di Gianni Cuperlo
Più o meno, a caldo, mi sento di dire questo.
1. La destra c’è. Esiste e raccoglie consenso molto oltre il suo perimetro tradizionale. Lo abbiamo visto nella Piazza di Roma dell’altro sabato e lo ha confermato il voto di ieri in Umbria. Chi pensava che la crisi di agosto e la nascita del nuovo governo sarebbero bastate a far spiaggiare l’onda aveva ragionato male. Prenderne atto adesso è comunque meglio che non prenderne atto per nulla.
2. La sconfitta di ieri è netta. Il Pd ha retto se confrontato al dato ultimo (le europee) e alla scissione di qualche settimana fa. Il Movimento 5 Stelle scende sotto al 10 per cento e mostra un problema di tenuta strutturale. Vorrei dire grazie al nostro candidato per la battaglia che ha affrontato e grazie ai militanti che ci hanno creduto. Giovedì andando lì mi era capitato di dire che possiamo perdere, ma essenziale è non perdersi. Voglio pensare che esistano le premesse e le ragioni per ripartire anche in una giornata in cui l’amarezza è tanta.
3. Per quasi un mese sul diario della crisi pubblicato qui sopra ci siamo detti che la nascita della nuova maggioranza di governo non doveva né poteva limitarsi a rinviare le urne di qualche mese. Quell’operazione, in sé carica di insidie, aveva un senso solo se il governo nascente era in grado di convincere milioni di italiani della svolta sul terreno delle politiche economiche, sociali, di solidarietà e civismo. A due mesi dall’insediamento quella premessa appare ancora più vera e urgente. Se proseguiamo in una fotografia dove il nemico è dentro la maggioranza, se trasmettiamo l’idea che tutto si riduca a competere tra le forze che hanno condiviso la scommessa, allora è meglio prendere atto che non serve proseguire. Pensiamoci tutti, ma facciamolo seriamente perché la destra non ci lascerà molto tempo per invertire la rotta di ora.
4. Solo una cosa è più triste del giorno della sconfitta. Svegliarsi il giorno dopo e ascoltare la voce di quelli che “noi avevamo capito tutto, avete perso voi!”. E’ in quei momenti che uno, anche senza avere mai praticato la meditazione zen, scopre la virtù della pazienza.