Fonte: lintellettualedissidente.it
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Una cosa è certa in questa raccapricciante vicenda genovese, le privatizzazioni non funzionano. Pensare di demandare a terzi quelli che dovrebbero essere i normali compiti di qualsiasi Stato è, a dispetto di quello che insegnano alla Bocconi, demenziale.
Per quanto sia totalmente prematuro parlare di responsabilità oggettive riguardo la disgrazia del ponte Morandi, non si può non notare come il sistema privatizzato delle autostrade italiane abbia portato giganteschi guadagni ai privati e scarsi benefici alla collettività. Nel caso specifico del più grande concessionario italiano, (Atlantia tramite la controllata Autostrade per l’Italia) di proprietà della famiglia Benetton, i ricavi, infatti, sono passati dai 4 miliardi e mezzo del 2010 ai 6 del 2017, nonostante la diminuzione del traffico derivante dalla crisi finanziaria dell’ultimo decennio. Un miracolo, verrebbe da dire, un miracolo che porta il nome di aumenti tariffari. Aumenti che ogni anno vengono autorizzati dallo stato, almeno fino ad ora, e che dovrebbero coprire non meglio precisati interventi di modernizzazione e rispetto ambientale. Con l’inflazione ai minimi storici da anni e la tecnologia che soppianta i casellanti come si può pensare di avallare un aumento delle tariffe annuo che si attesta intorno al 3%? Come pensare di mantenere concessioni decennali a favore di privati che sono passati ad investire, anche per la sicurezza, (nel complesso della rete autostradale italiana) 800 mln annui nell’ultimo lustro a fronte dei 2,4 mld del periodo pre crisi?
Perché è venuto giù il ponte Morandi a Genova ancora non si sa, differentemente, dopo anni di riprove è appurato che le privatizzazioni aumentano i ricavi per i privati a scapito dell’interesse nazionale, non vorremmo che dalla futura verità processuale risultino fondate anche altre paure, non vorremmo sentirci dire che oltre a non funzionare, le privatizzazioni uccidono anche.