Eugenio Scalfari e il dispiegamento del terrorismo psicologico

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso

di Lucia Del Grosso – 13 novembre 2016

Poteva non associarsi Scalfari al dispiegamento di tutti i mezzi per spargere terrorismo psicologico?

In premessa lo vorrei correggere su una previsione: il SI’ non sta assolutamente diminuendo il suo distacco dal NO. E non perché lo dicono i sondaggi, puntualmente disattesi in ogni chiamata elettorale a livello planetario. Perché non c’è una ragione politica, una che sia una, perché ciò debba accadere. Nonostante tutto il bombardamento mediatico, di endorsement, di disinformazione (a proposito, nella lettera di Renzi agli Italiani e alle Italiane all’estero c’è scritto che perderanno la loro rappresentanza al Senato?) le ragioni del SI’ non intercettano quella furia di ribellione all’establishment che sta producendo risultati clamorosi nelle consultazioni elettorali di tutto il mondo. Anzi, la sovraesposizione mediatica, i mezzucci di Sensi (ma veramente pensa che esibire Cuperlo in televisione come un fenomeno di baraccone sposti voti?), le lettere all’estero (non ha pensaro, Jim Messina, che forse qualcuno si chiederà che questo sperpero di denaro è in contraddizione stridente con il messaggio propalato di una riforma che riduce i costi della politica?). E le stesse comparsate di Renzi in giro per l’Italia rimandano un’immagine disastrosa di Renzi in un momento di così furioso rigetto delle élite e dei privilegi: un premier reso invisibile e inavvicinabile da più cordoni di scorta in città blindate: mai fu data dimostrazione più plastica del distacco tra governanti e governati.

Oggi ha voluto dare una mano pure Scalfari a scavare il solco tra Renzi e l’Italia: il più élitario degli élitari che continua a teorizzare spudoratamente che la democrazia è un fatto di signori illuminati, il popolo non c’entra niente. Proprio quello che la working class e tutti coloro che pagano il prezzo della crisi, depredati di reddito e di diritti da decenni di governo delle classi dirigenti illuminate di Scalfari, vogliono sentirsi dire.

E le élite ordoliberaliste cosmopolite (cioè quelle che propugnano le costituzioni della democrazia svuotata, esattamente come quella che stanno apparecchiando in Italia, in modo che tutto il potere confluisca ad un ordine sovranazionale che non risponde a nessuno) affidano al portavoce Scalfari l’esplicitazione del loro terrore: Renzi, cambia l’Italicum se no al ballottaggio vinceranno i populisti. Capito? Non solo svuotano i parlamenti, ma vogliono scegliersi anche chi governa con una legge elettorale cucita su misura. Prima era cucito su misura l’Italicum, ora è stretto, ma tanto basta dare un ordine da Repubblica e si rimedia un nuovo vestito.

Quindi il futuro che lor signori ci stanno confezionando, e che Scalfari carinamente ci sta descrivendo in modo che ne siamo tutti consapevoli è: non abbiamo nessuna intenzione di cambiare la rotta che sta conducendo alla macelleria sociale le classi lavoratrici e medie, sappiamo bene che questo alimenterà i populismi, ma noi ovvieremo agendo sugli ordinamenti, cioè costituzioni e leggi elettorali che arginino le forze antisistema, in modo che questi fenomeni non avranno rappresentanza politica. Ah, no, non ce ne siamo dimenticati, c’è anche la rabbia sociale che può sfociare in disdicevoli episodi di proteste con tutti quei cartelloni e quegli strilli sguaiati: nessun problema, ci sono i manganelli. Quest’ultimo risvolto Scalfari non lo rivela, ma si sa che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi e non c’è nessun coperchio in grado di contenere l’esasperazione popolare.

Perciò è il SI’ alla riforma costituzionale, caro Scalfari, che è pericoloso e foriero di instabilità, non il NO, come predichi tu: se il disagio sociale non ha rappresentanza, cioè quella che gli volete togliere manomettendo le regole della democrazia, esplode fragorosamente.

Perciò votiamo NO, per fermare questo disegno e da lì ripartire per ricostruire una democrazia partecipata e ancorata sulla rappresentanza, in cui il conflitto sociale, che è connaturato in ogni società, trovi composizione in un Parlamento sovrano e non ancillare nei confronti di un esecutivo lanciato ad eseguire i programmi di austerità e di distruzione dello stato sociale dettato dall’ordoliberlismo.

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