Forza PD. Il tripolarismo che non c’è

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 22 maggio 2017

Chi parla di tre poli in Italia non ha capito niente. Che lo facciano i sondaggisti, poco importa. Ma che il ‘tripolarismo’ sia ritenuto verbo tra politici e addetti ai lavori è persino demoralizzante. In realtà la politica italiana andrebbe sostanzialmente ridisegnata attorno a un ‘centro’ (più topografico che ideologico, più luogo geometrico che politico) composto da Renzi e Berlusconi e dai raggruppamenti che essi rappresentano, ossia: il centro del vecchio centro-sinistra e i moderati del vecchio centrodestra. Già questo dimostra che quelle due parole (centrosinistra e centrodestra) oggi stanno andando fuori corso come lo saranno le monete da 1 e 2 cent in futuro. L’arco politico si completa, poi, con Salvini e i sovranisti a destra di quel centro e con le formazioni come Articolo 1 e SI a sinistra. I grillini si mantengono in posizione ‘laterale’, occupando una sorta di centro ‘eccentrico’, e si muovono su un binario parallelo, che lambisce il sistema politico vero e proprio, con incursioni al suo interno di tanto in tanto.

Renzi e Berlusconi si fanno gli occhioni da sempre, a partire dall’incontro di Arcore. Si cercano, si telefonano, fanno patti segreti sin dalla prima ora. Berlusconi si sa che lo avrebbe voluto leader di una destra moderata e centrista, con l’obiettivo di tagliare le tasse à la Bush e spezzare le reni alla sinistra. Ci pensa ancora. Fanno anche finta di litigare. Sino a che, a un dato momento, escono dalla clandestinità e tentano di sferrare il colpo assieme, pur senza apparire alleati a tutto tondo. È già accaduto a Roma, nella campagna elettorale per l’elezione del Sindaco. L’uomo di Arcore fece di tutto per indebolire la candidatura Meloni (la più forte tra quelle in corsa) e tenere disunito il fronte di centrodestra, anche mediante candidature posticce e improbabili. Non è bastato, come si sa, perché i grillini, catturando i voti antisistema, hanno avuto la meglio. La lezione però non deve essere stata sufficiente. Tanto è vero che i due stanno esportando quella strategia ‘romana’ in ambito nazionale: rottura nel centrodestra, da una parte, prevalere della posizione centrista dall’altra e creazione di un grande centro moderato semiclandestino come computo finale, nella speranza che Renzi vinca il confronto elettorale e si vada, ‘per necessità’, alle larghe intese tra PD e Forza Italia (sempre che i loro numeri siano sufficienti).

Il tripolarismo, dunque, è solo un’invenzione, un escamotage, una maschera, e comunque non esiste più (se anche fosse esistito). Il macronismo italiano si esprime lungo questo asse centrista semiclandestino, dove ognuno (Renzi e Berlusconi, dico) fa il pesce in barile ma gioca in definitiva per l’altro. ‘Forza PD’, in fondo, è l’estrema sintesi di una trasformazione profonda del sistema politico italiano, mai stato davvero bipolare e maggioritario, se non a forza, se non in termini meramente ideologici. Il macronismo italiano punta, perciò, alla neutralizzazione definitiva della politica, al prevalere di un ‘tecnicismo’ che nasconda accordi sottobanco, al trionfo dell’idea che i partiti siano la vera zavorra del sistema, e la partecipazione, il dibattito, le istituzioni solo un lusso. Un giorno qualcuno ci dirà che il bene del Paese è superiore alle diverse opinioni in campo, alle differenze di visioni, alle idee che si combattono, alla democrazia che crea solo mediazioni eccessive, burocratizzazione e lentezza procedurale. Che i gufi sono una iattura per tutti. Voi dite che qualcuno lo sta già dicendo? Non c’è da meravigliarsi, anticipa soltanto i tempi.

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