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di Ombretta Buzzi – 23 maggio 2017
Articolo Uno a Milano ha gettato le proprie Fondamenta: programmi, incontri, confronti per rilanciare le nostre idee.
Idee che già c’erano, rese ininfluenti dal PD: un partito ormai per nulla democratico e chiuso a qualsiasi forma di dibattito e da un Governo basato su leggi approvate a colpi di fiducia contando sulla lealtà e serietà dei parlamentari di minoranza. Ma questo è il passato: lo abbiamo spiegato e chi non vuol comprendere è, sicuramente, in mala fede.
Da dove ripartire? Dal lavoro e dai diritti dei lavoratori, dagli investimenti pubblici per l’occupazione e l’innovazione, dal principio di progressività (art.53 della Costituzione).
Basta soldi a pioggia ma aiuti mirati per colmare le diseguaglianze e per ridare slancio alle piccole e medie imprese. Basta slogan di destra “meno tasse per tutti”, ma applicare una regola semplice: chi ha di più deve dare di più. Non mi sembra che in questa società egoista siano valori banali o insoddisfacenti, anzi.
Si vuole giungere al superamento dell’idea che ognuno pensi soltanto a se stesso: in una comunità sta bene il singolo se stanno bene tutti.
Si riparte dai valori di Sinistra accogliendo chiunque condivida il programma. Inutile polemizzare sulle persone. Prima di tutto c’è da recuperare gli elettori e, soprattutto, chi dalla politica si è allontanato attorno ad un progetto, lavorando sui territori, sull’aggregazione e dedicandosi alle proposte di chi è impegnato in vari ambiti. La ricchezza sta nel contributo delle competenze, nel fare rete e nel non ricadere nell’errore di un decisionismo dall’alto. Il movimento dovrebbe avere proprio un meccanismo al contrario.
Perché le Fondamenta non sono soltanto le idee ma i militanti, i tanti che son rimasti inascoltati e delusi.
Ed allora lo sforzo deve essere quello di incontrarsi di più, di trovare occasioni in cui far esprimere quanti possano dare un contributo anche in funzione della loro esperienza professionale e/o di impegno sociale.
Lo sforzo è quello di dare voce a chi è rimasto ai margini, a chi non ha voce, a chi vive in territorii scomodi e problematici.
E’ indubbio che si debba dare priorità alle aree in crisi e riceverne impulsi: creare un circolo virtuoso tra i rappresentati istituzionali a tutti i livelli e la gente “comune”.
Non è possibile non colmare quel divario creatosi tra elettori, o potenziali elettori, semplici militanti e referenti nazionali.
D’altra parte i programmi sono le Fondamenta, i mattoni ed il cemento siamo tutti noi. Quelli che si impegnano ogni giorno armati di coraggio, che credono ancora in un modo di far politica rispettoso e coerente. Nessuno deve e può essere lasciato indietro.
L’allontanamento dalle urne e dalla militanza vien proprio da un sentimento di solitudine per cui ci si ripiega su se stessi. Articolo Uno deve essere diverso: un laboratorio di idee e di aggregazione di chiunque vi si riconosca. Porte aperte a chi condivide la linea. Il resto poi si vedrà.
Ora non è ancora tempo di decidere chi guiderà tutto questo bel potenziale, ma di farlo conoscere ai giovani, ai disoccupati, alle famiglie che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, agli anziani, insomma, ai più deboli.
E’ il tempo delle risposte serie che da troppo tempo mancano e che troppi aspettano.
Bisogna assolutamente riportare al centro del dibattito quelle che sono le problematiche più sentite: il lavoro, la scuola pubblica e la sanità pubblica.
Tutti devono avere il diritto alle cure. La scuola, e tutti coloro che a vario titolo sono coinvolti, devono riappropriarsi della loro dignità. Questo si è affermato con forza nei tre giorni a Milano. Questo deve essere fatto.
Chi critica forse non ha letto i documenti pubblicati sul sito, non ha ascoltato gli interventi e non ha compreso quanto lavoro ci sia stato dietro. Oppure è in mala fede, come gran parte della stampa e delle televisioni. Faremo circolare comunque le informazioni: con gli incontri, con i social e con tutte le energie ed i mezzi di cui siamo in possesso.
Ribadisco: la spinta deve venire dal basso e tutte le potenzialità devono essere “sfruttate”.
Non c’è altro modo. Dobbiamo assolutamente dimostrare che un’alternativa c’è. Dare una speranza a chi ha mollato, a chi non ha riferimenti e a chi “arranca in salita” tendere una mano.
Se riusciremo in questo, allora potremo farcela. Senza grandi proclami ma lavorando per dare risposte. Quelle che da troppo tempo mancano.
E’ ora di ricominciare: non dalle polemiche o dai rancori, ma da noi stessi. Con chiarezza. In mezzo ed accanto alla gente senza demagogia, senza facili promesse perché l’errore più grande di certa politica sono state le bugie pur di raccogliere voti. Il consenso non può essere, però, tradito. E allora avanti: senza slogan e senza grida, ma con metodo e partecipazione. Le tre parole chiave: democrazia, progresso e libertà.
La sintesi: ridare dignità al Paese ed all’Europa tramite un grande progetto di Sinistra, che esiste già, ma che per troppo tempo è stato sepolto.