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di Giangiuseppe Gattuso – 19 febbraio 2017
Quello che Anthony Trollope, ne Il Primo Ministro, descrive così: “L’uomo senza radici, senza passato, senza valori, incapace di un prolungato e serio impegno, l’uomo che porta con sé desolazione e rovina”. Una prece.>>
Questa è la chiusura dell’editoriale di oggi, 19 febbraio 2017, di Marco Travaglio. È un giudizio severo, molto severo e forse pure cattivo. Ma è il suo pensiero, lo rispetto, e mi serve per riflettere ed esprimere, brevemente, il mio.
L’ho apprezzato molto quando era sindaco di Firenze. Ne scrissi un articolo “Matteo Renzi. Il PD che piace” su PoliticaPrima il 30 ottobre 2011, oltre cinque anni fa, un lustro. In Politica l’intervallo di tempo ritenuto necessario per svolgere un mandato elettorale, per estrinsecare l’azione di un governo e di un’amministrazione eletta dal popolo. Un tempo durante il quale si possono determinare scelte importanti, cambiamenti profondi, attuare quegli interventi che la Politica ha individuato e che hanno, appunto, bisogno di tempo per percepirne gli effetti. E da quella data Renzi ne ha fatta di strada. Dalla postazione di sindaco è riuscito a conquistare prima il Partito Democratico e poi il Governo del Paese.
Di corsa, con energia, con faccia tosta, con una certa spregiudicatezza. Un esempio per tutti e già nei libri di storia l’Enricostaisereno, l’hashtag diventato il simbolo con il quale si liberò di Enrico Letta, Presidente del Consiglio e suo vice segretario.
Ne prese il posto il 22 febbraio 2014 ed è rimasto a Palazzo Chigi fino al 12 dicembre 2016. Quasi tre anni, un tempo, anche questo abbastanza lungo, specialmente in confronto ai governi precedenti, durante il quale ha governato l’Italia con qualche risultato e con tanti errori. L’ultimo, gravissimo e che ne ha segnato la fine, la riforma costituzionale bocciata clamorosamente al referendum del 4 dicembre 2016.
Una riforma portata avanti con pervicace personalizzazione, forzando il Parlamento su un tema che per sua natura deve raccogliere la più ampia condivisione trattandosi delle regole fondamentali del sistema democratico.
Dopo di lui Paolo Gentiloni, quasi un governo fotocopia con il compito arduo di gestire una delicata fase di transizione fino alle elezioni, anticipate o meno. E, dopo l’ulteriore bocciatura della legge elettorale approvata a colpi di fiducia, e sbandierata come la migliore al mondo, di rifarne una nuova che possa assicurare rappresentanza e governabilità. Un’impresa difficilissima.
Matteo Renzi è ancora un politico giovane e un libero cittadino senza alcuna carica elettiva. Ha rassegnato le dimissioni da Segretario all’Assemblea Nazionale di oggi e si avvia a combattere una lunga e delicata battaglia congressuale che segnerà il futuro del Partito Democratico. Le diverse anime del partito in quella sede hanno avuto modo di esprimersi secondo logiche e prospettive differenti, fino a metterne a rischio lo spirito unitario. E anche grazie allo speciale di Enrico Mentana su La7 e alla diretta di Radio Radicale è stato possibile assistere agli interventi e al lungo dibattito. E si può essere d’accordo o meno, si può essere simpatizzanti o avversari, bisogna dare atto che questi sono momenti importanti che danno il senso alla democrazia e alla Politica.
L’ex “rottamatore” inventore delle “Leopolde” che voleva “mandare in pensione il berlusconismo, e anche l’antiberlusconismo” rischia lui la pensione anticipata.
Credo sinceramente sia arrivato il momento, come gli ha suggerito più volte Paolo Mieli certamente un suo simpatizzante, di una lunga riflessione lontano dalla politica attiva, una sorta di anno sabbatico per poi ricominciare, non dal 40% del voto referendario erroneamente auto attribuitosi, ma dalla sua più o meno sincera passione politica. Non so se sarà così o se invece, come credo più verosimile, resterà in campo. Vedremo.
Il Partito Democratico, comunque, resta una forza importante del panorama politico nazionale ed europeo a prescindere da Matteo Renzi. È bene che ci sia così come qualsiasi altra realtà che i cittadini riconoscono come utile e necessaria per partecipare liberamente e con sempre maggiore consapevolezza alle scelte del proprio futuro.