Finita tra Articolo Uno e Pisapia. E ora, che fare?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gian Franco Ferraris

… l’apprendista dell’autunno
e l’autunno.

Così dalle radici
oscure e nascoste
potranno uscire danzando
la fragranza
e il velo verde della primavera.

Pablo Neruda

—-

di Gian Franco Ferraris – 9 ottobre 2017

La frattura tra articolo Uno e Giuliano Pisapia si è consumata in questa domenica di sole ottobrino. Il pretesto è stata l’intervista del coordinatore di Mdp, Roberto Speranza al  Corriere della Sera, (riportata in calce): “Il tempo – spiega Speranza – è finito. Abbiamo parlato troppo di noi, ora basta. Bisogna correre. Dobbiamo offrire all’Italia un’alternativa che riparta dal lavoro e dalla lotta alle diseguaglianze. Il 19 novembre è la data giusta per una grande assemblea democratica, in cui finalmente un popolo possa trovare una casa”.

La replica di Pisapia è stata immediata: Buon viaggio a Speranza…. Io continuo in quello che ho sempre detto, non credo nella necessità di un partitino del 3%, credo in un movimento molto più ampio, molto più largo e soprattutto capace di unire, non di dividere”.

“Ricambio gli auguri di Buon viaggio a Giuliano Pisapia rimanendo in speranzosa attesa del suo partitone #insieme”. È la battutona con cui Miguel Gotor replica su Twitter. I toni di ambo le parti sono la conferma come l’addio fosse già avvenuto nei fatti.

Il nostro forzato opinionista Fausto Anderlini ha su fb così commentato: Pisapia canaglia.

“Se Mpd si rivelerà un partitino si vedrà, ma d’ora innanzi dove troverà tanta gente così generosa e beneducata da subire le sue stravaganti banalità ? Ora tuttavia si è creato un buco. Abbiamo urgente bisogno di un nuovo cretino da ascoltare. Ne va della compiutezza del corso storico.”

Anderlini ha ragioni da vendere, sei mesi buttati nelle sabbie  stagnanti di Pisapia e dei suoi consiglieri e sponsor, mentre era chiaro a quasi tutti i vecchi rinascenti della base di articolo Uno che l’incoronazione di Pisapia era prendere un vicolo cieco e senza ragione. Ieri nei giornali online i commentatori si sono impegnati a trovare spiegazioni e retroscena peraltro poco convincenti. Tomaso Montanari, Giuseppe Civati e Nicola Fratoianni hanno fatto appelli all’unità delle sinistre. Un buon auspicio anche se è ancora tutto da definire: questione del nome, simbolo,  programma comune, leader e  modalità con cui prenderà parte quella sinistra del Brancaccio di Anna Falcone e Tomaso Montanari che il primo luglio era stata escusa dal palcoscenico. Speranza nell’intervista al Corriere della Sera ha detto: «La sinistra rinasce se parte dalla vita degli italiani e non dai nomi dei leader. Prima il progetto, poi le personalità. Mi piace molto la nuova generazione in campo, che ha idee chiare su cosa serve al Paese».

Benissimo, ma speriamo i capi di MdP non ripetano gli errori di questi sei lunghissimi mesi; al popolo di sinistra e democratico, come a tutti, vanno bene i quarantenni come i diciottenni e gli ottantenni.

Ricordo peraltro che già in primavera D’Alema aveva esposto  un’idea semplice e lineare, un vero e proprio uovo di Colombo:

«L’alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l’indicazione dei candidati (un punto forte dell’intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo».

Ebbene questa proposta ha almeno quattro grandi pregi e nessun difetto:

  1. e’ inclusiva e costruttiva perchè consente a tutti i politici e alle persone di buona volontà di discutere e contribuire a scrivere un programma essenziale e condiviso. Avere come obiettivo un programma per affrontare i gravi problemi del Paese unisce ed evita, per quanto possibile, le discussioni inutili come quelle se è meglio il centrosinistra o la sinistra identitaria, su recriminazioni del passato e vecchie divisioni.
  2. avere una unica forza politica ‘a sinistra’ chiarirebbe all’opinione pubblica di oggi distratta da mille problemi che c’è una alternativa concreta a Renzusconi, alla Lega e al movimento 5 stelle. Spunterebbe anche l’arma del Pd del “voto utile”.
  3. Consentirebbe a coloro che hanno l’ambizione di guidare questa forza politica di farlo in modo democratico, civile, scelto dai cittadini. Un processo non velleitario e costruttivo
  4. con la scelta dei candidati a deputato si invertirebbe la rotta della frattura ogni giorno più profonda tra politici e società. Gli attuali deputati dimostrando “generosità” rischierebbero ben poco ma la partecipazione democratica dei cittadini sarebbe un importante valore aggiunto rispetto a tutte le  altre forze politiche (Renzi, Berlusconi, Grillo) che perseguono l’obiettivo di nominare i propri parlamentari.

Rivolgo, come a maggio, un appello ai venticinque lettori di Nuovatlantide, a riflettere attentamente su questa proposta. Se la trovate di buon senso vi invito a diffonderla nel modo più ampio possibile.

Avviare un pro­cesso di que­sta natura sarebbe di per sé di enorme impor­tanza. Da anni in Ita­lia, ripeto, non esi­ste una sini­stra orga­niz­zata in grado di rap­pre­sen­tarsi in tutte le situa­zioni, isti­tu­zio­nali e sociali, come ele­mento deci­sivo del con­fronto e del con­flitto. Se pro­ve­remo a crearla, imboc­che­remo la nuova strada. Se no, no. E saranno dolori per tutti.

—-

intervista a Roberto Speranza di Monica Guerzoni – 8 ottobre 2017

Speranza: «Pisapia? L’attesa è una soap opera. No a Renzi, con lui alleanze farlocche»

Roberto Speranza, vi siete stancati di aspettare Godot?
«Abbiamo parlato troppo di noi, ora basta. Bisogna correre. Dobbiamo offrire all’Italia un’alternativa che riparta dal lavoro e dalla lotta alle diseguaglianze».

Convocherete quella assemblea costituente per la quale Pisapia non si sente ancora pronto?
«Per me il 19 novembre è la data giusta per una grande assemblea democratica, in cui finalmente un popolo possa trovare una casa».

Le primarie della sinistra?
«Faremo votare la gente in tutta Italia, chiameremo migliaia di persone a eleggere i propri rappresentanti nell’assemblea e a condividere un progetto in cui tutte le forze abbiano pari dignità».

Il leader di Campo progressista non è convinto. Non si fida del tutto di lei, Bersani, D’Alema, Errani?
«Pisapia è naturalmente protagonista di questa storia, ma non si può più perdere un solo minuto e neanche stare lì a parlare tutti i giorni di nomi dei big, invece che di proposte. È diventata una soap opera insopportabile».

Una «soap» i litigi tra Campo progressista e Mdp?
«Noi siamo quelli del lavoro, della progressività fiscale, della sanità pubblica. Dico con forza basta a una discussione autoreferenziale che la gente non capisce, ora si va avanti. Il mio è un appello a tutti, ognuno prenderà le sue decisioni».

Pensa che Pisapia si alleerà con Renzi?
«No, da lui ho sentito parole chiare di alternativa alle politiche del renzismo. Però ora basta aspettare, bisogna correre. Serve una grande forza popolare, inclusiva, con ambizioni di governo e radicale nel messaggio di cambiamento. Aperta al civismo, all’ambientalismo e al cattolicesimo democratico. Vogliamo prendere un voto più degli altri, altro che ridotta».

Insomma, avanti anche senza Pisapia?
«Mi sembra di essere stato chiarissimo. Noi andiamo avanti e l’auspicio è che lui ci sia. Ognuno valuti tranquillamente, ma questa è una operazione più grande, non si ferma davanti a una singola personalità. In gioco c’è il futuro del Paese e della sinistra italiana. Il tempo è ora, non possiamo andare oltre novembre».

Avanti a sinistra, con Fratoianni e Civati? Il 1° luglio vi eravate impegnati a costruire un nuovo centrosinistra.
«La nostra proposta è e resta larga, aperta, plurale e alternativa alle politiche di Renzi. Non basta un cartello elettorale, si parte da una lista per costruire una nuova soggettività. La mia cultura politica è di centrosinistra, non mi interessa una stretta identitaria».

Renzi ha aperto alla coalizione, perché non andate a vedere le sue carte? Volete regalare il Paese alle destre?
«Apertura mi sembra una parola generosa. Il Pd non sarà mai il nostro nemico. Ma le alleanze si fanno sulla linea politica e le fratture sono state troppe. Il Jobs act ha aumentato la precarietà, la Buona scuola ci ha messo contro insegnanti e studenti, al posto degli investimenti si sono scelte le regalie fiscali e invece della rivoluzione ecologica sono spuntate le trivelle. Se si mette al centro una radicale discontinuità sono pronto a confrontarmi con tutti».

Boccerete il Rosatellum?
«Sì, è sbagliato perché disegna alleanze farlocche. Siamo di fronte all’ennesimo accordo Renzi-Berlusconi, oggi sulla legge elettorale e domani sul governo. Avremo il record mondiale di nominati e questo è indegno. Il nostro emendamento che chiedeva un solo programma per la coalizione è stato bocciato, che apertura è quella di Renzi? Noi presenteremo un candidato in ogni collegio all’uninominale».

Se Pisapia non raccoglie il vostro appello chi sarà il leader? D’Alema, Bersani, Errani, o lei?
«La sinistra rinasce se parte dalla vita degli italiani e non dai nomi dei leader. Prima il progetto, poi le personalità. Mi piace molto la nuova generazione in campo, che ha idee chiare su cosa serve al Paese».

Senza Pisapia riuscirete a superare la soglia del 3%?
«Non sono uscito dal Pd per fare un partitino, ma per costruire una grande forza popolare a due cifre. Ci sono milioni di persone che non sono di destra, non vogliono votare per Grillo, ma non si fidano più del Pd di Renzi. Lavorerò incessantemente per offrire agli italiani una nuova proposta progressista vincente».

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2 commenti

Nicola Suriano 10 Ottobre 2017 - 7:58

Io farei una domanda piccola, piccola, a questi Don Chisciotte da commedia dell’arte, sareste disposti a dichiarare la vostra disponibilità a non candidarvi per dar spazio a nuovi protagonisti, meno usurati meno compromessi, di voi?

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Mario Tomasucci 1 Novembre 2017 - 13:30

Dai,su!!! eh che capperi! Non esageriamo per Dincibacco. Questi hanno fatto tutta sta fatica e sto casino per la poltrona.

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