Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Gaza: Morti come noccioline
L’esercito israeliano parla di 8.000 “terroristi” uccisi. Hamas ogni giorno fa invece la conta dei morti nella Striscia. Siamo a oltre 23.000 in tre mesi. Mi chiedo come facciano a “spuntare” gli 8.000 terroristi identificati dai 23.000 civili scomparsi. Una cifra quest’ultima, peraltro, che non tiene conto di chi è ancora sotto le macerie dei bombardamenti, e che contiene al suo interno migliaia e migliaia di bambini. Una cifra che racconta l’inenarrabile sofferenza della popolazione civile di Gaza, ma anche dei feriti (quelli accertati sarebbero più del doppio dei morti) e degli scampati (sinora) all’eccidio, che vivono nella fame, senza un tetto sulla testa, senza cure mediche se non di fortuna, e fuggono come prede.
Le opinioni pubbliche occidentali, quelle che, dopo l’abbuffata natalizia si preparano ai consumi ordinari, sono restie a parlare di numeri. I giornali danno la cifra dei morti di Gaza con un certo pudore e una certa ritrosia, in certi casi la ignorano, e aggiungono sempre “secondo Hamas”. Ciò vale anche per la guerra Ucraina, dove sono centinaia di migliaia i morti (tra civili e combattenti) generati da una guerra insulsa, inutile, cercata da tutti (anche, e soprattutto, dal “mondo libero”) e che ha ingenerato non solo morti e distruzione ma anche crisi socio-economica e aumento delle disuguaglianze in Europa.
Quella cifra (23.000) non la sentirete pronunciare spesso dai media, perché essa darebbe l’idea palese della mostruosità del conflitto, della mostruosità di un governo israeliano che gioca ai birilli con donne e bambini, e della mostruosità del fatto che la guerra serva alle élite politiche per garantire le proprie immorali fortune elettorali. Così come si nascondono le bare di ritorno dai luoghi del conflitto, così si occultano i numeri dei morti, perché provocherebbero dubbi e incertezze tra chi contribuisce involontariamente con le proprie tasse al massacro. Il silenzio dopo il fragore della guerra. Poi dice la stampa libera.
E poi ci sono gli slavaukraini italici, a cui di tutto questo non importa niente, intenti come sono a inneggiare insulsamente al “mondo libero” che si batte contro i barbari russi e palestinesi, infarciti di retorica nazionalista, invasati di bellicismo ucraino e ciechi su Gaza. Pronti a inneggiare a un “popolo” astratto, dimentichi che il popolo vero la guerra la subisce anche se sembra (solo inizialmente) sostenerla (com’è accaduto nell’Italia del 1940). Gli slavaukraini di casa nostra sono il prototipo di quello che sarebbe (anzi è) l’occidente, se si componesse solo delle élite e dei loro staff, e il popolo fosse ridotto a una macchietta bellicista. Non ci voglio nemmeno pensare.