Fassina: «Renzi dice di avere vinto? Nega la realtà»

per Gabriella
Autore originale del testo: Roberto Ciccarelli
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://ilmanifesto.info/stefano-fassina-alle-regionali-il-pd-ha-perso-sulla-scuola/

«Renzi dice di avere vinto? Nega la realtà. L’emorragia di voti alle elezioni è un chiaro segnale per il governo. Sempre più urgente iniziare a pensare alla domanda sinistra che il Pd non intercetta più. Ma per farlo dobbiamo uscire dalla gabbia mercatista dell’Euro. Bisogna riscoprire la dignità della persona come dice la dottrina sociale di Papa Francesco»

Ste­fano Fas­sina, rispetto alle ele­zioni euro­pee il Pd ha perso 2.143.003 voti, 1.083.557 rispetto alle poli­ti­che 2013, 600 mila rispetto alle regio­nali del 2010. È il risul­tato della cam­pa­gna «Io non voto il Pd» cre­sciuta nelle scuole?
Direi pro­prio di si, ha con­tri­buito in modo signi­fi­ca­tivo all’aumento dell’astensione e anche al tra­vaso di voti verso altri partiti.

Verso il Movi­mento Cin­que Stelle?
In par­ti­co­lare verso di loro. Il governo pre­sie­duto dal segre­ta­rio del Pd ha com­piuto svolte libe­ri­ste sul lavoro e sulla scuola, ple­bi­sci­ta­rie sulla demo­cra­zia. I nostri elet­tori le hanno rifiu­tate per­ché sono deci­sioni che aggra­vano le con­di­zioni eco­no­mi­che e ali­men­tano la spinta delle forze anti­si­stema che rac­col­gono la sof­fe­renza sociale. In Veneto e in Umbria c’è stato il peg­giore risul­tato della nostra sto­ria. In Toscana un livello di asten­sione mai rag­giunto prima. Al di là delle spe­ci­fi­cità regio­nali, que­sto voto è un segnale poli­tico chiaro per il governo.

Sulla scuola il Pd andrà avanti come un treno. È sem­pre con­vinto di uscire dal suo par­tito se non ci sarà lo stral­cio sulle assun­zioni dei pre­cari e la riscrit­tura della norma sul pre­side mana­ger al Senato?
Con­ti­nuo a spe­rare in una cor­re­zione del Ddl scuola, dopo uno scio­pero gene­rale a cui hanno par­te­ci­pato oltre 600 mila docenti e per­so­nale Ata. Mi auguro che i gruppi par­la­men­tari, più che Renzi, abbiano un sus­sulto di auto­no­mia. Se non ci sarà, dopo un risul­tato elet­to­rale così evi­dente, allora credo che un cam­bia­mento poli­tico sia irre­ver­si­bile e dovremo cer­care altre strade per rispon­dere alle domande della scuola, dei pre­cari, delle par­tite Iva. Il Pd è ormai sin­to­niz­zato su Mar­chionne e sulla finanza internazionale.

Quando dice «dovremo cer­care altre strade» non sta par­lando solo in prima per­sona…
Su que­sto c’è una discus­sione con alcuni com­pa­gni della minoranza.

Crede che il risul­tato delle euro­pee sia stato sovra­di­men­sio­nato e che a Renzi sia stato dato troppo cre­dito?
Il 41 per cento delle Euro­pee non ha retto alla prova del governo. Quel risul­tato è matu­rato in un con­te­sto ecce­zio­nale dove Renzi ha saputo gene­rare aspet­ta­tive in un ampio arco di forze. Lui le ha affron­tate man­te­nendo posi­zioni inde­fi­nite, e anche ambi­gue, su lavoro, scuola o riforma elet­to­rale. Poi ha fatto scelte con­trad­dit­to­rie rispetto al pro­gramma elet­to­rale di Ita­lia bene comune. Così facendo ha rotto con una larga parte del nostro popolo.

Renzi dice invece di avere vinto le ele­zioni.
Nega la realtà come accadde dopo le regio­nali in Emi­lia. Dimo­stra debo­lezza. Vuol dire anche che sta pre­pa­rando ulte­riori for­za­ture nei pas­saggi par­la­men­tari. Que­sto rende ancora più urgente una rifles­sione su come rispon­dere alla domanda di sini­stra che il Pd non inter­cetta più.

Cosa acca­drà quando De Luca sarà sospeso da gover­na­tore della Cam­pa­nia come effetto della legge Seve­rino?
Se sarà sospeso, la legge andrà appli­cata. È fuori discus­sione. Ciò non eli­mina l’evidenza dell’asimmetria di que­sta legge nel trat­ta­mento dei par­la­men­tari e degli ammi­ni­stra­tori locali. Per i par­la­men­tari serve una con­danna pas­sata in giu­di­cato, per gli ammi­ni­stra­tori è suf­fi­ciente una con­danna in primo grado. Per non par­lare dell’abuso di uffi­cio. Per i par­la­men­tari non c’è, men­tre per gli ammi­ni­stra­tori è valido anche per casi insi­gni­fi­canti com’è acca­duto a De Luca. Credo che que­sta asim­me­tria vada cor­retta per­ché non è un pro­blema che riguarda un sin­golo, ma la nostra democrazia.

Cosa risponde a Raf­faella Paita secondo la quale la scon­fitta del Par­tito Demo­cra­tico in Ligu­ria è colpa di Pasto­rino?
È un ten­ta­tivo pate­tico di scam­biare gli effetti con le cause. La respon­sa­bi­lità è di Renzi e Bur­lando. Invece di affron­tare i nodi poli­tici hanno fatto un’alleanza con il centro-destra per vin­cere le pri­ma­rie con­tro Cofferati.

Cof­fe­rati sostiene che il risul­tato di Pasto­rino è l’inizio di un lungo lavoro per costruire una sini­stra, ma non ancora un par­tito di sini­stra. È d’accordo?
Penso che sia l’approccio giu­sto. Abbiamo biso­gno di una radi­cale discon­ti­nuità nella cul­tura poli­tica e di pro­gramma della sini­stra. Il punto fon­da­men­tale è il rap­porto tra l’interesse nazio­nale e l’Europa. Dev’essere chiaro che nella gab­bia mer­can­ti­li­sta dell’euro la sini­stra è morta. E da qui dob­biamo par­tire per capire come riaf­fer­mare sia la sovra­nità costi­tu­zio­nale sacri­fi­cata dall’agenda libe­ri­sta, sia la dignità della per­sona come ci dice la dot­trina sociale della chiesa inter­pre­tata da papa Francesco.

È sicuro che l’unico rife­ri­mento cul­tu­rale della sini­stra sia il Papa?
La sua cri­tica all’individualismo libe­ri­sta è di gran lunga la più radi­cale in cir­co­la­zione, anche a sini­stra. Mi rendo conto che que­sta non è l’unica inter­pre­ta­zione pos­si­bile, ci sono altri filoni di pen­siero a cui non voglio rinun­ciare. Credo però che la forza comu­ni­ca­tiva di Papa Fran­ce­sco siano in pochi ad averla oggi.


Biso­gna rifor­mare l’Europa, come chie­dono Pode­mos e Syriza, oppure uscire dall’Euro?
Dob­biamo affer­mare un’agenda di riforme radi­cali. Siamo l’Italia, e non la Gre­cia, con tutto il rispetto. E la dob­biamo affer­mare anche attra­verso atti uni­la­te­rali. Va preso atto che gli Stati Uniti d’Europa sono una reto­rica sem­pre più vuota. Il punto è una poli­tica eco­no­mica che ci porti a riaf­fer­mare il pri­mato della sovra­nità pre­vi­sta dalla nostra Costituzione.

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