Io i fascisti non li voglio proprio salutare

per Luca Billi
Autore originale del testo: Luca Billi
Fonte: i pensieri di Protagora...
Url fonte: http://www.ipensieridiprotagora.com/

di Luca Billi, 22 febbraio 2018

Intanto credo sarebbe giusto chiamare le cose con il proprio nome. Quello che viene chiamato saluto romano è un saluto fascista, inventato dai fascisti all’inizio del Novecento. Non ci sono saluti con il braccio teso rappresentati nell’arte romana, né in scultura né in pittura né sulle monete: è una delle tante menzogne fasciste.
Ma evidentemente non è questo il tema di oggi. Sono sempre più convinto che l’eredità peggiore che Berlusconi lascerà a questo sfortunato paese sia quella di aver trasformato la magistratura in una sorta di baluardo della democrazia: l’aver avuto per così tanti anni un pluripregiudicato alla guida del paese ci ha costretti a guardare al potere giudiziario con una sorta di fiduciosa speranza. Speranza assolutamente mal riposta.
Non dico che non ci siano stati e non ci siano ottimi magistrati – ci sono ottime persone in tutte le categorie, perfino tra quelli che hanno un blog – ma certamente la magistratura, specialmente nei suoi livelli più alti, è una struttura che tende alla conservazione del potere, del proprio prima di tutto e poi di quello della loro classe.
Una sentenza come quella pronunciata prima dalla corte d’assise di Milano e poi confermata dalla cassazione su fatto che il saluto fascista non è punibile quando viene fatto durante una commemorazione “smonta” di fatto la XII disposizione finale della Costituzione e la legislazione che da essa deriva. In un momento come questo si tratta di una precisa presa di posizione politica. Di fronte all’insorgere di sempre più agguerriti gruppi neofascisti, questa sentenza lancia un tana liberi tutti.
I giudici hanno affermato che un saluto fascista è una libera espressione del pensiero e come tale non può essere vietato. E’ vero: una persona è liberissima di essere fascista, la forza della democrazia è anche questo, il concedere una libertà di pensiero che un regime totalitario, come quello fascista, non permetterebbe mai. Ma questa libertà di pensiero non può esprimersi in pubblico. Vuoi fare il saluto fascista? A casa tua, magari davanti a un altarino con la foto del duce. Ma non in strada, non in un luogo pubblico, insieme ad altre persone che fanno quel saluto insieme a te. Curiosa poi la tesi che un saluto fascista non costituisce reato se viene fatto durante una commemorazione. A parte il fatto che è un gesto che non puoi fare in pubblico, farlo durante un funerale o una commemorazione è ancora più grave, per la particolare implicazione che ha la morte per quella ideologia. I fascisti hanno il mito della “bella morte”: fare il saluto con il braccio teso durante un funerale è un segno di questa ideologia violenta e del carattere eversivo che tale pensiero ha per le istituzioni. Un funerale non è mai importante per chi è morto – essendo appunto morto – ma per chi vive. Come a un morto non interessa affatto quanto sia pregiata la cassa in cui è riposto, ma questo è solo un segno di ostentazione che la famiglia getta in faccia ai vivi, così questi saluti fascisti a un funerale sono il segno che la lotta continuerà, anche in nome di quel bastardo che – fortunatamente dal mio punto di vista – è morto.
Ma siccome i fascisti a qualcuno servono, si trova sempre un giudice disposto a stravolgere la giustizia.

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