Fonte: Keynes Blog
da Keynes Blog – 16 ottobre 2018
Viva i bassi moltiplicatori!
Questa è la tabella fornita dal ministro Tria in cui si riassumono gli effetti macroeconomici della manovra di bilancio del governo.
Salta subito all’occhio lo scarso effetto delle due strombazzate riforme che introducono il reddito di cittadinanza e rimodulano la legge Fornero sulle pensioni. In totale, il costo si attesta a 16 miliardi per il 2019 (quasi l’1% del PIL) ma producono una crescita dello 0,3% di Pil (che scende a 0,2% nei due anni successivi). Non va meglio per la Flat Tax che costa 0,6 miliardi e non produce nulla nel 2019. A regime, nel 2021, si stima che produrrà una crescita dello 0,1% del Pil a fronte di una spesa complessiva di 4,7 miliardi nel triennio. Non un successone insomma.
Solo gli investimenti pubblici paiono avere un effetto degno di nota a fronte di una spesa molto contenuta, pari a 3,5 miliardi: con una crescita dello 0,2% l’impatto dà un moltiplicatore pari a 1 (per qualche strano motivo però negli anni successi è previsto un aumento di spesa per investimenti ma con impatti uguali al 2019 e quindi un moltiplicatore più basso).
Lo stop all’aumento dell’IVA costerà 12,5 miliardi in termini di minori entrate, e il suo impatto viene valutato 0,2% di Pil. Ma la Banca d’Italia ha già avvertito che si tratta di una stima eccessiva e che l’impatto potrebbe fondamentalmente essere nullo.
Insomma, il governo ha scientemente scelto di spendere il deficit in misure assistenzialistiche, trasferimenti monetari con bassi moltiplicatori e quindi di basso impatto sulla crescita.
In campagna elettorale invece ci era stato raccontato che il deficit serviva a fare “investimenti ad alto moltiplicatore” e che grazie a questi, la crescita avrebbe largamente sopravanzato l’aumento del deficit e del Pil.