, ma fatti i conti è parsa davvero per quel che era, ossia un modo per far sollevare l’onda nera e poi chiedere alle sinistre di subordinarsi ai centristi per contenerla. Magari con un governo tecnico. Solo che a scherzare con i fascisti e i razzisti si rischia moltissimo (vedi cento anni fa) e che questi ultimi, a quelli come Gori li fanno a polpette in un battibaleno. Gnam! E poi ritocca di nuovo ai partigiani.
Giorgio Gori - Politica - Ansa.it
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