Extra Ecclesiam nulla salus? La novità di Liberi e Uguali

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 18 dicembre 2017

Non pochi dipingono il tentativo unitario a sinistra di Libero e Uguali come una specie di deja vu. Per le forme (tutte elettoralistiche e da ceto politico, dicono), per i contenuti (identici a quelli da cui si fugge nel PD), per le persone (ex magistrati che si pongono alla guida di un movimento politico). Si fa il caso di Ingroia, per la questione ex magistrati. Di SEL come esempio di politica ridotta a comunicazione e a personalismo. Di tanta sinistra ‘gruppettara’ per lo spirito avventurista che animerebbe i transfughi dalla Ditta. Più un fenomeno di Finisterre che una vera esplorazione in vista di un nuovo inizio. Sono critiche che vengono da destra e da sinistra, spesso si confondono, ma tutte sono concordi nel ritenere Liberi e Uguali (e il partito che ne verrà, speriamo) un già visto. Come se l’eterno ritorno dell’eguale fosse regola a sinistra, e nessuna storia potesse ripartire da questo mondo ridotto in macerie.

Capisco le preoccupazioni, le incertezze e i dubbi, che sono anche il mio pane quotidiano. Ma questi non sono dubbi, sono assoluti convincimenti sulla fine di tutto, e sulla ripetitività sistematica, quasi logica, del corso storico. Può essere, perché no. Ma così si perdono le novità, che non sono solo nei dettagli, come il diavolo, ma in fenomeni di più vasta visibilità. Per dire, in precedenti esperienze di sinistra a latere del partitone non c’era mai stata una presenza così forte di sinistra storica, sia al vertice sia alla base militante. Il Partitone, la Chiesa, non si erano mai concessi in questo modo al ‘nuovo’ extra ecclesiam. Il ceto politico di sinistra era sempre rimasto (o quasi) ben saldo nella roccaforte PCI-PDS-DS-PD, concedendo pochi frammenti, ma mai ‘pezzi’ davvero consistenti di militanti. Il ‘nuovo’ si affidava soprattutto all’opinione pubblica, alla comunicazione, all’estemporaneità di qualche officina o fabbrica di idee, molto fuori dai radicamenti effettivi.

Oggi LeU ci parla di ceti politici e militanti che erano in buona parte ben radicati nell’Ecclesia (cito anche me stesso), che hanno strappato dalla tradizione del ‘partitone’ al di fuori del quale nulla sarebbe possibile, e che si sono tirati fuori, come non era stato in altre esperienze antecedenti. La novità forte, che andrebbe calcolata, è proprio questa: in LeU ci sono ben due ex segretari del PD, un ex segretario del PDS, ci sono ex premier e ministri, ex o attuali presidenti di regione, amministratori locali, dirigenti locali e militanti di base che mettono il piede fuori dal partito per la prima volta, pure a malincuore e dopo, nel caso di taluni, ostinato tentativo a rimanerci. Sinistra storica, insomma, istituzionale, di base e militante. Questa è la novità. E anche l’ex magistrato che testimonia questo tentativo unitario, direi che si tratti oggi più di un Presidente del Senato, di un’autorità massima dello Stato, che non di una toga. E non metterei sullo stesso piano questo estremo tentativo della sinistra storica con la rivoluzione civile di Ingroia, con tutto il rispetto per tutti. Per i sondaggi vedremo, ma io per ora mi limito a sperare in un successo anche modesto, unica garanzia che si possa continuare su questa strada di ‘rifacimento’.

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