Fonte: facebook
di Alfredo Morganti – 15 ottobre 2014
Ho letto stamattina il pezzo di Timothy Garton Ash su Repubblica. Era dedicato a Obama e testimoniava la delusione dell’autore verso il Presidente americano. Garton Ash a un certo punto elenca le difficoltà che ha incontrato lo stesso Obama nello svolgimento del suo mandato. La crisi finanziaria, ovviamente, il retaggio dell’Iraq, l’avvento della Cina. Fra queste, immagino a pieno titolo, anche (udite) “un sistema politico sballato e confuso che ruota attorno a un congresso a elezione manipolata, polarizzato e dominato dall’interesse economico”. Ecco. Se penso che proprio in questi giorni cresce la febbre da partito americano, sistema americano, forse Presidente all’americana (che dice il ‘patto’ a questo proposito?), allora io sbalordisco. Il sistema americano, il congresso manipolato e polarizzato dall’economia, dice Garton Ash, non solo è sballato, ma costituisce un ostacolo per il mandato presidenziale. È il più grave ostacolo ‘interno’ al sistema stesso. È una cosa che implode su di sé e si avviluppa. E noi dovremmo guardare in quella direzione, secondo gli ultimi esegeti del postveltronismo. Tonini per primo.
Com’è nato il PD (a proposito di compleanni)? Come una creatura veltroniana, una cosa americana, un loft invece di un palazzo politico, un po’ di oratoria al posto del radicamento, una cultura vaga, indeterminata, la scadenza elettorale e le elezioni come il vero riferimento politico, l’obbligo di vincere (sinnò che la famo a fa’ politica?), la vocazione maggioritaria (Maciste contro tutti), la desertificazione del sistema politico ridotto a due eserciti che si fronteggiano, e tante, tante lettere compassionevoli da leggere ai comizi. Così è nato il PD, non fate finta di non saperlo. E se Bersani non è riuscito purtroppo nell’intento di farne un soggettivo collettivo, ampio, una comunità con dei referenti reali, qualche motivo ci sarà pure. E se Renzi oggi, da ultimo dei rutelliani, ha fatto la fattura e conquistato il manico, non è che sia accaduto per sbaglio. Niente affatto.
La cosa certa è che stiamo indietro, altro che avanti. Che intendiamo riferirci a un modello quando questo non solo non funziona ma danneggia persino il dominus. Volete davvero ‘House fo cards’ come scuola di formazione, anzi di vita? Bene. Chiedetevi allora quanto potere reale, lì, abbia il Presidente, e quanto invece gli intriganti accoliti attorno, a partire da Spacey. Quanto spazio abbia la trattativa vera, profonda, pattista, con la destra, rispetto alla presunta bipolarità bipartitica. Non è un paradosso, ma è verità. Più si lavora a ‘snellire’ il sistema politico, a designare sin dal primo giorno chi governa (magari col super premio), e più si cade nelle braccia del satrapo di turno. Più si vende l’immagine smart di un sistema che decide, del dominus che impugna lo scettro, più evidentemente l’andazzo è un altro. Perché? Ma perché vengono a mancare i partiti, quelli veri, quelli che si confrontano nel e col Paese, che organizzazione coscienze e consenso in base a ideali e programmi pubblici, e non, come dice Garton Ash, i partiti ‘polarizzati e dominati dall’interesse economico’, i partiti dei padroni, dei clan, dei gruppuscoli, delle lobby, degli avventurieri pronti a tutto. Dei salta-quaglia, insomma. Dice proprio ‘polarizzati’! Senza i partiti è come affidarsi ciecamente al ‘caro amico’ di turno, quello che vuole fare piazza pulita ma, alla fine, nel ginepraio (per non dire peggio) ci sguazza bene. Altro che.