Fonte: il Simplicissimus
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di Anna Lombroso per il Simplicissimus – 15 maggio 2016
Ma non sarà semplicemente che il Papa è andato su Facebook e si è imbattuto in una qualche ostensione di micetti, tartarughine, orsetti lavatori, interrotta da altrettanto numerose invettive contro l’invasione di stranieri, tutti di età adulta, robusti quanto indolenti, che ci portano via il lavoro, delinquono, stuprano, rubano, approfittano della nostra assistenza e istruzione?
Perché lo ammetto da laica, atea, agnostica, anticlericale, anche io, che non milito in una religione che si ispira a amore, fratellanza, carità, solidarietà, limitandomi a guardare a quei valori come a delle stelle polari che mi sanno indicano un cammino, quello che deve percorrere chi vuole battersi contro ingiustizie, sfruttamento, iniquità, mi interrogo sulla natura di una comunanza a intermittenza, quella di chi preferisce le bestie agli uomini, perché più innocenti, comprensive, affettuose, talmente compreso della superiorità del mondo animale da volerlo imitare in istinti ferini, in irrazionalità, magari anche nel subire le leggi della giungla ormai molto di moda, se orientano giurisprudenze degli uomini e azioni di governo.
Da sempre lamento le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche nelle nostre vite, da sempre guardo con sospetto e riprovazione a quanto quell’invadenza condizioni scelte e imponga come etica pubblica una morale religiosa e di parte, da sempre ancor più condanno chi si riferisce a quegli imperativi per determinare scelte, politiche e regole comuni, mettendo fuori legge inclinazioni, comportamenti, attitudini non convenzionali, non conformiste, non assoggettate. Da sempre denuncio che carattere comune alle chiese, consista nel predicare bene e razzolare male, nel fare professione di carità da sontuosi palazzi, nell’esprimere deplorazione per trasgressioni, tollerate e protette quando si consumano al loro interno, nel reclamare il diritto a sottrarsi ai tribunali degli uomini in attesa, in più tardi possibile, di quello di un dio, nell’imporre precetti che allontanano il sacerdozio ma anche la comunità dei fedeli dalla realtà, dai desideri, dalla quotidianità della gente comune, ripetendo lo stesso distacco castale che contraddistingue i poteri forti, suscitando e praticando discriminazione:
Credo di essere esente dall’applicazione personale del noto proverbio: co la carne se frusta l’anima se giusta, dubito con l’avanzar di anni, afflizioni e frustrazioni della carne, di seguire l’esempio di Bertinotti, trasmigrato da Bakunin a Don Giussani, nemmeno quello di Parlato che un giorno ammise di essere persuaso che era meglio dare l’8 per mille alla chiesa, convinta come sono di preferire la solidarietà alla carità e incazzata come sono di dover pagare imposte e balzelli dai quali il Vaticano e le sue declinazioni territoriali sono dispensati.
Però credo di essere così liberamente laica da riconoscere a un’autorità religiosa, il dovere oltre che il diritto di esprimersi sui temi della responsabilità morale, della misericordia, dell’aiuto. Anche se mi duole che possa esercitarli con la forza e il prestigio derivante dall’occupazione di uno spazio morale lasciato libero da altri soggetti, lo Stato e le sue istituzioni, gli intellettuali, specie zittita dalle campagne di acquisto in grande stile lanciate dal mercato, la scuola, ormai privatizzata e soggetta anche quando è pubblica, la cultura, che nemmeno saprei più definire, decretata l’eclissi dei suoi “operatori” trasformati in organizzatori di eventi.
Si, mi duole che a Lesbo, per esprimere, cito, “vicinanza e solidarietà sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo e a tutto il popolo greco, tanto generoso nell’accoglienza” ci sia andato un pontefice, che ha gettato una corona di fiori nelle acque del mare che ha inghiottito tante vittime, riempiendo la falla civile, umana e politica aperta da un’Europa assente nella coesione, nell’accoglienza, nella generosità, quando è presente con la sopraffazione, l’istinto coloniale, la subalternità all’impero finanziario, mostrando così una volta per tutte il suo volto, quello di una entità artificiale e aerea che si materializza nel promuovere guerre, che favorisce il business della tratta dei nuovi schiavi, incaricando la Turchia di organizzare la più grande deportazione di massa dalla fine della seconda guerra mondiale, che grazie all’austerità ha diffuso come un contagio miseria, sospetto, ingiustizia, che ha eroso la sovranità di stati e popoli per sradicare democrazia e libertà.
Dovremmo far nostra una frase di Tolstoj, quando dice che il suo cuore ha tante stanze e può contenere tanti amori. Ma se proprio preferite le bestie e le piazzate sui vostri profili nei social network, date la preferenza ai lupi, almeno loro sanno stare in branco.