Franco Cardini: “Ucraina? è una guerra contro la Russia fatta per procura dagli Usa che però non vogliono perdere nessun soldato, e combattono coraggiosamente fino all’ultimo ucraino”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Umberto De Giovannangeli
Fonte: il Riformista

INTERVISTA A FRANCO CARDINI
“LE ESERCITAZIONI NATO NEL BALTICO SONO UNA MINACCIA PER LA RUSSIA”
Sull’Ucraina la parola a Franco Cardini.

Professore, come la storia può aiutare a comprendere la tragedia del presente?
Perché possa aiutare, la storia andrebbe conosciuta, almeno un po’. E poi, altra accortezza: quando gli storici vestono i panni dei profeti, combinano solo disastri. Sempre. Gli storici, almeno fino a poco tempo fa, in un modo o nell’altro s’intestardivano nel voler dare un senso alla Storia. La Storia ha la sua ragione immanente, intima, la logica ci dice questo. E invece no. La Storia ha una fantasia inesauribile. Sarebbe stata una splendida romanziera.

E quale sarebbe il “romanzo” della guerra in Ucraina? E, le cito il titolo di un suo libro, se la Storia è maestra di vita, in questo caso cosa dovrebbe insegnarci?
Non solo la Storia ma il semplice buonsenso, almeno una cosa ci dicono. E almeno su questo dovremmo essere tutti d’accordo…

Vale a dire?
Anche se ormai la tecnologia ha annullato le distanze spazio-temporali, la Terra continua a essere abbastanza grande per tutti e sarebbe bene cercare di andarci il più possibile d’accordo. Su una cosa dovremmo interrogarci, tutti: sulla perdita del limite. Uno dei grandi problemi affrontati da tutti gli studiosi che hanno criticato in qualche modo la modernità. Il progressivo spostamento dei limiti è la cosa caratteristica, quasi esclusiva, della cultura occidentale. Le altre non l’hanno mai fatto. Certo, anche le altre culture hanno avuto progresso, invenzioni, scoperte. Però mai nessuna cultura, se non quella occidentale, è stata tesa allo scoprire per scoprire ancora di più, all’inventare per inventare ancora di più. All’essere potenti per essere ancora più potenti. A guadagnare per essere ancora più ricchi. Una continua corsa a uno scopo che in realtà non è uno scopo, ma è un tramite per un ulteriore scopo futuro che sarà identico al precedente ma più ampio. Se lei ci pensa bene, questo è un lavoro demenziale. Da criceti dentro la ruota, che corrono, corrono, ma non vanno da nessuna parte. Questo è il grande torto dell’Occidente. Noi non abbiamo nulla da imparare dalla Storia, perché la Storia non è maestra dell’Occidente. Però la Storia ci offre dei modelli. E questi modelli sono percorribili, sempre col beneficio d’inventario. Se si fosse capito, e trent’anni sono tanti per capire una cosa, che dopo il baratro in cui era caduta la Russia all’inizio degli anni ’90, si stava accumulando un carico enorme di frustrazione, di disperazione, di umiliazione. E tutto questo, ai sovietici che stavano finendo dall’essere tali, negli anni ’90 non glielo aveva portato il comunismo reale. Il comunismo reale finisce male, si può dire che era fallito, ma la vera rovina è quando su questo mondo diventato fragilissimo, si è abbattuta a bufera di questi tecnocrati occidentali, i “Chicago boys”, che hanno applicato la ricetta universale per risanare qualunque cosa. Privatizzare. Sono loro ad aver inventato i cosiddetti oligarchi, che da noi si chiamano in altra maniera ma sono della stessa pasta. E questo ha buttato la società russa, la cultura russa, in una proletarizzazione sempre più profonda. Più oligarchi nascevano ed esponenzialmente più poveri si producevano, in una società dove erano sparite le vie di mezzo. Questa è stata una cosa gravissima. Ma quello che si è inteso affossare è stato il tentativo della Russia di risalire la china, cercando un ruolo non ancellare sulla scena internazionale. Certo, in questo tentativo ci sono anche tentazioni revansciste. Qualcuno ci ha dottamente ricordato qualcosa in proposito…

Cosa, professor Cardini?
Che il fascismo è nazionalismo più apertura alla questione sociale. Con l’aggiunta del desiderio di revanscismo, o dopo una sconfitta – modello tedesco – o dopo una vittoria mutilata – modello italiano –. Complesso d’inferiorità e desiderio di revanche: questo è il quadro che fa il fascismo classico. Si potrebbe anche dire che Putin è un fascista. Però bisognerebbe dirlo seriamente, storicamente, ragionandoci sopra. Non usando l’aggettivo come si usa una clava. Cosa che invece si tenta di far passare nell’opinione pubblica. Si va giù a mazzate. Invece occorrerebbe spiegare che per disinnescare la componente revanscista presente nella società russa, e non solo ai vertici del potere, bisognerebbe rendere il più possibile semplice il cammino della rinascita e dell’affermazione della Russia, nel rispetto di tutte quelle condizioni che la possono rendere compatibile con chi le sta vicino. Io temo che l’Occidente abbia fatto il contrario. L’accerchiamento non se l’è inventato Putin. Basta guardare una cartina geografica per rendersene conto. E ci si renderebbe conto anche che quelli che voglio accerchiare la Russia la cartina non l’hanno guardata. Perché accerchiare vuol dire chiudere un cerchio. E il cerchio della Russia non si chiude. Perché per la metà del suo sviluppo frontaliero, la Russia confina con la Cina o con Paesi dell’Asia centrale che sono tutt’altro che nemici. E allora come si fa a rendere veramente efficaci le sanzioni? Il che non vale per noi, noi Italia, noi Europa. Per noi le sanzioni contro la Russia sono qualcosa di mortale. Chi ha iniziato questo cammino, e sembra ostinatamente volerlo percorrere ancora, ci doveva pensare prima. Non si può pesare i calli agli alleati per tirare una punturina di spillo su un dito del nemico. Questo è autolesionismo.

Si rende conto che per le affermazioni, per le domande, oltre che per le risposte che lei dà, c’è chi alzerebbe il dito accusatorio per affermare: ecco, anche Cardini è un filo-Putin?
M’importa un par di zeri a me. Di professione io faccio l’insegnante. Sono uno che un pochino il suo mestiere lo sa, e sa che bisogna insegnare a porre delle domande e a dare delle risposte attraverso argomenti. Tutti quelli che puntano il ditino, che fanno le liste di proscrizione, sono anche un po’ vigliacchetti, perché evitano di prendersela, almeno pubblicamente, con chi è maggiormente strutturato, stimato. Meglio prendersela col povero Orsini, con cui se la prendon tutti, tanto è diventato uno scendiletto, anche quando dice delle cose sensate. Vede, a me sembra di rivivere i giorni del dopo 11 Settembre e, ancora di più, quelli dell’invasione dell’Iraq, quando eravamo un gruppetto, gente di destra e di sinistra, come lo scomparso Giulietto Chiesa o Tarchi, che osava dire che sulle Torri Gemelle non si era fatto chiarezza, che l’aver rovesciato Saddam Hussein era un rimedio peggiore del male. E ci siamo accorti che in questo c’era qualcosa di vero. Gli altri non contraddicevano con argomenti. Lo facevano appioppando etichette. Dici questo, allora sei un complottista. Dici questo, sei filoterrorista. Dici questo, sei un filo-fascista, un sodale di Putin. L’importante è fare l’elenco dei difetti altrui, senza accollarsi l’onere della prova. E questo è un pochino antigiuridico. Almeno nel nostro processo accusatorio di tipo occidentale, chi accusa si assume l’onere della prova. E loro non se l’assumono mai. Non ultimo, questo demenziale elenco dei filo-putiniani, fatto da gente che quando poi la interroghi al telefono si trincera dietro non ne sapevo niente, questi nomi li ho letti sui giornali. Non si tratta di essere filo o anti Putin. Io peraltro non sono affatto anti-ucraino. Ammiro molto il coraggio degli ucraini e amo molto la città di Kiev. Si tratta di stabilire un pochino la verità che qualche volta i media tendono a coartare. Se si fa così non si va avanti sulla via della comprensione.

Cosa si dovrebbe fare, a suo avviso?
Bisognerebbe entrare nel merito. Ad esempio: non c’era questo accerchiamento della Russia? Benissimo. Ma allora spiegateci perché la Nato nel 1990, era alla frontiera della Germania e alti funzionari della Nato stessa e dell’Onu assicuravano che non sarebbe mai andata avanti verso Oriente, che era poi la richiesta di Mosca. E trent’anni dopo, questi si sono mangiati tutta l’Europa orientale. È almeno dal colpo di Stato del 2014 che gli occidentali disattendono l’impegno con la Russia di non allargare a Oriente il raggio d’azione della Nato. E se non è una minaccia questa, ditemi cos’è, un amorevole abbraccio? Ora la Svezia e la Finlandia hanno bussato alla porta della Nato per entrane a far parte. Io ignoro quel che Washington ha loro offerto o in che senso li ha ricattati per convincerli a rovesciare la loro prassi politica consolidata. Certo, questo è uno dei sintomi della volontà statunitense di stringere sempre più la Russia. L’orso finché può indietreggia, ma se viene ridotto all’angolo morde. E adesso sono passati pure all’Europa baltica. Non avendo, peraltro, neanche un minimo di pudore.

A cosa si riferisce?
Alle grandi manovre Nato nel Mar Baltico. Che è la frontiera nord della Russia. Io non capisco come si faccia a non rendersi conto di cose così macroscopiche, a meno di non saper leggere una cartina geografica o non aver mai letto un libro di storia o non avere mai pensato a nulla a questo mondo.

Lei ha avuto modo di affermare agli albori del conflitto: quella in corso è una guerra contro la Russia fatta per procura dagli Usa che però non vogliono perdere nessun soldato, e combattono coraggiosamente fino all’ultimo ucraino”. È ancora di questo avviso?
Sempre di più.

(Intervista di Umberto De Giovannangeli, Il Riformista, 10 giugno 2022)

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