Essere esigenti, prima di tutto

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Antonio Napoletano
Fonte: facebook

di Antonio Napoletano – 15 marzo 2015

Scrivo due considerazioni due sulle stimolanti argomentazioni di Lanfranco Turci.
Innanzi tutto mi chiedo perché – posso immaginarlo, ma questo non mi evita la domanda – perché dicevo Landini senta il bisogno di lanciare questa sua proposta, insieme minima e massima, bypassando tutto il gruppo dirigente confederale. Perché la ‘coalizione sociale’ è una sorta di azione parallela alla Cgil. Perché, in sostanza la Cgil – che pure parla e documenta sulle devastanti modificazioni imposte al lavoro- continua, nei fatti, a ignorarle dal punto di vista organizzativo, vertenziale, mobilitativo. Perché? E perché Landini non parta da qui, da quella che lui stesso evoca come la ‘necessità’ del cambiamento del e nel sindacato, lasciando questa, che non è cosa da poco – anche nella sua prospettiva coalizionale – continui a essere una sorta di affare riservato. Un affare che si sbriga dentro le logiche d’apparato. Questo margine d’ambiguità – quello stesso che poi ritorna come un mantra sul fatto che egli entri o meno in politica, come se adesso parlasse d’altro- a me personalmente non dà alcuna fiducia.
Se è dalle aste che dobbiamo ricominciare, allora sarà meglio non fare sconti a nessuno, neppure al potenziale federatore di ciò che residua a sinistra. Del resto, l’uomo Landini, ab ovo e nei confronti non del primo venuto, ma di quello che ha scalato il PD, non fece mancare apprezzamenti che lasciarono stupefatti molti tra noi. Già, perché se come dice il Presidente Turci, lui ha le phisique du role, per quella funzione, e se proprio non se ne può fare a meno come sembra, allora sarà meglio che l’identikit del Capo che ci vogliamo dare sia in tutto e per tutto limpido, trasparente (per quanto è possibile a figure del genere) e, comunque, non abbia niente in nulla che ricordi i ‘Capi’ in circolazione.
Dunque, chiarezza. Perché è inutile girarci attorno o è tutta la Cgil che si muove su questo terreno e supera la condizione di ‘orfano’ o inevitabilmente – e proprio per le qualità ricordate dell’uomo Landini e la sua condizione di capo indiscusso della sua federazione – aprono a possibilità, più’ che ipotetiche, di costruzione neoperonista della coalizione. Ora so che da più parti c’è una sorta di revival nei confronti di quel populismo, anche se continua a non convincermi. E siccome la traversata sarà lunga, penso che occorra da subito la massima chiarezza sui fondamentali. Tra questi il fatto che il Capo è frutto di un gruppo dirigente che e frutto di lotte e di riflessione sulle lotte. Altro non concepisco. Penso anche che da questa proposta occorra trarre l’indicazione più’ fruttifera: vale a dire che il farsi coalizione sociale riguardi tutti, che in sostanza, nella sua migliore interpretazione essa non sia altro che lo sprone a tutti a rimettersi in gioco, a sentirsi parte in causa di una ripartenza, come si dice. Finita una giocata se ne imposta un’altra. E questo riguarda caro Presidente tutti: sia i vecchi sia i nuovi giocatori. Perché nessuno può lavarsene le mani e/o limitarsi a un ruolo ancillare, qualsiasi esso sia. Non fosse altro che per rompere la narcolessia nella quale siamo caduti e che, come sappiamo, non è che trovi anticorpi sufficienti nelle lotte locali, anche quando queste si verticalizzano e vincono (come dimostra la vicenda sui ‘beni comuni’). Dunque, vanno poste domande e domare stringenti al Nostro capo in pectore. Niente può essere dato per scontato, neanche come un qualche prezzo che si dovrebbe pagare al nostro ‘cambiar verso’. Perché è proprio quello che ci sta fottendo questa assenza o meglio questa palese incapacità a essere esigenti.
Infine due parole su Bob Hope, come direbbe il mio amico Delrio.
Secondo me ha capito benissimo e proprio perché ha capito strepita. E questo semmai è un incentivo a fare le cose perbene.

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