di Gianni Cuperlo – 26 settembre 2018
Tocca farlo credo. Tocca proprio. Occuparsi del decreto Salvini intendo. Scrivo che tocca farlo perché con tutta evidenza non sono norme destinate a risolvere alcunché. La loro natura e funzione è un’altra. Soddisfano la necessità del capo (vero) del governo di tenere accesa la lampada su di sé e sulla scansione puntuale di annunci e proclami che chiudono il tempo buio di sprechi e mollezze aprendo quello luminoso della sicurezza nel segno del prima gli italiani. Potrebbe seguire un elenco dettagliato delle soluzioni a palese conflitto di costituzionalità contenute nel decreto. Molto se ne parla sui giornali di stamane e molto se ne parlerà da ora in avanti. Ci torneremo anche qui sopra, non ci piove. Ma siccome l’argomento principe dei pensanti è spiegare a noialtri che siamo dischi rotti perché non capiamo la paura delle persone semplici e il loro bisogno di protezione (argomento serio) mi pare più sensato dedicare questo primo commento a una critica puntuale che ho trovato oggi ben esposta da Carlo Bonini su Repubblica ma soprattutto da Marco Palombi e Michela Rubortone sul Fatto Quotidiano.
Allora, in sintesi. Come sapete col decreto si toglie di torno in buona misura il permesso di soggiorno per motivi umanitari. Cioè lo strumento più utilizzato in questi anni dalle commissioni territoriali. Rimane in vigore un permesso simile ma solo temporaneo per gravissimi motivi di salute o calamità naturali nel paese di origine o forme di sfruttamento lavorativo o atti di violenza domestica. Il punto è che solo l’anno scorso 20.166 richiedenti asilo hanno ottenuto la “protezione umanitaria” a fronte di 81.527 domande (il 25% del totale). I rifugiati in senso proprio sono stati 6.827 (l’8% del totale), le domande respinte 46.992 (il 58%). Col decreto Salvini i 20mila di cui sopra transiteranno da una prima regolarizzazione allo status di clandestini. E tali saranno dal momento che come lo stesso ministro ha riconosciuto le pratiche di rimpatrio sono complicatissime, costose e soprattutto impossibili in assenza di accordi bilaterali coi paesi di partenza. Se stiamo a quest’anno le domande di asilo sino al 31 agosto sono state 61.735 e di queste circa il 60% è stata respinta. Le protezioni umanitarie accordate sono state 16.761 (il 27%). Secondo l’Ispi col decreto appena licenziato ai 490 mila irregolari presenti sul nostro territorio se ne andranno a sommare altri 72 mila (per l’arretrato delle commissioni che valutano le richieste di asilo) e altri 32 mila circa per il mancato rinnovo della protezione umanitaria. Sommando anche le 27.300 alle quali quella protezione non verrà più concessa si arriva a 622 mila: il 20% in più di ora, che per un decreto pensato e venduto alle telecamere come la stretta sulla diffusione di irregolari a zonzo per le nostre città non è male!
Tutto questo al netto dei tanti aspetti irresponsabili delle norme, dalla cittadinanza a fisarmonica al raddoppio dei tempi di detenzione nei campi di identificazione. Sino alla soppressione del sistema Sprar, unica vera chiave per governare il fenomeno in accordo coi sindaci e fuori da una logica emergenziale. Nulla, ovviamente, sulla riapertura di canali legali di ingresso e su quella serie di azioni possibili per affrontare il problema (scusate se lo ripeto, ma ne ho scritto dettagliatamente nei due libretti usciti e a lungo su questo spazio: chi vuole e ha la pazienza vada a rileggersi quella batteria di proposte operative). Questo il quadro per come si presenta. Ok, capisco la propaganda e la tattica di non uscire mai dalla più lunga campagna elettorale della storia. Ma almeno davanti al prossimo che vi spiega “Salvini sì che le cose le fa e gli italiani si sentono finalmente più sicuri!”, allargatevi in un sorriso, chiedetegli cinque minuti del suo tempo e fategli aprire gli occhi. Chissà che magari non vi dica “grazie”.