Fonte: il Simplicissimus
Di ilsimplicissimus – 11 ottobre 2014
Quello di Genova non è un disastro annunciato, come si usa dire nel noioso gergo giornalistico, è un crimine. Un crimine continuato e perpetrato da lunghi decenni di incuria, di speculazione edilizia, di devastazione territoriale, di tangenti, di mancati investimenti e, infine, a completamento dell’opera, di soldi che mancano visto che debbono essere riversati nelle fauci del golem europeo. Lo stesso liberismo stile Chicago boys di cui è adepta la commissione di Bruxelles, mentre consente di conteggiare nel Pil le rendite criminali, ma non di stornare dai bilanci e dalle regole ferree le spese necessarie a restaurare un minimo di civiltà e di dignità e ad evitare tragedie. Più che annunciate, certe.
Si perché le amministrazioni e i governi che si trincerano anno dopo anno dietro l’alibi dell’evento eccezionale o del mancato avviso o della fatalità, a Genova sono costrette a calare la maschera e a divenire intollerabili: la città è infatti la più piovosa d’Italia e la più piovosa d’Europa tra i centri che superano i 200 mila abitanti, a causa di particolari condizioni meteorologiche spiegate nel box a fianco. Da sempre nubifragi e bombe d’acqua colpiscono la città, scaricando eccezionali quantità di acqua, magari anche doppie di quella che ha provocato l’ultima alluvione. E praticamente ogni anno tutta la città o qualche suo quartiere e sobborgo deve registrare allagamenti e devastazioni. Tutto questo è stato un problema relativo prima che la speculazione edilizia avviata all’inizio del secolo scorso e mai fermatasi nemmeno un momento, portasse al restringimento e interramento dei letti fluviali, in particolare quello del Bisagno, (sublime opera del fascismo), alla urbanizzazione selvaggia delle parti collinari e persino dei letti torrentizi, innescando di fatto una situazione di perenne emergenza.
Come sempre, come dappertutto in questo disgraziato Paese, tutto ciò non è solo l’opera delle amministrazioni comunali, dei governi, delle Provincie ora scomparse solo di nome o delle successive Regioni: la distruzione del territorio è avvenuta con la sostanziale connivenza delle popolazioni che pensavano ai vantaggi immediati senza curarsi del futuro. E passi che la drammatica situazione genovese abbia avuto inizio con l’industrializzazione perché comunque alle cose pensate male, fatte in fretta, consigliate sempre dal massimo profitto ottenibile o dall’opacità delle transazioni, si contrapponevano posti di lavoro e assieme ad essi l’idea di un riscatto sociale. Adesso che la fabbrica è andata altrove, che la disoccupazione avanza, che il riscatto sperato si volge verso un nuovo medioevo, tutte le conseguenze di una sorta di relativa indifferenza rispetto al buon governo del territorio, tipica della piccola borghesia bottegaia, calano addosso alla città che non ha più i mezzi per rimediare. E del resto anche quel poco che si riesce a raggranellare, – nel caso specifico i 35 milioni, un decimo del necessario, fermi al Tar – non possono essere usati con la tempestività dovuta perché le leggi che regolano gli appalti sono pensate allo scopo specifico di favorire i meccanismi tangentizi, l’opacità degli affari e sono dunque fonte certa e perenne di irregolarità, sospetti, furbate, di dissidi giudiziari. La burocrazia, non c’entra proprio nulla, è proprio la politica ad essere inchiodata alle sue responsabilità.
Genova da questo punto di vista è una sorta di piccola Italia nella quale i drammi dovuti all’incuria si succedono con inquietante frequenza come mostra la tabella in fondo al post in cui vengono elencati i principali eventi calamitosi della città dovuta ad allagamenti e inondazioni, che smentisce e sbugiarda clamorosamente i grotteschi appelli all’evento eccezionale e anche quelli al cambiamento climatico visto che piogge da 400 millimetri in poche ore sono tutto sommato “normali” per città. Un numero impressionante di allagamenti e straripamenti dopo i quali viene ogni volta promesso di fare qualcosa che non viene fatta o che ormai non può più essere fatta. Da tre lustri si discute di allarmi dati o non dati quando è del tutto chiaro che sono le condizioni strutturali della città a causare il disastro.
Del resto proprio un’indagine del comune risalente al 2012, a seguito della tragica alluvione dell’anno prima, mette il luce le cause delle esondazioni del Bisagno, come del Fereggiano, dello Sturla e degli altri torrenti: abusi edili, discariche, muretti e ponticelli abusivi, frane mai messe in sicurezza, persino capannoni, case, camping e persino campetti da bocce costruiti persino negli alvei dei torrenti. 569 tra abusi e assurdità che collaborano a rendere fragile una rete idrograficae di per sé è a rischio a causa dei restringimenti e degli interramenti. Tutte cose a cui si sarebbe dovuto porre rimedio secondo i piani di bacino usciti nel 2001, ma che sono rimasti lettera morta. Con morti purtroppo.
Principali alluvioni parziali o totali di Genova
25 gennaio 1951 | Si allaga il centro città |
8 novembre 1951 | Esonda il Fereggìano, crolla un ponte appena costruito |
19 settembre 1953 | Esonda il Bisagno, 10 morti |
20 luglio 1966 | Si allaga il Ponente cittadino |
21 marzo 1968 | Nubifragio e frana in via Digione, 19 morti |
7-8 ottobre 1970 | Esondazione Polcevera, Leira e Bisagno, 35 morti |
13 ottobre 1971 | Allagamenti nel ponente di Genova |
11 agosto 1975 | La più violenta grandinata a memoria d’uomo provoca danni per centinaia di milioni (di allora) |
22 luglio 1976 | Nubifragi e trombe d’aria. Semidistrutto l’ospedale psichiatrico di Quarto |
13 settembre 1976 | Allagamenti in tutta la città |
6-8 ottobre 1977 | Cornigliano e tutto il centro storico finiscono sotto un metro d’acqua. Allagato l’ospedale S. Martino |
15 ottobre 1979 | Danni per nubifragi calcolati in diversi miliardi |
16 agosto 1980 | Nubifragio e allagamenti diffusi |
26 novembre 1982 | Voltri sommersa dall’acqua |
28 giugno 1983 | Cornigliano, Voltri e Pra allagate |
24 agosto 1984 | Di nuovo Voltri e Pra sommerse |
30 luglio 1987 | Alluvione a Sampiedarena, quartiere semidustrutto |
20 aprile 1989 | Inondato il centro storico |
27 Agosto 1989 | Nuovi straripamenti e inondazioni |
29 settembre 1991 | Nervi allagata |
27 settembre 1992 | Straripano il Bisagno e lo Sturla, tutta la città inondata |
23 settembre 1993 | Esondano Leira e Varenna, 5 morti |
26 giugno 1994 | Voltri sommersa dal’acqua |
4 novembre 1994 | Distsaroso nubifragio, sommersa dall’acqua l’azienda Esaote |
4-6 ottobre 1995 | Allagato il ponente |
11 agosto 1996 | Violento nubifragio con blocco dei collegamenti ferroviati |
6-8 ottobre 1997 | Straripamenti e allagamenti colpiscono l’intera città |
9 novembre 1997 | Sampiedarena allagata |
14 luglio 1998 | Voltri di nuovo sotto l’acqua, crolla un ponte |
12 agosto 1999 | Un nubifragio distruggeil mercato coperto |
6 novembre 1999 | Venti a 150 chilometri l’ora fanno danni enormi |
31 agosto 2000 | Una bomba d’acqua allaga la città |
23 novembre 2000 | Straripamenti e allagamenti. Sturla e Bisagno esondano |
26 settembre 2002 | Esondazioni e allagamenti |
17 agosto 2006 | L’intera area urbana sotto l’acqua |
1 giugno 2007 | Nervi allagata |
16 giugno 2008 | Nubifragio e allagamenti diffusi |
4 ottobre 2010 | Sestri e Valpolcevera devastate |
4 novembre 2011 | Esonda il Bisagno e tutti gli altri torrenti: sei morti |