Fonte: Il Manifesto
intervista ad Anna Falcone di Daniela Preziosi, Il manifesto 30 settembre 2017
Avvocata Anna Falcone, per voi autoconvocati del Brancaccio il presidente del Senato Grasso sarebbe un leader della sinistra più gradito di Giuliano Pisapia?
Penso tutto il bene possibile di Grasso, è persona di grande competenza che ha interpretato benissimo il suo ruolo. Ma insisto sul metodo: noi facciamo un percorso che è l’esatto opposto delle pratiche che allontanano le persone dalla politica, fra cui quella di scegliere prima il ’capo’ del programma. Quindi andiamo avanti e non entriamo nel dibattito sulle leadership.
Il vostro ’percorso’ a che punto è?
Facciamo assemblee in tutta Italia, con coordinamenti ma senza strutture gerarchiche, al massimo chi vuole si dà un portavoce. Vogliamo costruire un programma mettendo insieme cittadini, partiti, realtà locali. L’assemblea del 18 giugno ha indicato dieci priorità. La prima è il lavoro, a seguire lo stato sociale e i diritti negati. Questo week end sarà quello delle «100 piazze per il programma», anche se le iniziative sono partite da giovedì e altre si terranno nel mese di ottobre. Saranno molto più di cento. C’è molto entusiasmo.
Queste assemblee cosa producono?
Ogni assemblea si occupa di uno o più temi e produce un report con le soluzioni ai problemi scelti, dalla tutela del lavoro alla riconversione energetica o all’intervento dello stato nell’economia, la pace, l’immigrazione, la lotta al terrorismo. I report verranno sintetizzati in 5/6 punti. Le proposte saranno caricate sul nostro sito. Gli utenti registrati sceglieranno, quelle che avranno maggiore consenso entreranno nel programma.
Con un click? Il pasticcio della piattaforma digitale dei 5 Stelle non vi pone dubbi sul metodo?
Noi non chiediamo un click su idee precostituite. Chiediamo idee e le mettiamo a confronto.
Se foste in parlamento votereste il Rosatellum?
No. Chiediamo la cancellazione dei capilista bloccati, e il Rosatellum non fa che aumentare i posti bloccati attraverso i collegi uninominali.
Invece i vostri eventuali candidati come li sceglierete?
Chiedendo ai comitati di garantire la libertà di candidatura, in ciascun collegio ogni gruppo sceglierà con il voto i propri. Torno alla legge elettorale: mai come adesso c’è bisogno di proporzionale, anche con uno sbarramento alto che consenta l’unione di forze omogenee, come succede nel sistema tedesco, un paese che non è certo preda di governi balneari.
Ma la Germania è governata da decenni da ’grosse koalition’. Le larghe intese sono il vostro modello di governo?
Non necessariamente. E in un sistema quadripolare come il nostro non è una scelta obbligatoria. In ogni caso è bene che l’accordo si raggiunga in parlamento sulla base di programmi. E che sia votato dal parlamento: le forze politiche debbono prendersi un impegno davanti al loro elettorato.
È già così: il governo deve avere la fiducia del parlamento sulla base di un programma.
Ma non accade mai. Se si utilizzano tanti voti di fiducia è perché le forze di maggioranza esercitano un ricatto sui governi. Serietà vorrebbe che quando si vota un programma di governo si resti vincolati ad esso. La legge sullo ius soli è la dimostrazione del fatto che ora non succede. Con il paradosso che hanno messo la fiducia su qualsiasi cosa, e adesso non la mettono sullo ius soli.
Il Pd è non una ma ben tre destre, come dice il professore Tomaso Montanari?
Il Pd è una destra edulcorata, quella dei partiti socialdemocratici di tutta Europa che hanno rincorso le destre razziste e il neoliberismo. Non è un caso che ovunque crollino. Tranne in Portogallo, nella Grecia di Tsipras, in Podemos spagnolo, e soprattutto nella Gran Bretagna, dove il laburista Corbyn fa un discorso netto e coraggioso. Ha capito che la sinistra non può che abbandonare la Terza via e non cedere ai compromessi con il neoliberismo. Noi cerchiamo di seguire la stessa linea di coraggio, coerenza e buon senso, contro tutte le riforme che hanno distrutto stato sociale e diritti e che hanno provato a distruggere le Costituzioni, baluardo dei diritti. L’attuazione della Costituzione è il nostro programma.
Vi definireste socialisti, o anticapitalisti?
Siamo cittadini liberi di una sinistra che vogliamo costruire, che faccia tesoro del suo passato ma che si proietti nel futuro. L’identità della sinistra è la capacità di ascoltare e rappresentare le persone, e di affrontare i problemi democratici. Crediamo in un modello economico pluralista in cui lo stato abbia un ruolo economico e di garante dei diritti fondamentali.
Fosse barcellonese, voterebbe il referendum catalano dichiarato fuori dalla Costituzione spagnola?
Ogni popolo deve potersi autodeterminare ma il referendum deve essere fatto dentro un contesto costituzionale.
La lista unitaria della sinistra è al palo?
Sono fiduciosa che si possa fare fra chi condivide un orizzonte e un metodo democratico. Non si può allargare a chi ha obiettivi legittimamente diversi, che però non sono quelli che ci chiedono i cittadini delusi dalla sinistra.
Incompatibili con Pisapia ma sì a Mdp?
Io partecipo alle feste di Mdp dove la base chiede persino un soggetto politico unitario a sinistra. Dare un segnale di serietà è fondamentale, la sinistra non può andare avanti con una miriade di sigle. Ma Mdp deve risolvere un problema fra la base e un pezzo dei dirigenti. Alcuni vogliono riprendersi il Pd che è stato sfilato loro da Renzi. Bisogna volare più alto. Solo così possiamo riportare a sinistra i delusi e quelli che votano 5Stelle per protesta.
Le piace come è stata scelta la premiership di Di Maio?
Credo sia stata una delusione per tanti iscritti e votanti 5 Stelle. Le leadership imposte dall’alto o votate da una manciata di iscritti sono artificiali. I 5 Stelle sono caduti nella mitologia del capo, dovevano iniziare da un programma innovativo.
Mai con il Pd. Ma con i 5 Stelle?
Di Maio non è certo una persona che proviene da una cultura di sinistra, ma bisognerà vedere il programma e la linea che prevarrà. I programmi si fanno prima, le alleanze si fanno dopo. È evidente che non si può governare con chi ha un’idea di paese opposta. E del Pd lo sappiamo già, ha realizzato una serie di riforme che vanno agli antipodi del nostro programma.