Riccardo Barenghi per “TPI – The Post Internazionale”
Rino Formica e un uomo, un socialista, che ha vissuto da protagonista tutta la nostra storia politica, dal dopoguerra in poi. E stato un dirigente del Psi di primo piano, piu volte ministro, con sei presidenti del Consiglio (allora non si chiamavano premier): Cossiga, Spadolini, Andreotti, Craxi, Goria e De Mita, deputato e senatore per decenni. Oggi che ha 95 anni segue quotidianamente le vicende italiane, politiche e non solo. E ha qualcosa da dire.
DISCORSO DI SERGIO MATTARELLA PER IL GIURAMENTO BIS
Allora Formica, e contento della rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale?
SERGIO MATTARELLA CON MARIO DRAGHI E UGO ZAMPETTI SULLA LANCIA FLAMINIA
Addirittura?
«Certo, anzi dico di più: abbiamo rischiato la disgregazione del sistema politico, sociale ed economico del Paese, che avrebbe portato a uno sbocco autoritario. Causato dalla concentrazione dei poteri nelle mani di un solo uomo».
Sta parlando di Mario Draghi?
SERGIO MATTARELLA GIULIANO AMATO
«Esattamente. Non nutro un’ostilità personale verso il premier, ma se fosse stato eletto, avremmo rischiato di smentire nei fatti l’essenza della democrazia, che è pluralità, equilibrio e divisione dei poteri sotto la guida del Presidente della Repubblica, da una parte, e della Corte costituzionale (oggi presieduta da uno serio e bravo come Giuliano Amato) dall’altra, che vigila sulla costituzionalità degli atti legislativi».
Invece con Draghi?
«Intanto c’è da notare con rammarico che tutto il governo, tutti i ministri si sono trasformati in un partito politico, appunto il partito di Draghi. Indipendentemente dalla loro appartenenza originaria.
Si sono perfettamente amalgamati con la componente tecnocratica del governo, composta da Draghi e dagli altri ministri tecnici. Si tratta di una degenerazione profonda: il governo che si fa partito, palazzo Chigi che diventa un centro politico della gestione dell’elezione del Presidente della Repubblica.
LUIGI DI MAIO E ELISABETTA BELLONI A PRANZO
Prima con la candidatura dello stesso premier e poi con quella di Elisabetta Belloni: ma quando mai si e visto un capo dei servizi segreti che diventa Capo dello Stato?».
Pero tutti la stimano, tutti hanno detto che e una persona adatta a quel ruolo.
«Non la conosco e non dubito che sia una persona straordinaria. Tuttavia chi dirige i Servizi deve garantire la neutralità, deve tutelare il Paese da interventi esterni. Non può e non deve diventare parte del gioco politico. Magari poi si sarebbe comportata benissimo, ma è l’origine che conta».
E mai capitato nella nostra storia qualcosa di analogo?
«Per fortuna no. Vi immaginate cosa sarebbe successo, dopo la malattia di Segni, se il generale De Lorenzo si fosse presentato in Parlamento chiedendo di essere eletto al Quirinale? Ecco, pochi giorni fa stava per succedere che la Belloni incontrasse i gruppi parlamentari per discutere della sua candidatura.
SERGIO MATTARELLA GIURAMENTO (BIS)
Se non ci fossero stati Renzi, Forza Italia e qualche giornalista, avremmo visto tutta la politica in ginocchio di fronte alla responsabile dei Servizi segreti, pronta a eleggerla al Quirinale. E dopo quasi 80 anni di vita democratica…
Io sono di una generazione che sa cosa vogliono dire la perdita della democrazia e la sua riconquista. La perdita avviene in un attimo e ha un effetto immediato, la riconquista invece è difficile, lunga e spesso sanguinosa. La nostra storia sta li a ricordarcelo».
ELISABETTA BELLONI LUIGI DI MAIO
La democrazia, almeno quella italiana, si basa anche sui partiti politici, che oggi sono in profonda crisi. E una crisi irreversibile?
«No no, nulla è irreversibile, perchè quando la politica si trova faccia a faccia con la società la reazione arriva.
Almeno si spera. Ma la crisi più grave e quella delle nomenklature dei partiti, basta vedere come si sono comportate durante la settimana di passione per l’elezione del Presidente. Ed è una crisi che porterà ad abbattere simboli e frontiere, nulla insomma sarà come prima».
Ma cosa intende quando parla di “società”?
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI MEME BY CARLI
«Intendo la questione sociale. La crisi colpisce tutti, tranne i profittatori piccoli e grandi, e quando parlo dei grandi mi riferisco agli istituti finanziari mondiali. Ma il resto della società e in sofferenza, il lavoro e le imprese operose.
Costrette a ricorrere a sussidi pubblici, nonostante si siano sempre dichiarate contrarie a questa forma di aiuto pubblico. Il potere politico non è stato in grado di gestire questa situazione, ma si è limitato al paternalismo fatto di ristori e bonus oppure all’imposizione antidemocratica che rischia di sfociare nella limitazione della libertà di tutti».
Insomma, per citare una sua frase famosa, la politica oggi è più merda che sangue?
«Io intendevo dire sangue e passione, ma oggi non vedo passione nelle classi dirigenti, che non sono capaci di capire quanto sia grave la sofferenza delle masse popolari».
Invece in passato ne sono state capaci?
«Direi di si, quando uscimmo dalla guerra le forze repubblicane sono state in grado di accompagnare le masse popolari, che provenivano da un regime monarchico-fascista, nella nuova era democratica, di farle partecipare alla costruzione dello Stato nella cornice della Costituzione.
PAOLO CIRINO POMICINO RINO FORMICA FOTO DI BACCO
Ovviamente non sono mancati i conflitti politici e sociali, ma erano conflitti che si autoregolavano. Smussando gli angoli più acuti che avrebbero potuto portare a esiti imprevedibili e molto pericolosi. Invece negli ultimi trent’anni questo ruolo delle classi dirigenti è totalmente mancato».
Perchè trent’anni?
«Perchè abbiamo assistito a una dissociazione tra sviluppo politico e sviluppo sociale. Perchè lo Stato non si e organizzato per intervenire nei conflitti sociali attraverso altri mezzi che non fossero la promozione o la punizione».
Può spiegarcelo meglio?
«Negli ultimi trent’anni è stato abolito l’intervento pubblico nell’economia, drasticamente smantellato il rapporto virtuoso tra il mondo delle imprese, quello del lavoro e quello della politica. E proprio quando siamo di fronte a una crisi globale, e le aziende liberalizzano i loro capitali investendoli dove vogliono, nella finanza o nei paesi nei quali il costo del lavoro è molto piu basso che da noi, la politica non fa da argine. Ma le lascia fare».
CARLO AZEGLIO CIAMPI E MARIO DRAGHI
Neanche questo governo di unità nazionale sarà in grado di risolvere una situazione cosi critica? «Si tratta di un governo anomalo, mai esistito in Italia…».
Nella seconda meta degli anni Settanta c’è stato un governo simile.
«Neanche per sogno, a quell’epoca c’era una maggioranza parlamentare di unita nazionale, che sosteneva il governo. Ma il governo era comunque di parte. Non c’erano ministri comunisti per fare un esempio. La differenza con quello di oggi è sostanziale».
Insomma, non sembra cosi radicale questa differenza.
«Invece lo è, eccome. Perchè nel governo di unità nazionale la partecipazione degli avversari politici richiede una grande fusione di intenti e di comportamenti per sostenerlo.
Qualsiasi ministro, da qualsiasi partito provenga, diventa automaticamente responsabile di tutti gli atti dell’esecutivo. La maggioranza è un’altra cosa, uno può votare la fiducia al governo ma poi dissentire su questo o quel decreto. In quel caso i partiti mantengono la loro autonomia politica, cosi come fece il Pci 45 anni fa».
MATTEO SALVINI E IL BIS DI MATTARELLA MEME
E secondo lei questo governo riuscirà a reggere nei prossimi mesi?
«Mah, non saprei prevederlo. Certamente sconterà la presenza di ministri che appartengono a partiti diversi e tra loro conflittuali. Vedrete cosa accadrà quando in primavera si andrà a votare per i referendum e l’anno prossimo per le elezioni politiche. Con alcuni ministri che sono stati mobilitati nel partito di Draghi, il quale poi però non è riuscito a prendere il potere».
Palazzo Chigi durante il voto per il Colle si è trasformato in un centro politico per la candidatura del premier. Mai vista una degenerazione cosi profonda guardato, e ancora riguarda, la legge elettorale. Lei preferisce il proporzionale o il maggioritario?
«Possiamo anche adottare il maggioritario, che però rischia di diventare una semplice aggregazione tra diversi, che subito dopo le elezioni si spacca come e già successo in passato».
Meglio il proporzionale?
«Certo, in teoria è virtuoso. Ma se poi finisce che in Parlamento entrano cento partiti dell’un per cento ognuno, allora…».
Siamo bloccati allora?
«Bisogna tornare al pensiero politico: i nostri attuali leader ce l’hanno un pensiero politico? A me non pare siano all’altezza, cosi come non lo è la societa civile che loro rappresentano. Sono tutti svogliati e inadeguati. Ma almeno loro si sono sottoposti al voto degli elettori.
I tecnici invece ci propongono la loro spocchia elitaria senza neanche chiedere un giudizio alla società che governano, dimostrando un razzismo imbarazzante. Sono la casta non eletta».
Veramente e ancora il capo del governo…
GIORGIA MELONI APPLAUDE MATTARELLA
«Certo, ma Draghi sta a palazzo Chigi, che dipende dal Parlamento e che può sfiduciarlo quando vuole. Se fosse riuscito a farsi eleggere al Quirinale invece, sarebbe stato inamovibile per sette anni».
A proposito, lei e favorevole a un cambio radicale del nostro sistema istituzionale, pensa che dovremmo diventare una Repubblica presidenziale?
«Prima mi devono spiegare bene, possibilmente utilizzando un pensiero politico, le ragioni per superare la democrazia parlamentare. Che non è un abito, oggi lo metto e domani lo cambio. Ma e la nostra struttura ossea. E allora se un osso si spezza, puoi mettere una protesi, ma mi devono dire che si è spezzato. Altrimenti, se l’osso è sano, non si mette una protesi».
Ed è sano?
«E’ ovvio che c’è una degenerazione del sistema, ma bisogna capire quali sono stati i fattori che l’hanno provocata. Invece nessuno si cimenta nell’analisi della crisi, si va avanti per tentativi tecnici senza riflettere sul motivo per cui qualcosa non ha funzionato».
Uno dei tanti tentativi tecnici ha riguardato, e ancora riguarda, la legge elettorale. Lei preferisce il proporzionale o il maggioritario?
«Possiamo anche adottare il maggioritario, che pero rischia di diventare una semplice aggregazione tra diversi, che subito dopo le elezioni si spacca come e già successo in passato».
ENRICO LETTA GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI MATTEO RENZI MEME BY CARLO
Meglio il proporzionale?
«Certo, in teoria è virtuoso. Ma se poi finisce che in Parlamento entrano cento partiti dell’un per cento ognuno, allora…».
Siamo bloccati allora?
«Bisogna tornare al pensiero politico: i nostri attuali leader ce l’hanno un pensiero politico? A me non pare siano all’altezza, cosi come non lo e la società civile che loro rappresentano.
Sono tutti svogliati e inadeguati. Ma almeno loro si sono sottoposti al voto degli elettori. I tecnici invece ci propongono la loro spocchia elitaria senza neanche chiedere un giudizio alla società che governano, dimostrando un razzismo imbarazzante. Sono la casta non eletta».